Epilogo

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Till sorride, guarda Neil con l'espressione di chi ha vinto e ha sempre saputo di star facendo le scelte giuste. Gli occhi di chi ha mentito sempre, di chi aveva organizzato ogni singola cosa.

Nella fonte dei ricordi, grazie alle memorie del tempo e del caos, grazie all'intervento del divoratore e del suo affaccendarsi con gli incubi e i sogni altrui, sono riusciti a ricostruire il destino e capire come modificarlo per avere la vittoria.

Ora sono liberi, non più schiavi del mondo, né vittime di chi li circonda.

Till, ancora un ghigno crudele stampato sul viso, sospira con calma. «Abbiamo vinto. Ci hanno creduto. Hanno creduto a tutto.»

Neil lo guarda con le spalle appoggiate alla finestra, gli occhi persi in un dolore inestinguibile. «Tu hai vinto, non io.»

Till sbuffa, infastidito. «Dovremmo festeggiare, abbiamo portato a termine i nostri obiettivi, bloccato l'esistenza e acquisito l'immortalità senza l'obbligo di lavorare. Qui è pieno di donne, in ogni caso, puoi trovarne un'altra.»

«L'ho distrutta. L'ho distrutta solo per colpa tua. Solo perché mi hai messo in questo casino del cazzo.»

«Sì, ma adesso abbiamo liberato tante persone meritevoli di comprensione e di un posto in cui rifugiarsi per essere felici. Abbiamo creato qualcosa di speciale.»

«Non mi avevi detto che le sarebbe successo tutto questo.»

Till contorce il volto nell'ennesima smorfia. «Era solo un'umana.»

«La tua umana è qui, però. Puoi tenertela per sempre, puoi farle vivere quest'illusione. Non saprà mai la verità, vivrà un'eterna menzogna, crederà di essere sfuggita a un Dio più grande di noi, quando non c'è nessun altro, oltre a noi. Hai manomesso le carte, le hai fatto credere che lei e Lux fossero speciali. L'hai ammaliata così, mentendole e costruendo un castello di bugie. Una fortezza che però ora si regge in piedi ed è diventata reale.»

«Non mi sembravi restio a eseguire i miei ordini, fino a poco tempo fa. E poi non puoi essere sicuro che Dio non esiste. Ci siamo semplicemente liberati del suo controllo. Possiamo creare la nostra realtà: se immagino un mondo in cui sono libero, sono libero. Lo siamo tutti.»

Neil stringe i pugni, Till può sentire che si sta cercando di controllare, vittima di emozioni che neppure dovrebbe sentire, in quanto suo simile. Come lui, che non prova mai nulla di concreto, che non è altro che morte, fine.

«Non erano questi i piani originali, e lo sai. Dovevamo salvare le anime meritevoli e vivere qui felici, tutti insieme. Ma l'unico felice sei tu, e i pochi privilegiati non condannati a un'eternità immaginaria. Hai diviso alcune persone solo per noia, solo per crudeltà, solo perché avevi paura di essere l'unico solo.»

Neil lo accusa di aver incastrato in una bolla di solitudine delle anime che avrebbero solo voluto essere lasciate in pace, spegnersi. Persone come Azael, che non troverà mai la parte mancante di sé, o come Elias, condannato a un'eternità spietata e silenziosa.

Il dolore gli brucia dentro, quasi non riesce a respirare. Gli sembra che tutto abbia perso senso.

Till sorride, fiero più che mai delle sue idee, convinto del suo pensiero – non è mai mutato, è sempre stato stabile. «Non esiste mai un lieto fine assoluto, Neil. Ho detto che avrei trovato il mio lieto fine, e così è stato, ma non per forza quello che per me è un finale felice lo è anche per te.»

«Mi hai ingannato, è questa la verità.»

Till sospira. «Sì, beh, ho ingannato tutti, ma almeno ho ottenuto quello che volevo.»

Non c'è più niente da dire, e allora Till gli dà le spalle e lo lascia da solo.

Ciò che fa davvero male è la consapevolezza che rimarrà in quello stato per sempre.

La morte non dormeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora