Capitolo 20

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"Heda, gli Skaikru. Sono gli Skaikru che hanno fatto tutto questo. Sono loro che hanno ucciso tutte quelle persone e che mi hanno attaccato"

Il mio stupore e quello dei presenti era ravvisabile sulle nostre facce, quella rivelazione aveva scosso tutti, Clarke aveva cercato invano di richiamarmi alla realtà ma le parole del mio maestro continuavano a risuonarmi nella testa e non riuscivo a elaborare ciò che era stato appena pronunciato.

"Lexa!" Mi chiamò nuovamente Clarke, con un tono più deciso e stringendomi la mano.

Il mio cuore stava battendo all'impazzata e lo sguardo preoccupato della bionda non aiutava affatto.

"Possiamo parlare fuori?" Mi domandò, stringendomi più forte la mano.

Feci cenno con la testa e mi trascinò fuori, lontano da tutti, avevo la mente annebbiata e non riuscivo a pensare chiaramente. Non ero in me. Avevo bisogno di riprendermi, anzi, dovevo riprendermi. Il mio popolo aveva bisogno di me, della comandante, di un punto di riferimento e io, in questo momento, non ero in grado di darglielo. Avevo abbassato la mia guardia, avevo lasciato andare le mie insicurezze e questo era capitato, completamente scioccata e immobilizzata dalla notizia.

"Lexa, mi senti? Stai bene? Mi stai ascoltando?" Mi chiese ininterrottamente Clarke

E così come era arrivato, se n'era andato via, lo stupore, lo shock iniziale era sparito, la nebbia nella mia testa si stava sfoltendo e io stavo iniziando a vedere più chiaramente.

"Titus sta mentendo. Ci vuole mettere nuovamente una contro l'altra. Per questo sta accusando il mio popolo di quel massacro." Tentò di spiegarmi

Io scossi la testa, per quanto avrei voluto credere alle sue parole, ero certa che nonostante l'odio che provava nei suoi confronti e sulla nostra relazione, lui non avrebbe mai mentito su una cosa del genere per separarmi da lei.

"Per quanto Titus voglia dividerci, non credo farebbe mai una cosa del genere, Clarke"

"Quindi credi veramente che siamo stati noi a fare tutto quello?" Mi domandò con gli occhi lucidi, incredula di ciò che stavo dicendo

"Penso che lo scopriremo appena arriveremo ad Arkadia" risposi freddamente e ritornando dentro la tenda per ulteriori spiegazioni dal superstite, lasciando a malincuore la mia ragazza dietro, completamente ferita dalle mie affermazioni

Titus era ancora sdraiato cosciente, mi stava fissando, prima di iniziare a parlare con lui, ordinai alle guardie di uscire e di non fare entrare nessuno.

"Hai mosso delle accuse abbastanza gravi, quindi parla, raccontami ciò che è successo" ordinai freddamente

"Il loro capo, l'uomo nero era a capo di tutto. È stato lui a colpirmi.
Erano in centinaia, erano così tanti che non abbiamo fatto in tempo a chiamare tutti gli uomini e a preparare una difesa adeguata per il loro attacco. Hanno fatto inginocchiare tutti, hanno minacciato di ucciderci se non avessimo fatto così come dicevano loro"

"Ovverosia?"

"Dovevano ingerire un chip. Hanno detto che una volta fatto, sarebbero stati salvi. Non so esattamente cosa sia successo, ma dopo aver preso quella piastrina, la gente si è unita a loro e da cento sono diventati mille, fin quando non c'era più nessuno da convertire. Ciò che ho visto Heda, non avrei mai immaginato di vederlo. Sono stati spietati, non hanno battuto ciglio a rovinare la vita al nostro popolo. Donne, bambini, disabili, li hanno presi tutti."

"Parli per gli altri e non per te, perché?"

"Io ero in cima alla torre, ignaro ancora di ciò che stava realmente accadendo. Avrei voluto proteggere quelle persone, ma ormai era troppo tardi e loro erano troppi numerosi.
Comunque, prima che quell'uomo mi colpisse, mi ha detto di riferirti una cosa"

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