Il diavolo non è poi così cattivo

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"Quando sei all'inferno solo il Diavolo può aiutarti."
Saw II - La soluzione dell'enigma

Veera non comprende di essere davvero all'inferno finché non sente la pelle bruciare per il calore di quel luogo. 

Non ha neppure il tempo di guardarsi intorno, le sue pupille vengono catturate all'istante dall'immensa figura poco distante da lei. 

Lucifero è enorme, imbevuto fino a metà nell'acqua gelida del lago. Le sue ali generano un vento freddo e ipotermico, e più si avvicina in quella direzione, quasi ammaliata dal canto di invisibili sirene, più il calore scompare. Dovrebbe correre via, scappare dal lato opposto, ma non ha nessuna intenzione di cedere alla paura. 

Ormai la morte è superata da un pezzo, non ha più niente da perdere. «Preferisci essere chiamato Lucifero o Satana?», domanda, attirando a sé lo sguardo famelico dell'immensa creatura lì di fronte.

Lo guarda dall'alto, nelle orecchie rimbombano le urla dei dannati che solleva e porta alle fauci, grandi zanne affilate che dilaniano la pelle e riducono l'umano in poltiglia in pochi morsi. 

I loro lamenti sono gelidi e ustionanti al tempo stesso, rimbombano nel nulla e terrorizzano Veera. 

Il Diavolo abbandona il corpo che era intento a divorare, smette di nutrirsi della sua carne e del suo sangue, dei suoi peccati e del male. Avanza nel lago fra le scaglie appuntite del ghiaccio senza mostrare emozioni e reazioni. Si china verso di lei per guardarla più attentamente. «Sei coraggiosa, umana», il suono della sua voce è lugubre, una melodia roca e che richiama alle profondità degli abissi. «Perché sei qui?»

Veera, in realtà, non lo sa. È lì perché non sa più cosa deve fare, si aggrappa alle poche conoscenze che ha acquisito di quel mondo. Stringe i pugni, non può tentennare proprio quando si è cacciata in quel guaio. «Voglio fare un patto con te.»

«Non puoi uscire dal limbo e ascendere. Non c'è niente che io possa fare per te.»

Veera comprende soltanto una cosa dopo quelle parole: non ha senso. 

Till le ha promesso che finita la sofferenza potrà farlo, il diavolo le sta dicendo il contrario. 

Inoltre, non ha senso che Lucifero in persona sia di fronte a lei e non le stia facendo del male, come si aspetterebbe da un essere inquietante, di dimensioni sproporzionate rispetto a quelle umane, con grosse corna sul capo e un'aria tanto lugubre. Ha i seni, eppure si direbbe dal resto dei suoi tratti che sia un maschio. Veera ripensa alla carta dei tarocchi, e allora comprende che Judith non le stava mentendo. Quelle figure sono davvero le stesse rappresentate sulle carte.

«Non posso uscire dal limbo? Non raggiungerò mai il luogo di cui parla la morte?», chiede Veera, le viscere messe a soqquadro dal terrore che Till abbia mentito anche su quell'argomento. Eppure lei l'ha visto quel mondo. Dove il cielo cambia colore in base a come Till decide, dove a volte fa freddo e a volte c'è il sole.

Il pianeta privo di dolore, il regno dei sogni lucidi in cui tutto è possibile. Veera, in fondo, si è aggrappata alla speranza che lui le ha dato, si è affezionata alla visione di quel luogo perfetto in cui vivere, intoccato dagli umani crudeli e pullulato di anime che hanno sofferto. Alla fine ha cominciato a crederci davvero, tanto che forse quella è l'unica speranza che ha. Sopravvivere in un mondo senza agonie.

Affiora, lenta e crudele, la consapevolezza di aver accettato solo la follia.

«No, non penso che voglia portarti lì.»

Veera ha del Diavolo la concezione di una creatura ingannevole, eppure le sta ponendo di fronte la verità taciuta da Till troppo a lungo. Forse non è quello il vero male, forse è Till l'essere marcio che tutto distrugge. 

La morte non dormeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora