Capitolo 24

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Trascorsero tre ore prima che Raven si svegliasse, io e Octavia facemmo i turni per riposare, un'ora toccava a me e l'altra a lei.
Nonostante l'ora concessa di riposo, non riuscivo a chiudere occhio, ero troppo impaziente di sapere cosa sarebbe successo.

Gli occhi di Raven si aprirono lentamente, perlustrò i dintorni con lo sguardo e quando capì che era incatenata, si agitò terribilmente. Per una questione di sicurezza, l'avevamo ammanettata alla sedia, nel caso il chip funzionasse ancora.

"Calmati Raven, sono io, Octavia. Non ti preoccupare, ti libererò non appena sapremo la verità" La guerriera del cielo intervenì, rassicurando la sua amica , accarezzandole il viso.

Io stavo guardando in lontananza, avevo bisogno di seguire ogni suo movimento, ogni singola parola che sarebbe uscita dalla sua bocca, dovevo essere certa che ciò che stava facendo era naturale.

"Che ci fa lei qua? Cosa mi avete fatto? Di quale verità stai parlando?" La meccanica era agitata, aveva le pupille dilatate e il sudore che le scendeva, la tensione era palpabile.

"A.L.I.E. se in questo momento ci stai ascoltando, esci che ho un paio di domande per te" affermai nella speranza di non sentire qualcuno.

"Lexa sei impazzita? Con chi stai parlando?"

"Monty rimuovi il chip, vediamo se ha funzionato" ordinò la mora

"Octavia che diamine sta succedendo?"

"Ti stiamo salvando"

Monty taglio la pelle ed estrasse piano piano il chip facendo attenzione a non danneggiare alcun nervo, le urla di Raven questa volta furono soffocate dal tovagliolo di stoffa che aveva in bocca.
Aveva funzionato veramente. Il chip era disattivato e fuori dal corpo della ragazza. Tirai un sospiro di sollievo. C'era speranza di vincere questa guerra. Finalmente stavo vedendo uno spiraglio di luce in questo tunnel infinito.

"Ce l'abbiamo fatta! Possiamo finalmente sconfiggere questo essere" Affermò la mia complice

Le abbozzai un sorriso, ero contenta che avevamo scoperto un'arma da utilizzare contro di lei, ma non ero sicura se potevamo realmente distruggerla completamente.

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La mattina successiva fu molto tranquilla, preparammo nuovamente le valigie e partimmo per il piccolo villaggio. Raven era ancora scossa dalla scorsa notte, in più aveva un dolore atroce al ginocchio, segno che era totalmente tornata in lei. Luna mi osservò da lontano per tutto il tempo anche se pensavo che tenesse d'occhio tutti quanti. La verità era vicina e noi stavamo per scoprirla.

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Il villaggio era piccolo e pressoché disabitato, c'erano poche persone in giro e qualcuno fra quelli erano i superstiti di quella carneficina. Le loro condizioni erano pessime, avevamo diversi tagli sul corpo, probabilmente causate dalle svariate cadute per sfuggire da quell'essere. I loro lamenti riempivano le mie orecchie e rimbombavano nella mia testa. Il dolore atroce di ossa rotte, di ferite infette, il malessere generale mi creava altrettanto dolore, sapere che io non ero presente a difendere e salvare la mia gente.

Una mano si appoggiò sulla mia spalla, girai di poco la mia testa e mi ritrovai a fissare quei occhi stupendi pieni di affetto, amore per me. Le rivolsi un piccolo sorriso e mi lasciai andare, appoggiando la mia testa sulla sua calda mano, cullandomi della sua rassicurazione.

"Lascia che mi prenda cura della nostra gente ora. Tu vai a riposare che ti vedo affaticata" sussurrò al mio orecchio.

Annuì e la lasciai fare, mi andai a coricare in una stanza e mi addormentai immediatamente.

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Mi risvegliai dopo un'ora con un corpo vicino al mio e un braccio attorno alla mia vita, i piccoli colpetti di aria che sentivo dietro al collo e che provenivano dall'organismo accanto mi rilassavano, quel dolce odore che inebriava le mie narici lo avrei riconosciuto ovunque. Evidentemente non ero l'unica stremata dalla situazione, Clarke riposava tranquillamente accanto a me. Mi girai per guardarla meglio e aveva il viso rilassato, un paio di ciocche bionde che le invadevano la faccia, le labbra socchiuse mentre respirava tranquillamente.

Le spostai dietro l'orecchio quei capelli fuori posto e poi le baciai la fronte prima di liberarmi della sua presa ed alzarmi dal letto per controllare la situazione al di fuori.
La casetta in cui stavamo era silenziosa a differenza di quando eravamo arrivati, nessun gridolino, nessun rumore di alcun genere, sembrava che tutti fossero spariti.
Uscì dalla struttura e mi ritrovai mia sorella appoggiata sulla parete a fissare quelle poche persone che vivano qua.

"Hai dormito bene sorellina?" Mi chiese improvvisamente

"Direi di sì. Che è successo ai nostri feriti? Non sento più nessuno che urla"

"Clarke li ha guariti. Non so esattamente che ha fatto ma dopo che li ha visitati, nessuno si è poi lamentato"

"Li ha sedati? Stanno dormendo?"

"Come ti ho detto, non lo so. So che

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