10 il viaggio

3.1K 130 21
                                    

Erano in viaggio ormai da un ora, Sanem, china sul suo quaderno scrive fitto fitto, aveva in arretrato molto da scrivere, erano passati già tre mesi dall'inizio di questa avventura, tre mesi che lei e Can erano sposati, ed ora erano diretti alle Galápagos, finalmente realizzava il suo sogno, trasferirsi alle Galápagos e li scrivere il suo romanzo, Beh il romanzo era già stato scritto, anzi due, questo era il terzo, la conclusione dopo aver sposato il suo amore.

Lo guardò, era addormentato o faceva finta, non riusciva a capirlo ma non importava, poteva ammirarlo senza che lui se ne accorgesse.

La hostess passò chiedendo se avevano bisogno di qualcosa, lei prese due te, ma non era buono come quello che preparava lei.

Fin dal primo giorno che si erano incontrati

"mi chiamo Sanem"

"Sanem" era rimasta incantata, non immaginava che un capo potesse essere così, così, sexi in primo luogo, poi dolce, generoso, altruista

"A cosa pensi" Sanem sobbalza presa alla sprovvista "Al nostro primo incontro, no al secondo"

"In ufficio?"

"Si, a quanto ero stata goffa quando mi hai chiesto come mi chiamavo"
"In effetti si eri stata proprio goffa, ma non lo avevo notato, avevo notato il tuo coraggio nonostante tutto poi i tuoi occhi, mi avevano incantato, cosi puri e sinceri" Poi indicando il quaderno "Hai già finito di scrivere?"

"No non ancora, devo annotare ancora molto, ho tutto in testa che mi frulla, come una giostra"

"Ho sempre ammirato la tua memoria fotografica, ricordi a memoria ogni cosa è sconcertante"

"Si può essere una cosa positiva ma anche negativa, perché ti fa comunque rivivere le stesse cose tante volte "

"Posso leggere?"

"No non finché non sarà terminato"

"Allora raccontami tu qualcosa ..."
"cosa vuoi che ti racconti?"

"Raccontami dell'ospedale, non ne abbiamo mai parlato, so che è un argomento molto duro per te, ma ..."
"Si, ora sono pronta a raccontartelo "Can la guarda, con un nodo alla gola, non sa che questo sarà un racconto che lo toccherà nel suo profondo e che si porterà questo per tutta la vita.

"Quel giorno dopo che tu te ne sei andato, io mi sono seduta a riflettere, non credevo te ne saresti davvero andato, ma dopo ho realizzato le tue parole, erano passati dieci minuti, ti ho chiamato, ma il tuo telefono era spento, ho preso un taxi ma a casa non c'eri, sono andata al rifugio ma niente, in azienda, anche li nulla, ero disperata non ti trovavo. Alla fine sono tornata a casa, ho parlato con Leyla ed Embre ma anche loro non sapevano nulla. "Una lacrima solitaria scese " Mi sono chiusa in camera, provavo a chiamarti, ma il telefono era sempre staccato, li ho capito che eri partito che non saresti tornato, sono passati giorni, non uscivo dalla camera neanche per mangiare o farmi una doccia. Dopo una settimana, mamma entrò in camera e senza parlare si sedette nel mio letto enei suoi occhi leggevo la preoccupazione e vedevo riflessa me stessa.

Dormivo spesso, forse spossata dal digiuno e dai pianti, quando dormivo gli incubi mi tormentavano, e nel sonno urlavo, Leyla e i miei genitori accorrevano e cercavano di consolarmi, ma inutilmente. Gli incubi tornavano, sognavo te che te ne andavi, che mi lasciavi. Dopo una settimana chiamarono il medico, che mi mise delle flebo, ormai non mangiavo da troppo tempo. Poi iniziarono le crisi" Le lacrime cominciarono a scendere copiose, ma non si fermò, continuò il suo racconto." Durante gli incubi veniva il dolore, un dolore atroce, che partiva dal cuore fino alla pancia, così forte che mi paralizzava, anche solo respirare era doloroso, duravano anche minuti, poi svenivo. Papà durante queste crisi mi stringeva a se e piangendo mi cullava. Poi le crisi apparvero anche da sveglia, così all'improvviso, e li decisero di ricoverarmi, le crisi erano forti, io mi stavo lasciando morire "Sanem guardava Can, anche lui piangeva, e in quel momento si sentiva morire, si sentiva colpevole.

"Mi ricoverarono, i primi giorni non li ricordo, mi avevano sedata, dormivo giorno e notte, da incosciente le crisi non apparvero cosi provarono a svegliarmi, prima per poco, poi per una giornata, ma le crisi tornarono, forti come prima, ma non c'era papà a cullarmi ero sola, e un giorno mi trovarono sul tetto, volevo farla finita, la mia vita non aveva più senso senza di te. Li incontrai Denize, lei mi convinse che non aveva senso buttarsi, che se non riuscivo a dimenticarti, forse non dovevo farlo, ma magari dovevo solo aspettarti che prima o poi saresti tornato. Questa fu la soluzione migliore, le crisi c'erano sempre ma grazie alle medicine stavano diminuendo, poi sempre con l'aiuto di Denize trovai casa lontano da tutti i miei ricordi, e li che poi ho iniziato a scrivere e questo mi ha fatto bene in un certo senso sono rinata come la fenice. E li poi mi hai trovata."

Can le prese la mano, con le lacrime agli occhi "non avevo idea di tutto questo, sono stato proprio un egoista, mi dispiace tu abbia dovuto passare tutto questo, non mi darò mai pace" dentro di se un dolore forte si affacciò

" Te l'ho voluto raccontare, perché tu capisca quanto è grande il mio amore per te" Sanem accarezza la guancia di Can e con il pollice ne asciuga una lacrima

"Quando ho lasciato l'ospedale, ferito perché tu mi credevi capace di aver bruciato il tuo quaderno, avevo visto nei tuoi occhi il risentimento. Sono andato via perché mi vedevo violento, geloso ero diventato una persona cattiva, ho preso la mia sacca con qualche cosa, ho mandato un messaggio ad Embre e ho spento il cellulare, il mio cuore era vuoto, in mare per giorni non ho dormito, ti vedevo da per tutto, non osavo chiudere gli occhi per paura di sognarti, volevo tornare indietro dirti che mi dispiaceva, ma ti immaginavo felice con Ygit, pensavo mi avessi dimenticato, che stessi meglio senza di me. Prima il mare mi dava conforto, ma più navigavo e più mi allontanavo da Istanbul più il dolore nel mio petto si ingrandiva e non riuscivo a respirare, andavo al timone e guidavo per ore, cosi da stancarmi e poter avere qualche ora di pace dormendo. Ho persino pensato di buttarmi in mare per porre fine a questo dolore che mi tormentava, ma ogni volta sentivo la tua voce che mi chiamava, che mi diceva di tornare, ma poi non le davo retta, il mio orgoglio, sempre lui "Fece una pausa e guardò negli occhi sua moglie


" Durante il mio viaggio, le poche volte che sono sceso a terra per fare la spesa, ogni volta pensavo che se tu fossi stata accanto a me quel luogo ti sarebbe piaciuto, mi avresti raccontato qualcosa, magari una leggenda...

Un Milione Di Anni Con Te (completo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora