Caffè

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Il giorno dopo mi svegliai in bagno. Nella stanza accanto, la sveglia suonava ininterrottamente. Mi sollevai a fatica e la spensi, grata di quel silenzio. Le mie condizioni erano pietose. Avrei voluto non andare a lavoro, ma il mio animo Grifondoro non me lo permise. Feci una doccia veloce e indossai i soliti abiti eleganti. Sistemai i capelli in uno chignon, sperando non si notasse tanto il nuovo colore. Purtroppo non potei fare nulla per gli occhi, neanche con la magia. Al momento sembravo immune a qualsiasi incantesimo. Indossai quindi degli occhiali da sole, conscia che la cosa sarebbe sembrata più che strana. Come sempre, fuori infuriava il vento e dovetti avvolgermi per bene nel cappotto per raggiungere incolume l'ingresso al ministero.

Quando finalmente fui al riparo, lasciai un sospiro di sollievo, che se avessi potuto, avrei ritirato. Tutti, ma proprio tutti, mi fissavano straniti. Mi resi conto solo in quel momento che non somigliavo per niente a Hermione Granger. Ignorai i loro sguardi curiosi e mi recai alla portineria. <Bacchetta prego> porsi la bacchetta al ragazzo. <Questa è la bacchetta di Hermione Jane Granger. Gliel'ha rubata?> gliela strappai di mano, oltraggiata e inferocita. <Cosa?! Spero tu stia scherzando Cadetto Morris.> probabilmente il povero mulatto riconobbe la mia voce, perché divenne cinereo e in meno di un secondo mi liberò il passaggio verso l'ascensore, balbettando scuse confuse. Dissi all'addetto del montacarichi di portarmi al terzo piano e mi mantenni il più vicino possibile alle porte. Una volta raggiunta la mia destinazione, mi fiondai lungo il corridoio, la testa bassa e la borsa stretta sotto il braccio. Sussurrai la parola d'ordine e la porta di mogano scuro si aprì. Me la chiusi poi alle spalle, ansimando per l'ansia. Mi lasciai scivolare a terra e buttai gli occhiali sotto la scrivania. Sbattei ripetutamente i palmi a terra, lasciando che le lacrime mi scorressero lungo il volto. Non potevo farcela. Dopo una guerra, centinaia di morti e altrettante centinaia di famiglie spezzate. Famiglie a cui sono stati portati via bambini e ragazzi in tenera età, famiglie che hanno perso il padre. Case distrutte, persone innocenti uccise. Non potevo sopportare un'altra cosa del genere. Perché non potevo vivere tranquillamente la mia vita? Cosa avevo fatto di male per meritare tutto quello? Ero sola, non avevo i genitori, non avevo più i miei amici, non avevo un partner su cui contare. Non avevo nulla apparte un gatto e Ginny, la mia cara Ginny. Sconvolta da quello che suo fratello e il suo ragazzo mi avevano fatto, aveva lasciato il moro, giusto pochi mesi prima del matrimonio. Si era trasferita, abbandonando la sua famiglia, disgustata. Aveva abitato a casa mia per qualche mese poi, come chiunque altro, aveva trovato l'amore in un giovane mago. E io ero rimasta sola, di nuovo. Mi sedetti alla scrivania, tenendo la testa tra le mani. La voglia di lavorare in quelle condizioni era nulla. Volevo soltanto uscire e, nonostante il freddo, andare a camminare al parco davanti casa. O rifugiarmi in qualche bar, a bere cioccolata calda. <Mezzosangue> sollevai la testa di scatto, concentrando tutta la mia attenzione sulla porta. Un biondo platinato fece capolino, con il suo solito ghigno sprezzante sulle labbra. Indossava anche lui degli occhiali da sole, e la cosa mi risultò parecchio strana, dato che non perdeva mai tempo a mostrare quanto blu fossero i suoi occhi e bla bla bla. <Che vuoi Malfoy?> Solo in quel momento mi resi conto che io NON indossavo gli occhiali. Erano nascosti da qualche parte sotto la scrivania. <Uh, calmina Granger. Che hai fatto ai capelli? Nuova tinta?> scossi la testa, tenendo lo sguardo basso. Ad un tratto la matita souvenir di Parigi era molto interessante. <Beh, stai peggio di prima. Comunque, ho finito il caffè, quindi prendo il tuo.> alzai un sopracciglio. Malfoy era molto cambiato dopo la guerra, ma come un bullo che si rispetti, stava tentando di non darlo a vedere. Fallendo miseramente. Quando, qualche settimana prima, lo avevo introdotto al caffè, aveva sbuffato, alzato gli occhi al cielo e sputato fuori qualche insulto. E adesso ne è dipendente. In più, avendo io la macchinetta più evoluta della sua, passa ogni mattina minimo 4 volte, usando sempre la stessa scusa. È ricco sfondato, che se la compri! <Che hai fatto agli occhi?> la sua domanda mi riportò al presente. Cazzo. <Nulla, solo... cose da babbani.> di solito a quella risposta faceva una smorfia disgustata e andava via, ora invece, sembrava più interessato del solito. <Non me la bevo, Granger.> mi alzai e sbuffando lo spinsi fuori dalla stanza. <Non sono affari tuoi, Malfoy. Ah e dato che ti vanti tanto delle tue proprietà e dei tuoi soldi, comprati una macchinetta nuova!> gli sbattei la porta in faccia, tornando poi al mio posto.

𝗦𝗘𝗜 𝗕𝗘𝗟𝗟𝗜𝗦𝗦𝗜𝗠𝗔, 𝗚𝗥𝗔𝗡𝗚𝗘𝗥  𝗗𝗿𝗮𝗺𝗶𝗼𝗻𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora