Il - non - nostro primo Natale

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Due facce della stessa medaglia: su una splende un primo posto in oro, mentre sull'altra?
L'altra non la guarda nessuno, cosa importa d'altronde di scavare a fondo in una vittoria conquistata. Nell'altra lo so io cosa c'è: c'è l'ultimo posto di un perdente che ha sputato sangue senza mai ricevere niente, se non un mucchio di ricordi ed un album di foto da sfogliare quando l'aria non arriva ai polmoni.

Sulla prima faccia della medaglia ci sei tu, con il tuo lui, e sullo sfondo vedo Viadana che costretta v'abbraccia forse un po' stranita, perché l'ultima volta che sei stata lì stringevi la mia mano. Ti immagino sorridere felice con accanto quello che forse ritieni l'uomo della tua vita, ed io ti auguro sia così: meriti la felicità, forse più di quanto la meriti io stessa.

Sulla seconda faccia della medaglia ci sono io, in una Rivoli spenta ma non quanto lo era prima di te. I miei occhi sono più chiari, come a ricordarmi che sono la Martina di oggi solo perche quella di ieri ti ha incontrata, abbracciata e amata. E forse continua a farlo pure quella che è ora: in modo diverso, unilaterale, metaforico, eppure lo fa. Ancora. E chissà per quanto altro tempo sarà così.

Una folata di vento entra dalla finestra e fa girare ancora una volta la medaglia, appesa all'anta dell'armadio tappezzata di nostre foto, quelle in cui canti, in cui mi guardi, in cui ti amo in un modo così forte da sentirmi completa ancora oggi, anche se non sei più qua con me. La parte dorata sbatte sul legno, mostrandomi l'altro lato, quello spento, malandato, a cui nessuno dà importanza mai. Sorrido leggermente, consapevole che è il mio specchio, e che quello che vedo è solo il riflesso di qualche mese passato in simbiosi con te, e poi perso - forse per sempre - tra le vie di città che non ci appartengono - e che forse non ci apparterranno più.

Mi ignoro ancora una volta, passando sopra al mio male, calpestandolo per prima solo per arrivare da te, per illudermi ancora una volta che sei mia, che posso metterti i capelli dietro le orecchie solo per baciarti leggermente il collo e farti rabbrividire anche in pieno agosto. Ma l'oro del lato migliore mi sbatte in faccia la verità delle vostre mani intrecciate, il respiro mi si spezza e l'aria sembra irrespirabile. Sorrido distratta pensando che qualcuno può baciarti, amarti e farti sentire come se toccassi il cielo con un dito, anche se quel qualcuno non sono io.

Stanca del peso sul petto mischiato a consapevolezza e nostalgia, prendo la medaglia per poggiarla su quello che era il tuo comodino, con la tua faccia in su per ricordarmi che ci sei stata e che in qualche modo ci sarai sempre. Ma appena la prendo sospiro un po': pesa. Pesa come le cose che non ti ho detto, come i giorni in cui non ci sei, come i baci che non ti ho dato, le volte in cui ho stretto braccia di altri, le lacrime che non ti ho asciugato, le notti che non ho passato con te, le canzoni che non ti ho fatto ascoltare, i viaggi non condivisi, gli aerei mai presi, Bahia vista da sola e le volte in cui ho suonato intimamente ma per qualcuno che non eri tu.

Una volta ho letto che una storia finita può continuare ad illuminare la tua vita, perché amare qualcuno salva per sempre.
E allora grazie, anche se oggi sei con lui ed io ho un vuoto nello stomaco. Anche se sono seduta a fare colazione con la mia famiglia che ti ha amata così tanto, e che avrebbe voluto stringerti con consapevolezza un'ultima volta. Sorridono ancora quando si parla di te ed io ti ho lasciato una sedia libera, in caso volessi fare un salto qua.
Ti aspettiamo tutti eh, ho anche messo il tuo regalo sotto l'albero, 'ché che ne so, magari hai cambiato idea ed ora sei ansiosa fuori la porta indecisa se suonare il campanello o correre via lontano.
Buon Natale, anche se lo passi con lui.
Il nostro primo Natale me lo immaginavo diverso, a dir la verità.
Sarà che non è nostro.
Sarà che non sei qua.

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