Capitolo 17 - The End?

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-John-

Erano passati pochi minuti da quando Paul e Roger erano usciti dallo studio, quindi a rigor di logica dovevano essere nelle vicinanze, ma dove potevano essere? Come un pazzo iniziò ad aprire ogni porta presente ad Abbey Road, trovando solo sale vuote o musicisti arrabbiati, poiché interrotti. Stava iniziando a pensare di aver perso solo tempo, quando gli venne in mente di non aver ancora controllato una stanza, lo studio di George Martin. La stanza era sempre aperta, tranne in alcuni casi particolare. Così, pieno di speranze, corse sulla rampa delle scale, per poi spalancare violentemente la porta. Erano lì! Era così felice, pure perché non sapeva in che altro luogo cercare.

"John, vedo che ti sei già liberato. Non ne sono sorpreso." Disse Roger, mentre puntava la pistola sulla testa di Paul, che era in ginocchio di fronte a lui.

"John!?" Disse l'amico, girandosi per fissarlo. Roger, in quei pochi minuti, lo aveva già colpito sul naso, da cui scendeva del sangue e sull'occhio, che si stava scurendo. Era proprio un bastardo, e nonostante la sua voglia di picchiarlo a morte, John decise di calmarsi e di provare ad usare la diplomazia, per evitare di ferire ulteriormente Paul.

"Lascialo andare Roger, ferirci non ti riporterà indietro chi hai perso. Fidati, sono quello che ti può capire di più."

"Con me non funziona Lennon." Disse Roger, mentre spingeva con più forzala pistola sulla testa del suo amico, provocando un suo piccolo lamento di dolore. "Ho aspettato questo momento da così tanto, che quasi non mi sembra vero. Dopo che avrò ucciso Paul, finalmente sarò libero."

"Come pensi di essere libero se lo uccidi?!" Disse John, mentre teneva ancora la pistola nascosta dietro la sua schiena.

"Non fisicamente brutto idiota, ma mentalmente. Dopo che lo avrò ucciso, ucciderò te, George e Ringo ed infine mi suiciderò, così avrò compiuto la mia vendetta e mi sentirò in pace."

"Roger, ascoltami questo è un piano di merda. Puoi essere libero in altri modi."

"No Lennon, non posso, ci ho provato. Ora di addio al tuo amato Paulie!" Era giunto il momento. Velocemente, John tirò fuori la sua pistola e sparò al braccio che Roger stava usando per tenere la pistola. L'arma del carnefice cadde accanto al bassista, che nel frattempo, avendo sentito lo sparo si era chiuso in una palla, a causa dello spavento. Dopo qualche secondo, Paul, finalmente alzò timidamente la testa. Non appena vide che quello ad essere stato colpito fosse Roger e non John, in uno scatto di gioia, corse dal chitarrista per abbracciarlo.

"JOHN! Mi dispiace tanto!" Disse Paul tra le lacrime, "Non volevo dire quelle cose. N-non penso che per Yoko nessuno pagherebbe nemmeno un centesimo e s-scusa se ho rivelato quello che c'era scritto sul diario, ma non sapevo in che altro modo liberare Y-yoko." John, dopo aver sentito ciò, abbracciò Paul stretto a sé. Se lo sentiva che c'era un motivo per lo strano comportamento di prima. Roger, nel frattempo era sdraiato a terra e sparava parole a caso per il dolore.

"Non ti preoccupare, l'importante è che stiamo tutti bene. Grazie per quello che hai fatto per Yoko." In quel momento George, Ringo e Yoko entrano nella stanza più malconci di come li aveva lasciati.

"Che cazzo vi è successo?!" Chiese John, mentre George con una corda del basso di Paul, andava a legare le mani di Roger.

"Diciamo che appena sei andato via, Tony e Rick hanno provato a ucciderci. Ma non ti preoccupare li abbiamo stesi...anche se dobbiamo ricomprare tutti i nostri strumenti." Disse Ringo con un sorriso rassicurante.

"Ok, non voglio sapere altro."

"Abbiamo chiamato la polizia, saranno qui a minuti." Disse Yoko. John, che era ancora abbracciato a Paul, le lanciò un bacio, non sentendosela di lasciare l'amico. Yoko, che aveva capito la situazione, le sorrise dolcemente per poi spostarsi, per lasciargli spazio. Non l'aveva mai amata così tanto. La polizia, un'ora dopo si presentò davanti alle porte dello studio, che tra l'altro erano state chiuse a chiave dall'interno. Probabilmente era quello lo strano rumore che John e Yoko avevano sentito mentre andavano alla mensa. George Martin e i suoi tecnici, inoltre, erano stati chiusi a chiave, durante la pausa, nella stanza degli effetti sonori, mentre cercavano i rumori del mare, per la canzone di Ringo. Insomma tutto è bene quel che finisce bene. Peccato, che non era ancora finita.

Tutto il mio amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora