Jungkook prese un pacchetto di Marlboro, estraendo una sigaretta con quel gesto ormai meccanico che conosceva a memoria. Il suo accendino, quel piccolo oggetto giallo ocra che aveva rubato a Hoseok, sembrava quasi divertirsi a non funzionare. Lo prese tra le dita con un'espressione irritata e cercò di accendere la sigaretta, ma il fuoco non arrivava. Eppure, quel tardo pomeriggio di giovedì, anche la piccola fiamma sembrava rifiutarsi di aiutarlo a calmare la frustrazione che lo divorava.
Sbuffò, gettando l'accendino sul pavimento con una veemenza che sfiorava la disperazione. La sua mano si sollevò automaticamente per coprire il volto stanco, cercando di mascherare la stanchezza che da giorni gli gravava sulle spalle. Gli occhi, annebbiati dalla fatica e dal nervosismo, si persero nei suoi pensieri.
Le gambe penzolavano dalla cattedra su cui si era seduto, un angolo che ormai conosceva troppo bene. Aspettava il resto del gruppo, ma il tempo sembrava passare troppo lentamente.
"Ma dove cazzo è Yoongi?" sbottò, la voce sgarbata che spezzava il silenzio.
"Sarà a farsi qualche verginella probabilmente," rispose Jin, con la sua solita calma. Il sorriso che accompagnava la frase alleggeriva la tensione nell'aria, ma non abbastanza per far sorridere Jungkook.
La porta si aprì poco dopo, e Jin, seguito da Namjoon e Taehyung, entrò nel locale. Jin posò le borse sul tavolo con una tranquillità disarmante, mentre Taehyung si grattava la nuca, già visibilmente annoiato.
"Hoseok? Sai dov'è?" chiese Namjoon, la preoccupazione negli occhi.
"Oggi ritarda. Doveva passare in sala per recuperare del lavoro perso," rispose Hoseok, entrando in quel momento con un'aria di calma che contrastava con l'agitazione generale.
Namjoon, deciso a risolvere la situazione, tirò fuori il telefono per chiamare Yoongi. La chiamata andò a vuoto. Quattro chiamate perse, nessuna risposta. Jungkook, ormai rassegnato, si massaggiò la fronte, sentendo che la pazienza gli stava ormai sfuggendo.
Dopo dieci interminabili minuti, la porta si aprì di nuovo. Questa volta, però, l'ingresso non fu come gli altri. Con passo sicuro e uno sguardo un po' troppo soddisfatto, Hoseok entrò con Yoongi. Ma non erano soli.
Lui.
Park Jimin.
Jungkook li osservò, il cuore che accelerava in un colpo. L'incredulità dipinta sul suo volto si mescolava con un velo di fastidio.
"Dimmi il motivo per cui lui è qui e giuro che rimango calmo," mormorò Jungkook, cercando di non esplodere.
"Questo pasticcino era fuori, tutto solo, mi ha riconosciuto e l'ho invitato. Come uditore esterno, capito?" rispose Yoongi, stringendo Jimin tra le braccia come se stesse facendo un favore a tutti. "Avremo un pubblico stasera, dovreste ringraziarmi."
Jungkook non riusciva a trattenere la rabbia che gli montava dentro. "Non provare a fiatare, e giuro che ti faccio uscire da qui a calci," minacciò, guardando fisso Jimin.
"Calmati, Kook, stai esagerando," intervenne Namjoon, cercando di placare la tensione. Guardò Jimin, che abbassò lo sguardo, come se si sentisse fuori posto. "Accomodati pure, ascoltando e guardandoci, potrai imparare qualcosa," aggiunse Namjoon, cercando di alleggerire la situazione.
Jimin gli sorrise timidamente, ma fu un sorriso flebile, quasi imbarazzato. Jungkook, accanto a lui, non riusciva a nascondere il suo sconforto.
I successivi dieci minuti passarono in un turbine di preparazioni e discussioni. I membri del gruppo si affaccendavano per sistemare le attrezzature: cavi, amplificatori, il suono che doveva essere perfetto. Jimin, seduto a guardare, fissava ogni movimento di Jungkook. Il suo viso, un po' impassibile ma attentissimo, sembrava apprezzare ogni singolo gesto.
"3... 2... 1," disse Hoseok con calma, facendo partire il conteggio.
La musica esplose nella stanza, e la band iniziò con la loro canzone "Stranger". Jungkook, con la sua agilità tipica, dominava la scena. I suoi movimenti erano fluidi, potenti, ma al tempo stesso pieni di una grazia che non poteva passare inosservata. Jimin, seduto in un angolo, osservava incantato, come se stesse assistendo a qualcosa di magico, qualcosa che non aveva mai visto prima dal vivo.
Ogni membro della band, con il proprio stile unico, contribuiva alla perfetta alchimia musicale. Namjoon e il suo ritmo incalzante, Hoseok con l'energia che trascinava tutto, Taehyung con i suoi bassi potenti, Yoongi con la sua presenza silenziosa ma devastante. E Jin, con quella voce che, come un contrasto, trovava sempre un equilibrio tra la potenza del rock e una dolcezza inaspettata.
La canzone si avvicinava alla fine, e l'assolo di Jungkook concluse il quarto ritornello. Il silenzio che seguì fu quasi irreale. Jimin, finalmente, si alzò dalla sua sedia, gli occhi che brillavano di ammirazione.
"Siete stati... bravissimi," disse, la voce tremante ma sincera.
Jungkook, per un attimo, si sentì spogliato di ogni difesa, ma non lo lasciò trasparire. Non ancora. La sua mente continuava a girare intorno a quel ragazzo, alla sua presenza inaspettata, e al mistero che sembrava portare con sé.

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𝑺𝑻𝑨𝑹𝑩𝑶𝒀
Fanfic|REVISIONATA⚠️ Wattpad 2020 Nella routine tranquilla e prevedibile di Jeon Jungkook, leader e chitarrista della band liceale Starboys, una nuova figura irrompe nella sua vita. Park Jimin, un ragazzo apparentemente introverso e nerd, nasconde una pa...