Capitolo 8

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"Dai, lascia che ti offra da bere" insistette quando si accorse che stavo per prelevare qualcosa dalla borsa.
"Non se ne parla Paulo, hai già fatto troppo per me" afferrai delle banconote e pagai per entrambi.
Mancava poco alla mezzanotte, tra le nostre mani dei calici di champagne come le altre cinque persone presenti in sala.
Aveva scelto un posto molto discreto e ne ero sinceramente felice, non avevo voglia di finire in mezzo a scoop inventati da colleghi a causa delle loro strane percezioni infondate.
Tra noi due non stava succedendo un bel niente, non aveva con chi passare la serata e aveva pensato d'invitarmi, niente di così eclatante.
E tu perché avevi accettato quando saresti tranquillamente potuta essere con tua zia?
Eh..bella domanda...
C'era qualcosa in lui che m'impediva di stargli lontano, per quanto io ci provassi la tentazione era troppa e non riuscivo a tenerla a bada.
00:00 lessi sul display dell'iPhone di Paulo che si era illuminato all'arrivo di un messaggio.
"Feliz Navidad Nena" disse prendendomi la mano e baciandola.
Il suo sorriso illuminò la stanza facendomi arrossire.
"Buon Natale Dybala" risposi semplicemente.
Mi attirò in un abbraccio e per la prima volta ebbi l'opportunità di sentire il suo petto a contatto con il mio.
Ci spostammo verso il centro della sala dove due coppie erano intente a ballare un lento e lui decise per entrambi di unirci a loro.
"Sono negata" ridacchiai mentre cercavo di seguire i suoi passi.
"Lasciati semplicemente andare" mi sussurrò all'orecchio.
Portò le sue mani sui miei fianchi e le mie si spostarono istintivamente dietro il suo collo, posai la guancia sulla sua spalla inspirando a fondo, dopo anni di maltrattamenti non avevo avuto più il coraggio di uscire da sola con un uomo eppure con Paulo era tutto così semplice, dal primo momento avevo avvertito sicurezza e ora mi ritrovavo stretta al suo corpo sentendomi tranquilla come ci si sente con una persona che si conosce da una vita.
Alzai la testa per guardarlo e fui sorpresa quando mi accorsi che il suo sguardo era già rivolto verso di me, notai che un leggero imbarazzo si fece spazio sul suo volto e cercò di sviare la situazione dicendo:
"Sei incantevole questa sera, anche se te l'avrò già detto centinaia di volte".
"Non importa, fa sempre piacere" sorrisi grata.
Mai mi erano stati rivolti così tanti complimenti da qualcuno che non fosse un membro della mia famiglia, tra l'altro ero anche convinta che molte volte lo facessero per cortesia e non lo pensassero veramente.
Lui sembrava così sincero, lo percepivo dai suoi occhi, da come le sue gote arrossivano leggermente al pronunciare di quelle parole e dal fatto che si grattasse leggermente la nuca quasi in soggezione.
Continuavo a pensare che fosse un uomo tutto da scoprire e mi rammaricava sapere che quel compito non spettasse a me poiché per lui ero una semplice.. collega? Non sapevo nemmeno come definirmi a suo confronto.
Passammo un'altro paio d'ore a ridere e scherzare finché non arrivò il momento di andare via.
"Eccoci arrivati, madame" si fermò con l'auto vicino il portone d'ingresso del mio palazzo.
"Sai parlare francese?" mi girai verso di lui con aria di chi aveva intenzione di sfotterlo.
"No, Paul ripeteva sempre questa parola alla sua signora e ho iniziato ad usarla anche io" rispose facendo spallucce.
"E perché lo hai detto a me? Non sono mica.." sussurrai titubante l'ultima parte senza nemmeno completare la frase.
Non c'era un nesso tra quello che aveva fatto e le sue parole il che mi mandò parecchio in confusione.
"Sarebbe bello se lo fossi" disse più piano e lentamente di quanto avessi fatto io.
Forse per scandire bene le parole, o forse per nascondere il velo d'emozione che provava e che riuscivo a percepire dai suoi occhi che per un istante s'illuminarono tradendolo.
Lo vidi posare una mano sul mio ginocchio mentre si avvicinava, iniziai a sentire il solito buon profumo invadermi le narici e il calore del suo respiro a contatto con la pelle della mia guancia.
Ci lasciò un tenero bacio facendolo durare più del previsto, poi le sue dita ad accarezzare lo stesso punto e i nostri nasi a sfiorarsi.
Istintivamente afferrai tra i denti il mio labbro inferiore, sospirò per poi liberarlo e posarci sù il pollice, cosa stava succedendo?
Lo guardai negli occhi e lui fece lo stesso.
"Paulo" lo richiamai ma mi accorsi fosse troppo tardi.
Era in un'altra dimensione, le iridi più verdi del solito, più brillanti.
Ed ecco che le sue labbra entrarono in collisione con le mie, dovetti realizzare prima di poter ricambiare il bacio, lo volevo veramente?
Inutile continuare a mentire a me stessa, la risposta era più che positiva, da un po' di giorni continuavo ad immaginare questa scena prima di andare a dormire, da quando il giorno della cena stava quasi per succedere se Antonella non ci avesse interrotti.
Antonella, mio Dio, lui aveva una ragazza, cosa stavo combinando?
Nonostante sapessi di non star facendo la cosa giusta non mi tirai indietro, le mie mani si spostarono sui suoi capelli e presi ad accarezzargli leggermente mentre lui tentava di attirarmi a sé il più possibile.
Ci staccammo entrambi senza fiato, la sua fronte poggiata alla mia e lo sguardo basso, imbarazzato, di entrambi.
"Buona notte" dissi accennando un sorriso al ricordo di quello che era appena successo.
Aprii lo sportello e scesi dalla macchina con la consapevolezza che probabilmente avrei perso quello che con il tempo stava diventando un vero amico e che non ci saremmo guardati più allo stesso modo.
Non lo sentii ripartire, forse aspettava che entrassi.
Frugai nella borsa e, non era possibile, le chiavi non c'erano, ricordai di averle lasciate da nonna, che stupida.
Diedi un pugno alla porta con rabbia, Cesare non era nemmeno più lì altrimenti mi avrebbe potuta aiutare.
"Va tutto bene?" urlò in modo che la sua voce potesse arrivare chiara alle mie orecchie.
Cosa potevo fare? Rispondere di sì?
"Non ho le chiavi" mi girai verso di lui guardandolo e vergognandomi da morire per la spiacevole situazione.
"Dai sali, vieni da me" propose facendomi mancare un battito.
L'opzione più plausibile per me in quel momento era accamparmi sulle scale in attesa dell'arrivo del portinaio, era notte fonda, non mi sarei potuta presentare a casa di nonna o della mia migliore amica.
"No tranquillo, troverò una soluzione" gli diedi le spalle.
Sentii lo sportello sbattere e dei passi venire verso di me.
"Andiamo, sono le due del mattino, non ti lascio qui da sola"  le sue dita poggiate sulla mia spalla.
Lo guardai negli occhi e capii che non mi sarei potuta opporre, fui costretta ad annuire e tornare in macchina.
Il tragitto fu breve ma davvero davvero imbarazzante, altrettanto l'ingresso nel suo palazzo e l'attesa in ascensore.
Arrivammo davanti la porta e il mio cuore prese a battere freneticamente.
Si spostò leggermente per farmi entrare poi mi sorpassò facendomi strada.
Mi guardai intorno, era tutto così curato ed elegante, il colore predominante era il bianco che si sposava perfettamente con i piccoli dettagli neri nell'arredo.
"A cosa stai pensando?" ridacchiò.
Probabilmente mi avrà chiamata un paio di volte e non ci avrò fatto caso tanto ero presa nella mia perlustrazione.
"Sei davvero una persona minimalista" osservai.
Nella casa di un calciatore di tale livello mi sarei aspettata tanto sfarzo invece lì era tutto così semplice seppur per niente scontato.
Mi avvicinai al tavolino accanto al divano posandoci la mia borsa per poi girarmi verso di lui e sorridere.
"Perché sei così tesa?" domandò corrugando la fronte come suo solito.
"Mi sento a disagio" fui sincera.
"Vieni" allungò la mano.
La guardai per poi alzare nuovamente lo sguardo sul suo volto divertito.
"Dai, non mangio mica" rise.
Decisi di afferrarla e seguirlo, mi accompagnò in quella che immaginai essere la sua camera da letto.
Aprì l'enorme cabina armadio tirando fuori un paio di pantaloncini e una t-shirt porgendomeli.
"Lì c'è il bagno, fa una doccia, puoi indossare questi" fu davvero gentile da parte sua.
"Oh, avrei una stanza degli ospiti ma non è sistemata, puoi dormire qui, io sarò sul divano" aggiunse.
No, non poteva farlo.
"Paulo, non preoccuparti, andrò io di là. Non vorrei mai ti venisse qualche contrattura o dolore da postura, Max mi ucciderebbe" dissi immediatamente.
"Beh, allora dormi con me" esclamò facendomi spalancare gli occhi.
Scossi immediatamente il capo scatenando per l'ennesima volta la sua risata.
"Carolina stai tranquilla, non è niente di che" si avvicinò ma arretrai immediatamente andando a sbattere contro il muro.
"D'accordo" balbettai infilandomi successivamente in bagno cercando di smorzare l'imbarazzo del momento.
Dio mio, cosa stavamo combinando?

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora