Capitolo 34

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Camminavo avanti e indietro lungo il fronte del letto torturandomi il labbro inferiore con le dita.
Il timer suonò tra le sue mani, segno che il tempo era scaduto e avremmo dovuto controllare il risultato.
Avevamo deciso di fare il test, insieme, e l'ansia mi stava letteralmente mangiando.
"Non posso" mi lamentai quando arrivai proprio di fronte alla porta del bagno.
"Certo che puoi" venne ad accarezzarmi i capelli e mi lasciò un bacio sulla fronte per confortarmi.
Presi un respiro, posai la mano sulla maniglia e..
"No davvero, non ce la faccio" mi voltai e tornai indietro mettendomi a sedere sul materasso.
Se fosse stato positivo probabilmente sarei scoppiata di gioia ma se invece le cose sarebbero andate diversamente?
Dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni non avrei potuto accettarlo.
"Amore mio" s'inginocchiò vicino a me posando le mani sulle mie gambe e facendo movimenti circolari con il pollice nel disperato tentativo di farmi rilassare.
"Comunque vada sarò sempre al tuo fianco" mi disse ma quella frase fece si che m'incupissi ancora di più.
Non era vero, mi aveva dato più volte prova di non riuscire a stare con me e sostenermi anche in situazioni e pensieri che non ci accomunavano, quando si trattava di cose esterne andava tutto bene ma nel momento in cui la questione s'incentrava su di noi era solito scappare.
Lui stesso mi aveva confermato di avere quell'atteggiamento sin da bambino raccontandomi la sua storia quella mattina al lago, il posto dove si rifugiava per piangere.
Perché Paulo era così, aveva bisogno di stare da solo e riflettere senza che nessuno lo confondesse ulteriormente e, per quanto la cosa mi facesse stare male, lo accettavo.
Ognuno è diverso, unico nel suo genere, e non potevo fargliene una colpa, anche io avevo i miei difetti che lui non mi faceva mai pesare, o almeno buona parte delle volte.
Ci eravamo scelti, sapevamo che non sarebbe stato facile ma lo abbiamo fatto lo stesso poiché la voglia e il bisogno di amarci erano esorbitanti.
"Per favore, potresti andare tu a controllare?" gli chiesi e annuì senza fare alcun problema.
Codarda, ero solo una codarda.
Iniziai a scrocchiarmi le dita, arricciare le ciocche di capelli e mordicchiarmi le labbra.
Quanto cavolo ci stava mettendo?
Forse serviva solo più tempo.
Mi stesi allargando le braccia, osservavo il soffitto mentre cercavo di stare calma.
"Confida Carolina" mi ripetevo ma qualcosa non andava.
Sentivo dal profondo del cuore che ci sarebbe stato un intoppo.
"Paulo" lo richiamai.
Silenzio.
"Paulo, sei vivo?" un singhiozzo in risposta.
Buono o cattivo segno?
Mi alzai di scatto.
No, non ce la potevo fare.
Mi risedetti.
Ma ero diventata scema? Dovevo farlo.
Mi misi nuovamente in piedi e piano mi mossi nella sua direzione.
Avevo paura? Sì.
Stavo per avere un infarto? Sì.
Mi nascosi dietro la porta per un po' finché non mi feci forza e riuscii ad entrare e dare un occhiata.
"Ehi, mio Dio, che succede?" mi allarmai.
Era inginocchiato sul pavimento con il test tra le mani.
Mi avvicinai di corsa, riuscì non so con quale coraggio a puntare i suoi occhi verdi, che in quel momento erano pozzanghere, nei miei.
"Farà più male a te Nena" posò una mano sulla mia guancia e con l'altra mi passò l'aggeggio elettronico che guardai immediatamente.
"Non incinta" semplice e chiaro.
Due parole che ero convinta mi facessero tirare un sospiro di sollievo e invece no, mi trapassarono l'anima, come se fossi stata pugnalata centinaia di volte, come una pallottola in piena fronte o un camion che t'investe senza darti il tempo di metabolizzare.
Perché era andata così, non avevo metabolizzato ancora nulla fino al momento in cui quelle quattro stupide sillabe erano apparse sul piccolo schermo.
Alzai lo sguardo verso di lui, era distrutto.
"Incasseremo il colpo e andremo avanti, sempre insieme mi amor, non temere" gli sussurrai.
Mosse le dita sulle mie gote cercando di confortare anche me.
Fu un gesto inaspettato, di solito era solo uno dei due che sfogava il suo male, che si lasciava andare senza preoccuparsi delle ferite che avrebbe procurato all'altro; quella volta al contrario ci tendemmo la mano, il dolore andava affrontato insieme, e solo insieme con il tempo ne saremmo usciti.
Non era semplice ma ce l'avremmo fatta, io e lui, Paulo e Carolina.
"Nena ti prometto di non abbandonarti mai, e non saranno solo parole, dico sul serio" mi strinse forte a sé.
Gli credevo, gli credevo come non mai, c'era un qualcosa di diverso nella sua voce, era sincero.
Il suo telefono suonò ma non ce ne curammo, almeno fino al quinto squillo che ci fece capire non si potesse rimandare la questione.
Rimasi sola, lo sentii parlare dall'altra parte della stanza ma le frasi arrivavano sfocate alle mie orecchie e il cervello era troppo distratto per tradurre dallo spagnolo alla mia lingua madre.
Si presentò al mio fianco con aria preoccupata.
"Era Nahuel, ha detto che deve metterci urgentemente al corrente di una cosa, videochiamata subito" m'informò.
Mi sentii per un attimo spaesata, non avevo avuto nemmeno qualche minuto per riprendermi dallo shock della non gravidanza.
"Mi spiace tanto, forza piccola" portò una mano ad accarezzarmi la schiena e fui grata di quel piccolo gesto che per me significò davvero tanto.
Era dalla mia parte e io dalla sua.
Asciugai le lacrime e sciacquai la faccia, sistemai i capelli e mi diressi da lui che era steso sul letto mentre armeggiava con il MacBook.
"Ce la fai o hai bisogno di una mano?" ridacchiai accomodandomi al suo fianco.
"Questo Skype è difficile da usare" corrugò la fronte e aprì un braccio dove prontamente m'infilai accoccolandomi sul suo petto.
"È che sei negato, basta un click" pigiai sul tasto della camera e apparì una schermata che ci portò direttamente sulla faccia dell'altro argentino.
"Ciao bello" lo salutai sforzando un sorriso.
Nahu era il migliore amico di Paulo, lo avevo conosciuto dopo la festa scudetto, a detta sua prima del mio arrivo trascorrevano giorno e notte insieme, secondo lui glielo avevo portato via.
"Scusate se vi ho interrotto, qualsiasi cosa steste facendo, ma la mia ragazza stava guardando quello stupido programma, pomeriggio 5 credo, e ad un certo punto è apparsa Antonella" si grattò la nuca evidentemente agitato e imbarazzato dalla situazione.
Spalancai gli occhi, sul serio?
"Vai avanti" lo incitammo entrambi.
"Beh, ha parlato di voi, del fatto che tu Paulo la lasciavi sempre da sola, che le dicevi di doversi abituare alla presenza di altre donne nella tua vita e che lei è certa di esser stata tradita" concluse.
Era ovvio ne fosse certa, ci aveva visti con i suoi stessi occhi, non era mica stupida.
"Non ha fatto alcun nome però, il che credo sia positivo, anche se i giornali ipotizzeranno che si tratti di te Carolina, visto che sei la sua attuale compagna" sì, mi avrebbero di sicuro puntato il dito.
Chiesi scusa e mi spostai sul balcone per prendere una boccata d'aria fresca, sinceramente con tutto quello che era successo quell'intervista era l'ultimo dei miei problemi.
Avrebbero potuto attaccarmi, attaccare Paulo, ma io con lui stavo bene, avevo avuto modo di conoscerlo e mai avrei dubitato di lui.
Sapevo che Antonella con la sua apparizione televisiva volesse mandarmi un messaggio, quello di stare attenta e nell'esatto momento in cui Paulo varcò la soglia della porta finestra per raggiungermi mi ricordai delle sue parole di qualche giorno prima:
"Ti ho tradita questa notte"

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora