Capitolo 10

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6 gennaio 2018

Ci avvicinavamo alla ventesima giornata di campionato, la Juventus sarebbe stata la prima a scendere in campo contro il Cagliari in trasferta.
Era mio obbligo seguire la squadra nelle partite fuori casa, avrei dovuto documentare tutto per poi scrivere un bell'articolo da pubblicare sui social media della società.
Avrei dovuto studiare anche gli ordini da impartire ai giornalisti minori quali scegliere un titolo ad effetto e una bella immagine.
Insomma, il lavoro grosso era il mio.
Lo stadio Sant'Elia era pieno zeppo, tutto esaurito mi dissero ma non mi stupii affatto, infondo stavamo parlando della magica Vecchia Signora.
Passai da vicino gli spogliatoi per dirigermi nell'area a me riservata e, quando i ragazzi mi notarono, urlarono il mio nome per attirare l'attenzione.
Andai a salutarli e dargli la carica necessaria che serviva per affrontare il match.
Mi sedetti sugli spalti come i miei colleghi, poco dopo arrivò il presidente che prese posto al mio fianco.
"Ferrari, benvenuta alla tua prima trasferta" mi salutò con un sorriso.
"Salve presidente, la ringrazio" sorrisi anche io.
"Oh guarda, Dybala ti cerca" indicò il campo.
Seguii con lo sguardo il suo dito e trovai Paulo con espressione confusa che, mentre l'inno della serie A riempiva lo stadio, squadrava tutta la tribuna.
Quando arrivò a focalizzare il mio viso mostrò la sua dentatura perfetta e fece un occhiolino.
Abbassai lo sguardo imbarazzata con gli angoli della bocca però rivolti verso l'alto, peccato per le gote che mi stavano letteralmente andando a fuoco.
"Siete davvero carini voi due" esclamò Andrea dal nulla.
Stavo quasi per soffocare con la mia stessa saliva.
"Abbiamo stretto un bel rapporto d'amicizia" cercai di rimanere il più calma possibile senza apparire in qualche modo agitata.
"Conosco i miei giocatori e i miei dipendenti, pian piano sto iniziando a capire anche te, Carolina. Vedo come vi guardate e il modo in cui vi sorridete l'un l'altro, mi fa molto piacere, siete due ragazzi in gamba e secondo me molto compatibili" affermò continuando a tenere lo sguardo fisso sul campo.
Sinceramente non sapevo cosa rispondergli.
"Siamo amici" ripetei sperando di uscire presto da quella situazione.
Sorrise senza dir nulla e lo apprezzai moltissimo.
L'arbitro fischiò e m'irrigidii immediatamente, era così sin da quando avevo iniziato a seguire il calcio, il cuore prendeva a battere freneticamente al solo pensiero di quello che sarebbe potuto succedere durante i novanta minuti successivi.
Dopo poco ci venne concesso un calcio di punizione, la posizione era pericolosamente vicina all'area di rigore.
Paulo e Miralem si posizionarono, sapevo già avrebbe tirato il numero 10 con il suo spettacolare mancino, avrebbe potuto metterla dentro senza problemi, era la sua specialità.
Dybala partì, breve rincorsa, tiro abbastanza preciso, peccato che la palla finì proprio sull'incrocio dei pali.
Storsi il naso, era un'occasione ottima.
Ci provò ancora Pjanic passandola a Higuain, forse in posizione di fuorigioco ma che, ad ogni modo, non riuscì a centrare lo specchio della porta.
Poco dopo Miralem per Sami, a sua volta la passò a Gonzalo che girò di destro, tirò ma in modo troppo impreciso perciò andò fuori.
Un'altra possibilità si presentò quando Alex Sandro fece un cross in area che venne respinto dal portiere del Cagliari, la palla passò a Federico Bernardeschi che decise di tirare in porta con forza trovando però l'ennesimo palo.
La pressione saliva, il presidente al mio fianco si rigirava sulla poltrona cercando di mantenere la calma con scarsissimi risultati.
Quasi verso la fine del primo tempo la Juve rischiò tantissimo su un colpo di testa dopo un calcio d'angolo degli avversari ma, fortunatamente, Szczęsny riuscì a pararlo.
A nemmeno 5 minuti dalla ripresa Paulo chiese il cambio per un dolore alla coscia destra, probabilmente un problema muscolare, il terzo in meno di due anni.
Devo ammettere che mi allarmai un po', non appena finita la partita sarei corsa da lui a domandare come stesse.
Nel secondo tempo la squadra ebbe numerose chance e una di queste si rivelò vincente:
Al 74esimo Douglas Costa avanzò sulla fascia, crossò in mezzo dritto in area di rigore per Berna che trovò il gol dell'1-0 portando la squadra in vantaggio.
Si proseguì tranquillamente senza troppe preoccupazioni fino al triplice fischio da parte dell'arbitro che decise che poteva bastare così.
Stavamo raggiungendo la vetta superando il Napoli con la speranza che non vincesse a Verona ma, ad ogni modo, saremmo stati solo un punto al di sotto.
L'obbiettivo si avvicinava sempre di più e non potevamo che esserne tutti fieri.
Come mi ero ripromessa mi appostai davanti la porta da dove uscivano i ragazzi in attesa del numero 10.
Non riuscivo a starmene con le mani in mano perciò decisi di iniziare a comporre l'articolo che avrei dovuto consegnare entro la mattina seguente.
"Nena" la sua voce mi distrasse da ciò che stavo facendo.
Alzai lo sguardo su di lui per poi controllare l'orario, ero lì da 40 minuti, tanto ero immersa nel lavoro non me n'ero accorta.
"Come stai?" domandai immediatamente.
Sorrise prendendomi una mano e accarezzandone il dorso.
"Devo fare l'intervista, ne parliamo dopo okay?" disse.
Annuii ricambiando il suo meraviglioso sorriso che non lo abbandonava mai.
"Aspettami di là" fece segno ai salottini alla mia destra per poi lasciarmi un bacio sulla guancia e allontanarsi.
Mi accomodai e decisi di chiamare nonna, nonostante fosse molto tardi sapevo che non sarebbe andata a letto se non avesse avuto mie notizie.
Uno squillo...due squilli...
"Ciao tesoro mio" mi salutò.
"Ehi nonna, scusami se ti disturbo, volevo solo dirti che è tutto okay, tra poco prendiamo l'aereo per tornare" la avvisai.
"Va bene piccola mia, stai lavorando sodo, non sei stanca?" domandò.
Notai un pizzico di preoccupazione nella sua voce.
"Tranquilla, domani ho la giornata libera, mi riposerò" le risposi.
Nonostante fossi una donna adulta era sempre così premurosa nei miei confronti.
"Come sta il giovanotto? Quel tuo amico.." sussurrò quasi indecisa se chiederlo o meno.
"Sta bene anche lui" sorrisi.
Era incredibile come si accorgesse delle situazioni nonostante io non le raccontassi nulla.
Lo vidi sbucare dalla porta da cui era entrato non troppo tempo prima perciò salutai la mia vecchietta riponendo il cellulare nella borsa.
Mi alzai andandogli in contro.
"Lo sai che sei proprio bella?" arrossii leggermente.
Indossavo una camicia bianca, una gonna nera, una giacca e delle décolleté del medesimo colore, non sarei potuta essere più semplice quella sera.
Un velo di cipria e di mascara a coprire il mio volto palesemente stanco.
"Anche tu lo sei" replicai.
Stava decisamente bene nel suo completo della società, gli calzava a pennello e fasciava perfettamente il suo corpo.
Venimmo scortati verso il jet privato che ci avrebbe riportati indietro nella mia tanto amata città.
Paulo insistette affinché mi sedessi con lui per fare due chiacchiere, cercai di rifiutarmi ma alla fine dovetti cedere.
"Attenti voi due, vi vediamo tutti" fu il commento di Claudio Marchisio quando ci vide insieme.
Parlammo del più e del meno, eravamo impacciati, come due ragazzini la prima volta che s'incontravano al di fuori della scuola.
Non sapevamo come muoverci, avevamo paura di sbagliare ma alla fin fine andò bene.
Mi accompagnò fino a casa anziché farmi prendere un taxi, fu veramente gentile da parte sua.
"Questa volta ho le chiavi" ridacchiai dopo averlo invitato a salire e aveva accettato.
"Se vuoi puoi rimanere" proposi incerta.
Non so dove trovai il coraggio di chiederglielo.
"Mi farebbe piacere" rispose prendendo entrambe le nostre valige dal bagagliaio della sua Jeep.
Arrivammo sul mio pianerottolo e aprii la porta di casa per farlo entrare.
S'incamminò all'interno lungo il piccolo corridoio che portava in salotto, gli feci strada verso la mia camera dove posò le borse.
Iniziai a preparare il letto dando per scontato che avesse dormito lì con me.
"Dormiamo insieme?" chiese.
Ed ecco che l'imbarazzo tornò.
"Io..uhm..posso dormire di là" balbettai.
"No Caro, non intendevo quello. Per favore non ricominciamo a discutere per il divano" ridacchiò e io feci come lui.
Eravamo davvero degli stupidi.
"A me va bene stare qui con te" disse semplicemente facendomi sorridere.
"Anche a me" risposi per poi perdermi nei suoi occhi che brillavano sotto la luce fioca della mia abat-jour.
Si avvicinò lentamente fino a far scontrare le nostre labbra, non c'era sensazione più bella al mondo.

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora