Capitolo 48

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Canzone consigliata:
Cuore di mare -Jacopo Ottonello

Pausa pranzo, solita passeggiata nei campetti che ormai era diventata di routine, ma prima dovevo passare dal Presidente per mostrargli degli avvisi che mi erano stati inviati dalla UEFA.
Oramai avevo compiti di ogni genere ma non mi pesava affatto, amavo aiutare e amavo lavorare, quando si trattava della mia Juventus qualunque cosa fosse ci mettevo il cuore.
"Super buongiorno con nuove scartoffie" esordii entrando nel suo ufficio con lo sguardo basso sul mazzo di carte che avevo in mano.
Silenzio.
Decisi allora di smettere di controllare compulsivamente che tutto fosse in ordine per guardarlo in faccia e non appena mi accorsi di chi avevo di fronte persi la sensibilità negli arti superiori lasciando cadere a terra tutti i fogli che reggevo fino a un attimo prima.
"Carolina" mi salutò ammonendomi al contempo.
"Eh Andrea, che ci posso fare mi sono emozionata" mi chinai immediatamente per raccogliergli.
Che stupida che ero.
"Certo che anche tu, potevi dirmi che veniva Alessandro Del Piero a trovarci" sistemai i pantaloni e i capelli che si erano scompigliati.
"Gli ho chiesto io di non avvisare nessuno, è una sorpresa" si alzò in piedi per stringermi la mano.
"No, se è possibile io vorrei abbracciarti" proporsi un po' titubante.
In teoria non mi era nemmeno concesso chiederlo ma era l'idolo di mio padre e dopo la sua morte mi ero aggrappata a lui con tutte le mie forze, era come un secondo genitore per me, poi ero pur sempre la ragazza di Dybala, quindi potevo considerarlo un incontro di amicizia, anche perché con il mio mestiere in quel momento c'entrava poco.
"Certo" subito allargò le braccia tra le quali mi fiondai immediatamente.
"Paulo mi ha detto di te e della tua storia" mi fece presente.
Perché non si stava mai zitto quello?
"Paulo parla troppo" risposi sorridendo.
In mesi di relazione avevo capito che le nostre informazioni erano di dominio pubblico, sempre e nonostante tutto.
"Sono qua per lui comunque" si allontanò tornando a sedere.
"Quale onore" mi accomodai anche io.
"Il signor presiedente qui presente mi ha comunicato dell'asta che avete perso, credo sia stata tu a raccontarglielo, quindi sono venuto a portargli quello che voleva" spiegò e quando mi resi conto di ciò di cui stava parlando sgranai gli occhi.
"Ma.. sul serio?" domandai incredula.
"So che ci tiene moltissimo" afferrò un pacchetto posizionato alle sue spalle.
"Impazzirà quando la vedrà, mi ha riempito la testa per mesi con questa storia e ora che se n'era dimenticato tu te ne esci così" ridemmo entrambi.
In tutto ciò stavo ignorando completamente il motivo per cui mi ero recata in quello studio.
"Oddio Andrea, scusami scusami, ti lascio i documenti e corro da lui, anche perché tra non molto devo rimettermi a lavoro. Grazie mille per quello che hai fatto, sei una persona meravigliosa, te lo dirò sempre" posai tutto sulla sua scrivania e mi diressi alla porta.
"Vuoi portargliela tu?" mi si rivolse di nuovo l'ex numero 10.
"No, averla dalle tue mani lo riempirà ancor di più di gioia! A dopo" salutai e mi dileguai.
Iniziai a camminare verso il campo dove si stavano allenando i ragazzi, decisi di sedermi sugli spalti in un punto indefinito, dove di solito si mettevano i tifosi nei giorni di apertura, anziché come al solito vicino alla panchina, volevo starmene un po' per i fatti miei senza essere vista.
Il mio sguardo si posò su di lui, era bellissimo come al solito, scherzava con Juan ritornando immediatamente serio quando Allegri lo riprendeva.
Mi persi nei pensieri arrivando a ricordare la notte dopo la festa scudetto, quella fantastica notte..
"Ma ti sei ubriacato?" ridacchiai non appena entrò in casa inciampando sui suoi stessi passi.
"Io? Semmai quella sbronza qui sei tu" mi fece notare.
"Nonono, non accusarmi, io non sono brilla, sono solo fottutamente innamorata di te" lo presi per il colletto della giacca facendo scontrare le nostre labbra.
Un bacio così passionale non ce l'eravamo mai dato, erano bastati due bicchieri di champagne a cena per acquistare quel briciolo di coraggio in più che ci serviva.
Con un gesto veloce ed istintivo strappò via la mia camicia rompendo tutti i bottoni.
"Hai messo la lingerie in pizzo, quale onore questa sera" mi squadrò più volte da capo a piede mordendosi le labbra.
In realtà non lo avevo fatto di proposito, non sapevo saremmo stati insieme quella notte.
Dopo la "doccia" in spogliatoio ero andata via e per forza di cose, prima di recarmi al ristorante, dovetti cambiarmi i vestiti che nell'impeto avevamo bagnato e rovinato.
Perché avevo indossato proprio quell'intimo? Perché mi sentivo bella, apprezzata di nuovo dopo tantissimo tempo durante il quale mi ero sentita uno schifo.
Portò le dita nella conca in mezzo ai miei seni sfiorando la macchia, inizialmente rossa ma che con il passare del tempo era diventata violacea, che mi aveva fatto lui stesso poche ore prima.
"Non me n'ero accorto" disse spostando poi lo sguardo sui miei occhi.
"E non c'è solo quello" gli feci notare prendendo la sua mano e spostandola sulla mia natica dove aveva lasciato altri tre o quattro segni.
Stranamente non mi dava per niente fastidio, sapevo che in realtà non era un suo modo di dimostrare che fossi soltanto sua, non era un atteggiamento possessivo, anche perché se avesse voluto fargli vedere di certo gli avrebbe fatti in altri posti, come ad esempio il collo.
Lui non era così, si muoveva in silenzio perché io dovevo sentirmi sua, dovevo sentirmi l'unica per lui, ma tutto il resto del mondo non doveva saperlo, dovevamo essere soltanto noi: Paulo e Carolina.
Che poi era tutto quello che avevo sempre desiderato.
Mi prese come un sacco di patate sulle spalle facendomi ridere ma il suono del suo smartwatch c'interruppe.
"Chi è alle 2 di notte?" domandai mente mi metteva giù.
"Perdonami amore mio, ma è una cosa troppo importante" scattò verso il divano prendendo il computer che era posato sul tavolino di fronte.
Mi sedetti al suo fianco e lo guardai smanettare.
"Allora, c'è in asta questa camiseta di Del Piero dell'anno 2010/2011, non ho nessuna maglia sua e devo assolutamente prenderla, abbiamo due ore ma meglio farlo subito" mi sembrava una cosa intelligente, infondo lo avevo fatto anche io qualche anno prima con la maglia di Gigi che custodivo gelosamente in un cassetto della mia camera insieme ad altre che avevo ereditato da mio padre e mio nonno.
"Puoi mettere il tuo account? Così non si accorgono che sono io" mi domandò e ovviamente accettai.
Ero in procinto di scrivere la password e per smorzare la situazione esclamai: "Scusa girati, questa è privacy".
Sorrise e improvvisamente riprese a baciarmi con passione.
No, non riuscivo più a trattenermi, portai le mani tra i suoi capelli tirandoli leggermente, il giusto da farlo gemere nella mia bocca.
"Non sai quanto ti voglio, però dai, prima facciamo l'offerta e dopo ti dedico tutto il tempo del mondo, promesso" si allontanò e ci misi qualche secondo a tornare in me.
Continuai con tutte le procedure, poi gli chiesi di scegliere una cifra su cui puntare.
Era una decisione importante poiché non conoscevamo quale fosse quella più alta, quindi quella da superare.
Concordammo con centottanta mila euro, che per me erano un'enormità, ma infondo soldi suoi, decisione sua.
Quando finalmente confermammo l'operazione e ci rendemmo conto che eravamo al primo posto continuammo quello che avevamo interrotto poco prima.
Fu meraviglioso, restammo più di un'ora su quel divano a concederci l'un l'altro e a dimostrarci quanto ci amavamo.
Follia allo stato puro, non avevo mai provato nulla di più bello, ci addormentammo entrambi stremati, senza un briciolo di forza.
Stava andando tutto bene finché alle 4:04 del mattino non venimmo svegliati dall'arrivo di una mail, la mail che stavamo aspettando.
Eravam pronti a festeggiare per l'ennesima volta in poche ora ma in realtà era successo tutto l'opposto di quello che ci aspettavamo.
Un uomo aveva fatto un'offerta più alta e il tempo era scaduto per poter provare a farne una nuova.
E fu così che perse la maglia che tanto desiderava per soli €10...
Incredibile, a ricordarlo ancora non ci credevo, fu una scena surreale.
Mi concentrai nuovamente sul campo dopo aver divagato anche troppo con la mente, feci un attimo fatica a realizzare perché Paulo stesse scattando in una direzione totalmente opposta a quella dei compagni, poi spostai lo sguardo e..
"Alex! Che bello vederti!" lo sentì urlare.
Mi venne spontaneo sorridere.
Gli passo la busta rigorosamente bianco nera e firmata Juventus, non vedevo l'ora di vedere la sua reazione.
L'afferrò con mani tremanti, l'aprì e quando si rese conto di cosa si trattasse si portò una mano sul volto, probabilmente stava piangendo.
Alessandro gli posò una mano sulla spalla, m'indicò facendogli notare la mia presenza e poi gli disse qualcosa che purtroppo non riuscii a comprendere, non ero molto brava a leggere il labiale e tra l'altro era anche girato di spalle.
Lui si voltò nella mia direzione e con il miglior sorriso che gli avessi mai visto mi mandò un bacio muovendo le labbra per dire qualcosa:
"Ti amo".
Beh, quello ovviamente lo capii subito.

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora