Capitolo 15

898 52 6
                                    

Clarke's POV
Eravamo in questo villaggio da giorni, probabilmente ci avremo vissuto il resto della nostra vita qua. Tutti quanti si erano ambientati bene, la gente del posto era gentile e molto disponibile, soprattutto la famigliola che avevamo incontrato il primo giorno che eravamo arrivati, composta dalla madre e il padre e da due gemelli di dodici anni, Kent e Cece, l'idea di averli come vicini o anche come solo concittadini non mi sarebbe dispiaciuta.
Il malumore iniziale era finalmente passato a tutti e l'idea di costruire un futuro qua si era fatta più viva che mai. Era un posto tranquillo, distante dalle terre proibite e abitato da gente a posto, nulla di più perfetto.

Luna's POV
"Possiamo fare una sosta per favore?" Urlò Karlie, la mia fidata guaritrice
"Non fare la smidollata e continua a camminare" Gridai a mia volta
Karlie non era mai stata una persona resistente, coraggiosa, brava a combattere, conosceva bene il suo ruolo e si limitava a fare solo quello. Erano ormai anni che era al mio servizio e ogni volta che dovevo uscire per una missione, lei era sempre stata la mia compagna di avventura, probabilmente non sopporterei l'idea di non averla più al mio fianco.
Notai che Lexa era stranamente più silenziosa del solito, camminava a passo spedito e non si curava di quelli che rimanevano indietro. Io ero a qualche metro indietro da lei e osservavo con accuratezza ogni suo movimento e riflettevo su quanto mi ero persa della sua vita, delle sue relazioni e dei suoi pensieri, ora come ora non saprei indovinare cosa stesse passando per la sua testa, anche se un indizio ce l'avevo: Clarke.
Questa fantomatica ragazza che le aveva rubato il cuore, che occupava perennemente la sua mente, che tormentava ininterrottamente la sua anima, che aveva trasformato totalmente la persona che una volta conoscevo e che adesso non era altro che uno sbiadito ricordo. Questa misteriosa giovane dai capelli biondi e gli occhi azzurri pieni di speranza, con un cuore da leone e altruista come pochi, così simile alla mia sorellina ma anche così diversa, la mia più grande curiosità e quindi il mio più grande tormento sin da qualche giorno.
Raggiunsi velocemente la mora e per qualche minuto camminai a pari passo con lei, aveva sempre la stessa espressione, cupa, indecifrabile, leggerle la mente era un'impresa impossibile.
"Cosa hai per la testa?" Chiesi dalla troppa curiosità
Il suo sguardo rimase fisso sulla strada, continuò a muoversi, e a bassa voce, come se non volesse fare sentire a nessuno ciò che mi stava per dire, mi rispose "Mi sto immaginando ogni scenario possibile e immaginabile che lei avrebbe potuto passare dopo la mia presunta morte. Quella lettera mi ha fatto riflettere molto, non riesco a pensare ad altro, a come si sarà sentita, a come si sente adesso, mi domando se mi pensa, se le manco, se è già riuscita a superare la mia morte, dov'è ora, se l'abbia già detto a Titus..."
La fermai subito, non volevo sentire altro, non sarei riuscita a sentire altro. I suoi tormenti turbavano anche me, sapere che una persona aveva così tanto potere su un'altra, mi preoccupava molto.
"Non ti preoccupare, andrà bene" dissi, con tutta la convinzione che riuscivo a fingere di avere, volevo che lei si sentisse bene, sollevata, ma dalla sua faccia era chiaro che non ero riuscita nel mio intento.
Passeggiammo in silenzio per il resto del tempo, primo che si fece buio e la strada si fece sempre più oscura, fin quando non scorgemmo una piccola luce provenire da qualche migliaio di metri più in là, che probabilmente veniva da un villaggio, il luogo dove sapevo benissimo chi ci abitava e chi si era appena stabilito.
Percorremmo quei metri sempre in assoluto silenzio, gli unici suoni che si sentivano erano i rumore dei nostri passi e delle foglie che si disintegravano sul terreno dopo essere stati calpestati.

Lexa's POV
Arrivammo in questo piccolo villaggio, probabilmente abitato da contadini date le vaste terre che li circondava, dove avremmo passato la notte e poi saremmo ripartiti subito all'alba, Luna non mi aveva voluto dire nulla riguarda al posto in cui Clarke era, e questa incognita mi uccideva. Mi avvicinai alla porta di una casa, suonai il campanello e bussai successivamente, aspettai che qualcuno venisse ad aprirmi in modo da chiedere ospitalità, l'attesa non fu lunga, solo qualche attimo dopo, una donna con i capelli arruffati e gli occhi un po' assonati mi aprì la porta e poi mi sorrise, aveva un bellissimo sorriso, e mi chiese con molta gentilezza il motivo della mia visita.
"Mi scusi per l'orario, signora, io e i miei amici stiamo cercando un posto dove dormire per questa notte, mi chiedevo se ci poteva cortesemente aiutare, le promettiamo che non arrecheremo nessun danno e qualora ci fosse, la ripagheremo" risposi con molta educazione
Mi diede un altro sorriso bonario che non era altro che il preludio di una cattiva notizia.
"Mi dispiace informarla che siamo al completo, altri forestieri sono venuti a chiederci ospitalità, cosa che abbiamo gentilmente concesso, mi duole molto negarla a lei e ai suoi amici, ma non abbiamo altri posti letto disponibili."
"Capisco perfettamente, sa per caso a chi potremmo rivolgerci che ha qualche posto libero?"
"Non saprei esattamente, adesso provo a chiedere a uno dei miei ospiti"
Attesi qualche minuto sulla soglia della porta, mentre gli altri mi aspettavano fuori, a qualche metro lontano da me mentre mi osservavano e aspettavano a loro volta, un'altra donna si fece avanti, dalla chioma bionda molto familiare, così come i suoi movimenti, e la sua voce, fin quando non vidi perfettamente il suo viso, che era più che familiare, e la sua espressione era uguale alla mia, di stupore, eravamo entrambe senza parole, probabilmente perché non ce n'erano. I suoi zaffiri guardavano dritto nei miei smeraldi, il mio battito accelerava ogni secondo che passava, il respiro sempre più affannoso, e il mio corpo più tremolante.
Lei era sbiancata, alla mia vista la sua pelle era diventata pallida, sudava freddo, e sembrava avesse i miei stessi sintomi.
Nessuna parola era stata ancora proferita, il silenzio era padrone e nessuna delle due sembrava volesse prendere il comando, finché una terza persona ci raggiunse e disse il mio nome. Quel richiamo mi riportò nel mondo reale, nel mio corpo e nella mia coscienza, distolsi il mio sguardo da lei dopo quel continuo fissare, e lo rivolsi alla proprietaria della voce, nonché amica della persona che avevo davanti e che mi stava ancora guardando, Octavia.
"Pensavamo che fossi morta" Affermò Octavia
"Lo so" risposi semplicemente
E improvvisamente un corpo toccò il mio, un paio di braccia si avvolse alla mia vita e una testa si appoggiò sulla mia spalla e poco dopo riuscì a sentire il calore dell'altro corpo e la mia maglietta bagnarsi con le sue lacrime.
Avvolsi le mie braccia attorno al suo corpo e appoggiai a mia volta la mia testa sulla sua spalla e le sussurrai "Mi sei mancata Clarke"
Lei iniziò a singhiozzare e fra un singhiozzo e l'altro mi disse a bassa voce "mi sei mancata anche tu, Lexa"

Our Final Journey Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora