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Soomin

Era passato un mese da quando avevo avuto la mia prima volta e un mese da quando avevo litigato con i miei fratelli. Una volta tornata a casa Wooyoung mi era corso incontro e mi aveva abbracciata dicendomi un semplice "non litighiamo più" e io da buona idiota quale sono, ero scoppiata a piangere.

Con Wooyoung era sempre così. Eravamo complici io e lui, era quello che mi proteggeva sempre e che in ogni caso era dalla mia parte. Non mi rimproverava, era come un migliore amico, mi dava consigli e mi parava sempre quando c'era qualcosa che facevo e che a Yunho non sarebbe andato bene.

Non gli avevo parlato di Yeosang però. Ero convinta che non mi avrebbe mai perdonata dal momento che aveva sempre voluto che mi mettessi con Jongho, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Tornata a casa mi aveva chiesto di raccontargli tutto, ogni cosa, anche i più piccoli ed insignificanti dettagli. Ed era stato bello poter parlare almeno con qualcuno che non mi sgridasse e che non mi guardasse con delusione pura in viso. Non mi ero nemmeno fatta problemi nel raccontargli la mia prima volta. Mi aveva ascoltato tutto il tempo e mi aveva detto di fare attenzione le prossime volte dato che non avevamo nemmeno usato il preservativo e che anche finendo fuori c'era comunque il rischio che potessi rimanere incinta. E una gravidanza era l'ultima cosa che volevo.

San, che quando raccontavo era al fianco di Wooyoung, mi aveva detto le stesse cose e mi aveva informato che avrebbe fatto una chiacchierata con Yeosang. Dopotutto, San era quello che stava sopra...

Yunho invece non mi parlava quasi. Mi diceva giusto l'indispensabile e ogni volta che mi parlava nemmeno mi guardava in faccia. La maggior parte delle giornate le passava quasi totalmente al lavoro e quando tornava era stanco e andava diretto a dormire.

Wooyoung mi aveva detto più volte di dargli tempo, cercava di spiegarmi che in un certo senso il nostro rapporto era quasi padre-figlia e che si stava semplicemente comportando da padre preoccupato e geloso della propria figlia.

Non potevo negare che io ci stavo male per quella situazione, non avrei mai voluto dover scegliere tra la mia famiglia e un ragazzo ma in quel momento mi sentii come in un bivio: da una parte c'erano le persone che amavo di più al mondo ma che continuavano a tenermi in una bolla di plastica, mentre dall'altra c'era qualcuno che mi aveva scombussolato ogni piano e che lentamente era entrato nella mia vita. E non sarebbe stato facile per lui uscirne.

A proposito di lui...

Da quando era successo quello che era successo non ci eravamo visti molto: lui era sempre al locale e la notte lavorava ancora più di prima e da quel che avevo capito il pomeriggio faceva dei turni extra per allenare le nuove reclute-stripper. Io la mattina ero all'università e il pomeriggio studiavo perció l'unico momento libero della mia giornata era la sera ma non riuscivamo mai ad incastrare gli orari. Nell'ultimo mese ci eravamo visti si e no cinque o sei volte e iniziavo anche a farmi delle paranoie.

Che fosse davvero come dice Jongho? Mi voleva soltanto entrare nelle mutande? E la frase che aveva detto quel giorno...che fossi la sua ragazza non contava nulla, quindi?

Con tutti quei pensieri ci riempii la stanza e, quando mi decisi a voler fare qualcosa, interruppi il mio studio: tanto non sarei riuscita a studiare ed erano almeno sette volte che rileggevo la stessa riga. Presi il telefono e decisi di scrivergli.

 Presi il telefono e decisi di scrivergli

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