ti vengo a cercare

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00.00, play.
quell'elegante giro di accordi riempie il buio in questa stanza vuota senza di te,
le mie parole mi cullano e, sono sicura, parlano anche per te, per tutte le volte in cui abbiamo provato a lasciarci andare, tornando sempre al punto di partenza, occhi negli occhi, per ritrovarci.
per tutte le volte in cui mi hanno chiesto perché non ti lasciassi andare, una volta per tutte, perché restassi ferma nella mia stanza a pensare a quelle che eravamo, a come è nato un "noi", ai tuoi messaggi a notte fonda che mi levavano il sonno e quel peso sul petto costante, che riprendeva esattamente dove finivi tu, per poi stare ancora zitto e lontano da me quando mi guardavi di nuovo, il giorno dopo, con gli occhi stanchi di chi ha dormito poco, ma luminosi perché, forse, parlavi con me. ne valevo la pena, o così hai sempre detto.
per tutte le volte in cui mi hanno parlato di te e il cuore mi scoppiava per quante cose avrei voluto dire, e alla fine uscivano sempre e solo cose positive perché per me sei sempre la Gaia di tre anni fa.
per me, con me, in relazione a me, io vedo ancora quella Gaia lì, nata in quella scuola tanto desiderata che sono sicura porti ancora le tue tracce, la tua genesi. anche se forse quella Gaia non c'è più, e se ti tocco ho la certezza di toccare qualcosa di differente da quel nostro primo anno insieme. però sicuramente qualcosa di tremendamente bello, affascinante, e le mie mani malinconiche lo sanno meglio di me.
e i miei occhi nostalgici hanno qualche consapevolezza in più, lo sai anche tu.
hanno provato a guardare altre persone, a spingermi ad andare avanti cercando di convincermi che la bellezza che vedo in te posso trovarla altrove.
ma non è vero, Ga.
non è vero e lo sussurro al cuscino ogni notte prima di dormire, sperando che tu possa sentirmi;
e lo canto con quel giro di accordi che inizia con il La Minore che conosci tremendamente bene, ma solo accompagnato dai nostri sorrisi,
e lo urlo quando sono da sola per prendere consapevolezza di qualcosa che so da tempo ma che non ho il coraggio di accettare.
non voglio accettare di dipendere in eterno da te, da quella che eri, da quella che ero con te, dai film visti abbracciate, dai viaggi fatti insieme, dalle passeggiate mano nella mano, dalle cene con gli amici in cui fingevamo di essere qualcosa che non eravamo, dai pranzi con i parenti che ci hanno fatto tremare.
non voglio accettare di essere legata a te per sempre, eppure è l'unico modo per ritrovarmi.
non voglio.
non voglio.
ma cosa decido io?
chi sono io per ostacolare qualcosa di più grande di me? di più grande del vuoto che mi trapassa le ossa quando qualcosa di bello finisce? quando il treno torna nella stazione che avevo lasciato giorni prima? lo stesso di quando un aereo atterra e tutti parlano la tua lingua?
nessuno, proprio nessuno, e allora accetto e accolgo la tua mancanza, questo rapporto mutato dal tempo, dalle situazioni.
mi piaci lo stesso, lo sai.
con te mi piace anche quel silenzio che odio da morire perché mi ha rinchiuso e stretto a sé per due lunghi anni, ti rendi conto?
forse ci sappiamo amare qualche ora al giorno,
ma niente di più
eppure con te quella stanza buia aveva una luce accecante.
da illuminarmi ancora.
ancora un altro po'.
ma non è colpa mia se stavolta illumina solo me.
e forse nemmeno colpa tua,
vabbè.

Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo♥️

Instantes que foram importantesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora