Capitolo 39

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Mi svegliai con la luce abbagliante del sole che si faceva spazio tra le tende, una leggera brezza a solleticarmi la pelle nuda coperta unicamente in alcuni punti dal lenzuolo sottile.
Ero da sola nell'enorme materasso in lattice, c'era ancora il suo profumo sul cuscino e sulla sua parte di letto vuota.
Sentii l'acqua sgorgare segno che stava facendo la doccia, il suono s'interruppe e poco dopo udii un rumore associabile alle leggere onde del mare quando c'è soltanto un filo di vento.
Capii che in realtà stava facendo il bagno e la tentazione di farlo insieme surclassò quella di rimanere ancora un po' distesa a costruire film interi col pensiero al limite tra il mondo dei sogni e quello reale.
Mi alzai sbattendo le palpebre e inciampando un paio di volte sui miei stessi passi, dopo qualche minuto riuscii ad aprire la porta del bagno ed entrare con suo grande stupore.
"Buongiorno bellissima" mi squadrò dalla testa ai piedi maliziosamente facendomi arrossire.
"Preferisco quando mi chiami Nena" lo punzecchiai.
Sì, iniziavo già di prima mattina, che per noi poi erano le 10 passate mica le 6.
Afferrai l'elastico adagiato sul marmo del lavandino e raccolsi i capelli in uno chignon tutt'altro che ordinato.
Mi avvicinai alla vasca e piano c'inserii un piede, la temperatura era piacevole perciò m'immersi completamente trovandomi faccia a faccia con la mia persona preferita al mondo.
"Stavo pensando che avere una cosa così in casa sarebbe molto bello, potremmo rilassarci di più e soprattutto meglio" esordì mentre mi accarezzava una gamba.
"Ammetto che una free-standing fa parte delle cose che ho sempre desiderato avere ma A: nel tuo bagno non ci starebbe, e B: niente più sesso in doccia poi" gattonai verso di lui per potergli baciare le labbra ma prima che potessi farlo mi ritrovai con la testa sul suo petto e le sue braccia a circondarmi il corpo.
Eh vabbè, lo avrei baciato dopo.
"Innanzitutto devi spiegarmi cosa significa quella parola difficile che hai detto" ridacchiai avvertendo la sua confusione.
"Significa che questo recipiente in cui siamo sdraiati non è attaccato al muro ma si trova al centro della stanza" gli diedi un buffetto sul naso.
Era così carino quando mi chiedeva delucidazioni.
"Beh, un giorno avremo una casa più bella e più spaziosa, potremmo fare quello che ci pare" proferì non curante di quello che aveva appena fatto e il mio cuore perse un battito.
Per la prima volta in mesi di relazione stava progettando qualcosa, qualcosa da fare insieme nel futuro.
"Mi.. uhm.. mi piace il tuo appartamento" balbettai non sapendo cosa dire.
Mi aveva colto totalmente alla sprovvista.
"Che succede Nena?" chiese e mi sciolse per l'ennesima volta.
Si era ricordato ciò che gli avevo detto non appena varcata la soglia di quella porta.
"Nulla solo.. ti amo ogni secondo di più" e fu in quel momento che finalmente chinò il capo verso di me e le nostre bocche s'incontrarono.
L'acqua si era freddata ma i nostri corpi ardevano d'amore e passione e, per l'ennesima volta, non riuscimmo a contenerci, quella settimana si era rivelata molto produttiva in tal ambito.
Circa un'ora dopo ero in accappatoio davanti allo specchio, pettinavo i capelli che si erano inevitabilmente bagnati e di conseguenza avevo dovuto lavare con cura non volendo ritrovarmi un porcospino in testa.
Paulo si avvicinò con in mano l'asciugacapelli.
"Ci penso io" disse.
Con un gesto veloce sfilò il tessuto spugnoso che mi ricopriva riponendolo con cura nel cestino delle cose sporche, mi porse una sua maglia che immediatamente indossai ed accese il phon passando l'aria calda sulle mie ciocche lunghe ed arruffate districando i nodi con le dita.
Mi rilassai completamente sotto il suo tocco ed ebbi modo di prendermi del tempo per pensare, probabilmente fu proprio allora che iniziai a realizzare e metabolizzare quello che sarebbe stata la mia vita da quel momento in avanti.
Ero certa che sarei stata sottoposta a un carico elevato di stress, sia in ambito lavorativo che personale, sapevo cosa mi aspettasse: analisi, esami, cure mediche, ma la cosa che più mi preoccupava era la reazione del mio corpo a tutto ciò, avevo paura di caricarmi emotivamente per poi esplodere dopo aver tenuto tutto dentro.
Osservai Paulo dallo specchio, ero intimorita da me stessa, dai danni che con la mia sola presenza avrei potuto arrecargli e, mentre una lacrima solcava il mio volto, giurai che mi sarei impedita di fare qualsiasi cosa o adottare atteggiamenti che avrebbero potuto danneggiarlo o ferirlo.
Era tutto ciò che mi rimaneva, non potevo perdere anche lui, ne sarei morta.
Sussultai quando mi resi conto che le sue labbra calde e umide si erano posate sul mio collo, sorrisi spontaneamente quando iniziò a lasciarci piccoli baci.
Spostai le mani tra i suoi capelli ancora un po' umidi scompigliandogli, mi voltai poi ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso angelico.
Con un movimento repentino, mi afferrò per le cosce facendomi sedere sul lavello mentre si faceva spazio tra le mie gambe.
"Comunque prima mi sono dimenticato di dirti che questa notte hai dato il peggio di te mami, lo sai vero?" domandò mentre portava il pollice alle mie labbra.
Le sfiorò delicatamente soffermandosi su quello inferiore che accarezzò con maggior enfasi.
"Io credo proprio che fosse il meglio, poi vedi tu" lo provocai alzando un sopracciglio.
"Sai cosa mi ha fatto impazzire?"
Risposi di no scuotendo la testa da destra verso sinistra.
"Quando hai urlato "papi, sì", ho completamente perso la testa" fece scivolare la mano libera sotto la maglietta, sul mio seno.
Lo guardai con occhi supplichevoli ma ultimamente adorava provocarmi e lasciarmi attendere.
"Credimi, in quel momento la testa l'avevo appena persa io, non ragionavo più, e questo effetto sei in grado di farmelo solo tu" sussurrai e istintivamente fece pressione con il dito invitandomi a prenderlo in bocca, e così feci, lo succhiai con impeto tenendo gli occhi puntati nei suoi senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo.
Nell'ultimo periodo, dopo aver fatto pace, astenerci quando ce n'era l'opportunità era diventato praticamente impossibile, ci spogliavamo continuamente con gli occhi, ovunque.
Era un po' come quando ci eravamo appena conosciuti, non riuscivano a starci lontani, ricordo ancora i sospiri con i nostri volti a pochi centimetri di distanza perché non potevamo baciarci, i contatti involontari in corridoio o sulle scale, bastava che ci sfiorassimo un braccio per sbaglio e i nostri corpi iniziavano a fremere.
Eravamo in procinto di andare oltre quando una chiamata Skype proveniente dal pc di Paulo c'interruppe.
"Mia mamma" disse allontanandosi in modo che avessi spazio per scendere.
Gemetti infastidita ma sapevo benissimo che avremmo continuato dopo.
Mi dirigevo verso l'armadio per recuperare un vestito ed infilarlo velocemente quando tirò con la mano un colpo secco e sonoro sulla mia chiappa destra confermandomi così che non sarebbe finita lì.
"Mi hai lasciato il segno" esclamai prima di accomodarmi al suo fianco per poter finalmente rispondere.
Sorrise soddisfatto per poi premere il pulsante verde sullo schermo.
"¡Mis queridos!" ci salutò con un enorme sorriso.
"Carolina, come stai?" chiese immediatamente senza darci il tempo di rispondere alla sua affermazione precedente.
"Tutto bene Alicia, tu invece? La abuela?" intervenni immediatamente spintonando via il mio ragazzo per farmi vedere meglio.
"Stiamo bene, ci mancate, all'abuelita soprattutto tu cara" mi fece ridere ma anche riflettere.
Avevo passato settimane arrabbiata con la sua famiglia pensando che tutti mi avessero tradita insieme a lui quando invece mi adoravano.
Mi girai verso Pau e mi accorsi che mi stava guardando con disappunto.
"Amore, ora si offende" feci presente a sua mamma che si lasciò andare in un risolino.
"Vorrei ricordarvi che esisto e sono qui. Se vuoi parlare con lei perché non la chiami direttamente sul suo cellulare?" la rimproverò e fu anche abbastanza rude.
La poverina dall'altra parte ci rimase molto male, vidi il suo viso incupirsi e lo fulminai immediatamente con lo sguardo invitandolo ad aggiustare le cose.
Non se lo meritava, stavo solo cercando di essere cordiale e nel mentre lo stuzzicava un po' come le piaceva fare.
"Dai mami, non ti arrravvviare" mi morsi il labbro inferiore sorridendo.
Il modo in cui pronunciava quella parola era così divertente e al contempo eccitante.
Si accorse del mio gesto e del mio accavallare le gambe perciò aggiunse: "È che eravamo occupati".
"Oh, e cosa stavate facendo?" domandò giustamente.
"Stavamo facend.." lo interruppi dicendo: "Stavamo giocando alla play, sai com'è quando lo disturbano".
Tentai di farlo apparire il più naturale possibile ma il modo in cui ci guardammo fregò entrambi.
"Dai, vi lascio alle vostre cose allora. A che ora avete l'aereo domani?"
Eh già, la nostra settimana d'amore in Irlanda era terminata.
"8:30 del mattino" rispose lui portando immediatamente una mano tra le mie cosce stringendo con forza.
Non perdeva nemmeno un istante.
"Va bene, vi amo tantissimo, ci sentiamo presto" salutò in modo molto gentile e carino come al solito e chiuse.
Intanto le sue dita avevano iniziato a farsi spazio sotto al mio abito muovendosi velocemente e mi lasciai andare in un: "Ahi Papi, que rico".
Senza che me ne rendessi conto due secondi dopo ero sul letto con il suo corpo a torreggiare sul mio, il resto è storia.

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora