Ci guardammo ancora per qualche minuto senza dirci niente, fin quando il soggetto di fronte a me si alzò dal sedile e si avvicinò pericolosamente al mio corpo immobile.
Ero totalmente inerme alla sua presenza, il mio corpo era incredibilmente e terribilmente paralizzato, la mia testa stava scoppiando così come il mio cuore che non accennava a smettere.
Ero completamente in preda al panico e la consapevolezza che eravamo soli in quella tenda non aiutava affatto, anzi, peggiorava solamente la situazione."Sembri stare meglio" Affermò quello che adesso era il mio interlocutore
Non proferì parola per qualche minuto, fin quando il mio nodo in gola si sciolse e mi permise di parlare.
"Che ci fai qua?" Domandai con un po' di acidità."È questo il modo di parlare a colui che ti ha salvato la vita?" Replicò con molta tranquillità l'uomo
"E come esattamente mi avresti salvato la vita, Titus?" Ribattei duramente
"Semplicemente lasciando Nyko fare il suo lavoro. Avrei potuto ordinare di smettere ciò che stava facendo e lasciarti morire.
Alla fine non sei così forte come credi"Detto questo, tirò fuori dalla sua manica sinistra della sua tunica una piccola boccetta contenente uno strano liquido e me la mostrò.
"Questo è un raro e particolare veleno contenente una sostanza tossica che una volta arrivata al cervello, uccide tutte le cellule nervose presenti. Basta solo una goccia di questo per uccidere una persona poiché una volta che quel composto pericoloso entra in contatto con i globuli rossi del tuo sangue, si unisce ad essi ed è poi impossibile fermarlo. Oltretutto non esiste una cura o un antidoto che possa eliminare quella tossina, quindi non è altro che una condanna a morte.""Adesso capisco perché hai voluto che vivessi, così che sia tu a uccidermi, anche se non ti biasimo per quello che è successo. Per quello che le è successo. Credo proprio di meritarmi questa fine dopo tutto.
Quindi, avanti, fallo, versa una goccia del tuo veleno su una delle mie ferite, fai ciò per quello che sei venuto a fare: uccidimi""Lo desidero da quando ti ho vista la prima volta, e quella voglia cresceva ogni giorno di più, e infatti ho tentato ma ho fallito. Sei entrata nella sua vita e l'hai stravolta completamente, l'hai rovinata fino a distruggerla totalmente.
È morta per colpa tua, perché hai voluto trascinarla in quella stupida e pericolosa avventura senza pensare minimamente alle conseguenze che ci potevano essere. Sua sorella l'ha tradita, ha tradito la sua gente, ha tradito tutti quanti, e tu, voleva trovarla e riaccoglierla come nulla fosse. Sei solo un'imprudente e sciocca bambina, perché sua sorella è morta tanto quanto lo è lei ora.
Per quanto riguarda invece la tua morte, è un sogno troppo bello per essere trasformato in realtà. Nonostante non sia più tra i vivi, ho fatto una promessa a Lexa che ho intenzione di mantenere, quindi no, non morirai, almeno non per mano mia."Rimise a posto quell'arma letale e uscì dalla tenda, mi lasciò sola in compagnia dei miei rimorsi e sensi di colpa.
Titus aveva ragione, avevo ucciso Lexa.Pochi giorni dopo, il consigliere radunò il resto del gruppo nella mia tenda, dicendo che ci doveva parlare, ma purtroppo nessuna delle sue parole erano confortanti.
"Nessuno di voi potrà ritornare nelle terre di origine, nè ad Arkadia, nè in qualche terra terrestre, ma soprattutto a Polis. Nessuno vi dovrà vedere nè sentire, perché se qualcuno lo fa e nota che manca la persona più importante, si creerà il caos e voi, popolo del cielo, sarete additati e incriminati come i soli e unici colpevoli. Se uno di voi proverà di nascosto mettere piede in territorio terrestre, verrà immediatamente ucciso, quindi tenetevi alla larga dalla zona che per voi ora è diventata rossa"
"Quando potremo tornare dalle nostre famiglie?" Chiese con cautela Indra
"Finché nessuno si insospettirà e farà domande. Ma se quel momento dovesse arrivare, non so quanto saresti al sicuro in un posto in cui tutti pensano che tu sia coinvolta nella scomparsa della comandante"
Il suo messaggio era chiaro e forte: territorio terrestre uguale a morte.
Eravamo stati tutti implicitamente banditi dalle terre terrestri, sia noi del popolo del cielo, sia alcuni di loro che avevano solo avuto la sfortuna di venire con noi.
Il mio senso di colpa crebbe a dismisura, sapere che gli altri non potevano tornare dai loro cari perché adesso erano stati esiliati dalle loro stesse terre e questo era successo per una mia folle fantasia._
Erano trascorse due settimane da quel terrible evento, le mie ferite stavano guarendo bene e mia madre non smetteva di controllare come stavo nonostante le avessi detto esplicitamente che andava tutto bene. Perché era così: andava tutto bene, o almeno, era quello che mi ripetevo ogni mattina prima di alzarmi.
Il dolore non scemava, scompariva solo per qualche ora quando dormivo, ma come ogni notte, mi svegliavo di punto in bianco e quella fitta al petto ritornava. Stesso orario. Stessa intensità. Quello stato di sofferenza risucchiava la mia lucidità e mi spingeva dentro a un vortice di tormento continuo, stancante e distruttivo.
Dormivo così poco che dopo un paio di giorni avevo allucinazioni, e avevano tutte una cosa in comune: lei. La maggior parte delle mie fantasie la ritraevano viva e felice in qualche posto sperduto del mondo, nelle altre invece, la rivedo sul punto di morte, che chiedeva disperamente aiuto, quel tipo di richiesta che non potevo, non riuscivo a darle e questo mi straziava e consumava dentro.
Stavo scomparendo, nonostante avessi tutta la mia famiglia e i miei amici con me. Mia madre aveva perfino accettato di lasciare Arkadia per raggiungermi e controllare che io stessi bene, ma come si poteva stare bene, sapendo di aver rovinato la vita a tutti?Narratore esterno
Era distesa su un letto matrimoniale, la sua testa era appoggiata su due cuscini soffici e una parte del suo corpo, che andava dalle spalle fino ai suoi piedi, era avvolta da una delicata e calorosa coperta di pelle.
Era l’alba e i primi raggi del sole colpivano e illuminavano l’etereo viso che riposava in pace su quella morbido materasso.Aveva gli occhi chiusi e il corpo sembrava paralizzato ma riusciva a percepire la presenza di due figure nella stanza e capiva bene ogni parola che dicevano.
“È stabile, le ferite stanno guarendo bene e il corpo sta riprendendo le forze. Ci vorranno almeno altre due settimane per rimetterla in sesto. Fortunatamente non ha subito danni cerebrali o lesioni che in qualche modo le potevano essere fatali. Non dovrebbe avere ripercussioni gravi, o almeno stando alle ferite riportate dall’esplosione.
Il suo stato di coma è temporaneo ma stando al tempo trascorso dall’incidente, è piuttosto considerevole e riflessivo, ma comunque non c’è da preoccuparsi tanto perché come le ho già spiegato in precedenza, non avendo ricevuto alcun tipo di danno permanente o letale, predico che il suo risveglio sia imminente” disse una voce maschile“Capisco perfettamente, dottore. Grazie per l’enorme aiuto che ci sta dando” Affermò, questa volta, una voce femminile
“Sempre a sua disposizione” Si congedò poi l’uomo
La donna invece rimase nella camera e si sedette sulla sedia di legno che stava proprio a mezzo metro dal letto, poi ripose il suo sguardo sulla figura apparentemente dormiente.
Appena ebbe la forza e il controllo di aprire gli occhi, il soggetto disteso lo fece, girò leggermente il viso e, dopo tanto tempo rivide quelle iridi marroni che non vedeva da quando lei fuggì.
Le sue pupille si dilatarono, il suo battito accelerò e le si soffocò in bocca le parole per quanto fosse sorpresa di vedere quella determinata persona.“Buongiorno sorellina” La salutò la donna
“Oppure ti dovrei chiamare Heda?”
Spazio autrice
Lo scorso capitolo è stato un po' di passaggio, spero che questo sia meglio ahahah

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Our Final Journey
FanfictionLa storia riprende dalla 3x07, dopo che Clarke è uscita dalla stanza di Lexa