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Erano giorni che viaggiavamo su quella barca e per giorni mi aveva circondato il nulla.

Ero stanca e più ci allontanavamo più l'aria si faceva gelida, mi strinsi per trovare un pò di calore, i miei vestiti non erano adatti a quel clima pungente.

Olcan vedendomi, prese la sua pelliccia e me la poggiò sopra le spalle, dicendomi che eravamo vicini alla nostra destinazione.

Rimase con una leggera maglia che lo avrebbe protetto ben poco da quel freddo e quando aprii bocca per farglielo notare, mi zittii con un semplice "non ne ho bisogno".

Quell'uomo era un mistero, non aveva parlato molto in quei giorni, solo per dare ordini ai suoi compagni ed io, avevo passato la maggior parte del tempo con Fenris o con suo fratello Aren che si era rivelato una piacevole compagnia.

Era un ragazzo solare, molto diverso da Olcan o da Brynyar ma probabilmente per la sua giovane età.

Il tempo passava lento e sembrava che quel viaggio in mare non dovesse finire mai, solo nel tardo pomeriggio tutti gli uomini che si trovavano sulla nave si alzarono e  cominciarono a cantare, rivolgendo lo sguardo verso un punto preciso, era un canto lento e nostalgico che trasmetteva tristezza e malinconia.

Curiosa chiesi ad Aren cosa stessero facendo e mi rispose con talmente tanto fervore da comprendere che lo ritenevano un atto importante.

"Stanno onorando la nostra terra e ringraziando gli dei per aver fatto ritorno"

Quel popolo aveva una concezione della propria casa che mi era sconosciuta.

Adoravano e veneravano quel pezzo di terra come se fosse una divinità, qualcosa di assolutamente indispensabile per le loro vite.

Mi rivolsi nella direzione in cui guardavano tutti e rimasi ammaliata da ciò che vidi.

Il canto dei Wulfgar si univa a quello delle onde che andavano a morire su una spiaggia nera come la notte, in netto contrasto con le montagne ghiacciate e candide che emergevano fiere in quella terra desolata.

Il tempo sembrava perdere consistenza di fronte a quello splendore, la realtà intorno a me era scemata, mi sentivo incredula e totalmente persa in quello spettacolo.

Ripresi coscienza di ciò che accadeva intorno a me solo quando le navi attraccarono al porto e Olcan mi richiamò per farmi scendere.

Ad aspettarci vi erano molte persone e tra loro riconobbi la figura di Balder che appena mi vide corrugò la fronte per la confusione, non era a conoscenza di ciò che era successo a Sarpsborg e si aspettava di trovare Gerda, non me.

Vicino a lui vi era una bellissima donna dai capelli rossi e dal corpo slanciato e formoso, pensai che fosse sua moglie ma quando corse ad  abbracciare calorosamente  mio marito capii che era tutt'altro.

"Finalmente sei tornato"

Olcan dal canto suo non sembrava molto felice di quel contatto, era rimasto immobile e il suo viso tradiva una nota di fastidio tanto che, quando pronunciò il suo nome sembrò più un rimprovero che un saluto.

"Astrid"

Quando si staccò da lui, lo guardò con aria stizzita e risentita.

"Mi aspettavo un accoglienza migliore di questa, dopo l'ultima volta"

Mi sentivo infastidita, non avevo ancora accettato il matrimonio con Olcan, ero stata trattata come un oggetto, data in sposa a un uomo che non conoscevo, costretta a lasciare la mia casa e la prima cosa che avevo trovato appena messo piede in questa terra era stata la sua amante che si era precipitata a marcare il territorio senza avere nessun riguardo per me.

WULFGAR - The land of snowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora