Casa

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Mi allontanai disgustata, squadrandolo da capo a piedi. Andai a sbattere contro il petto di Malfoy, il quale mi cinse la vita con un braccio. <Herm...> lo guardai scuotendo la testa. <Cosa ci fai qui? Non hai il diritto di stare qui. Tu non devi parlarmi, non devi neanche guardarmi!> impugnai la bacchetta e gliela puntai al petto. <Vattene, vattene.> la vista diventò offuscata, ma non volevo piangere davanti a lui. <Herm, posso spiegarti... cosa ci fai con Malfoy?> La sua voce aveva cambiato tono. Strinsi il braccio di Draco, tanto da lasciargli i segni delle unghie. <Toglile le mani di dosso, lurido Mangiamorte!> Harry puntò la bacchetta contro al biondo. <Harry, non ci provare. Lui sta con me. Lui vuole stare con me e mi ama, mi vuole bene. Non come te e Ronald. Non siete stati in grado di mantenere neanche un'amicizia!> Lui mi guardò confuso, continuando a tenere il mio ragazzo sotto tiro. <Harry, giuro su Dio che se non abbassi la bacchetta chiamo la polizia. Ora se non ti dispiace, devo entrare dentro casa e prendere le mie cose. Da oggi vivrò al Manor, voi non entrerete mai. MAI. LI starò al sicuro e... e voi non...> singhiozzavo, mentre le lacrime mi rigavano le guance. Il moro abbassò la bacchetta e io trascinai Draco dentro casa. Chiusi la porta a chiave, applicai due incantesimi di protezione, spostai il divano... <Hermione, Hermione, calmati... shh, va tutto bene...> mi lascia cadere tra le braccia del biondo, mentre lui mi accarezzava i capelli. <Dai, prendiamo le tue cose e andiamo a casa, ok?> annuii, salendo al piano superiore. Feci un incantesimo d'allargamento alla valigia e ci buttai dentro tutti i vestiti, i libri e i vari cosmetici. <Finito! Andiamo via da qui ti prego.> lui sorrise, porgendomi la mano.

Una volta tornati al Manor, rimanemmo a bocca aperta. <Mamma... si può sapere cosa stai facendo?> Un'enorme pila di bauli e scatole di stagliava nel mezzo del salone e cresceva man mano che arrivavano gli elfi. La signora Malfoy spuntava con concentrazione una lunghissima lista, indossando degli occhialini rotondi. <Oh ciao ragazzi! Avete già fatto? Ho pensato che per lasciarvi più privacy potrei andare nella nostra villa in Francia... te la ricordi Draco? Era tanto che volevo tornarci...> avanzai verso di lei, scuotendo la testa. <Oh no, Narcissa, non serve... la prego, è casa sua, questa.> Lei rise, accarezzandomi la guancia. <No cara, questa è casa di Draco, parte dell'eredità di suo padre. E comunque, state tranquilli, starò bene! Vi ho liberato la camera matrimoniale!> rise indicando la pila alle sue spalle. Le sorrisi, ringraziandola. Pochi minuti dopo stava entrando nel camino. <Ah, un'ultima cosa, abbiate pietà per quel letto... ne ha passate tante!> arrossimmo entrambi salutandola con la mano. <Tua mamma è un mito.> mi girai verso il biondo ridendo. Lui mi guardò qualche secondo, prima di baciarmi. Gli portai una mano al volto. Mi prese in braccio, Salendo velocemente le scale. <Andiamo ad inaugurare questo cavolo di letto!> risi affondando il volto nel suo petto. La camera padronale era a dir poco enorme. Salotto, camino, doppio bagno, una cabina armadio grande quanto la camera di Draco(che non era per niente piccola) e una gigantesca finestra. <Caspita che bella camera, poteva darmela prima mia mamma.> lo guardai aggrottando le sopracciglia. <Non sei mai entrato qua? Neanche quando avevi gli incubi da piccolo?> lui rise. Una risata malinconica, triste. <No. Non era uno molto affettuoso Lucius. Ma adesso basta parlare. L'unica cosa con cui stai meglio della mia tuta è il nulla.> risi, sbottonandogli la camicia. <Ora sta zitto e baciami.> mise la mano sulla fronte a mo di saluto militare e mi accontentò. Si sedette sul letto, continuando a baciarmi. Gli tolsi i pantaloni mentre lui mi spogliava dei vestiti e dell'intimo. <Ti amo.> lo baciai, mentre affondava in me. La stanza vuota aumentò i nostri sospiri. Le sue mani cercarono le mie, le strinse, facendo forza e schiacciandomi contro il materasso. Girai gli occhi all'indietro, respirando affannosamente. Raggiungemmo l'amplesso in poco tempo, stretti l'uno tra le braccia dell'altro. <Non provare a inchiodarmi qui. È ora di pranzo e ho fame. E molto probabilmente dovrai portarmi in braccio al piano di sotto.> il ragazzo scoppiò a ridere, passandomi intimo e vestiti. Feci per alzarmi ma lui mi prese in braccio, scendendo le scale velocemente.

𝗦𝗘𝗜 𝗕𝗘𝗟𝗟𝗜𝗦𝗦𝗜𝗠𝗔, 𝗚𝗥𝗔𝗡𝗚𝗘𝗥  𝗗𝗿𝗮𝗺𝗶𝗼𝗻𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora