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Dopo la nostra presentazione, il banchetto continuò in un clima di apparente tranquillità.

Mio padre e re Einar si erano seduti vicini, e quest'ultimo, per buona parte della serata, aveva raccontato con orgoglio delle varie battaglie vinte dai suoi figli nella terra della neve.

A quanto pare avevano dei problemi con un certo conte Vikar, che voleva conquistarsi il titolo di re.

Vikar, lo capii presto, aveva enormi ambizioni, ma mancava di saggezza, era incapace di comprendere i suoi limiti. 

Era un uomo che aveva un orgoglio smisurato, convinto che il potere fosse solo una questione di forza e coraggio e non di intelligenza. 

Negli anni passati, pare avesse ottenuto alcuni successi, ma più che altro grazie alla fortuna di avere uomini pronti a combattere per lui, piuttosto che per una reale dote strategica.

Da quando aveva preso il titolo di conte, non aveva fatto altro che tentare di espandere il suo dominio, ma ogni volta era stato battuto.

Nonostante fosse ormai chiaro che Vikar non rappresentasse una concreta minaccia per il regno di Einar, la sua persistente brama di potere lo rendeva un fastidio. 

La sua presenza portava scompiglio nelle regioni che cercava di conquistare, era come una malattia che, pur non essendo fatale, continuava a rovinare tutto ciò che toccava.

Il re, continuava a parlare di lui con disprezzo e il suo viso tradiva una preoccupazione che non riusciva a nascondere.

Vikar, per quello che ero riuscita a comprendere, era destinato a fallire, ma per quanto potesse sembrare inutile, la sua tenacia lo rendeva comunque un avversario difficile da ignorare, un fastidio di cui volevano liberarsi al più presto. 

I suoi continui attacchi rendevano necessario un ulteriore viaggio di ritorno al più presto.

In seguito i due re  avevano preso a parlare sottovoce, come se stessero tessendo ed elaborando un disegno di intrighi e alleanze.

Balder e Brynyar, al contrario, bevevano e mangiavano spensierati e ogni tanto allungavano le mani palpando le grazie di qualche schiava che si aggirava tra i tavoli. 

Erano parecchio ubriachi, come la maggior parte dei presenti del resto.

Sembrava che tutto il timore che inizialmente aveva mostrato il nostro popolo nei confronti dei Wulfgar fosse sparito davanti a qualche boccale di birra.

L'atmosfera si era fatta  decisamente più allegra e festosa.

Olcan, invece, al contrario dei fratelli non aveva toccato una sola goccia di birra mantenendo la sua compostezza.

Guardava con occhi severi i due re, come se riuscisse a capire perfettamente di cosa stessero parlando.

Per tutta la sera non avevo fatto altro che guardare quel guerriero e tutta la sua gente e mi ritrovai a pensare che Gerda forse non si sarebbe trovata poi così male.

Oltre l'aspetto fisico, non mi sembravano così diversi da noi, nonostante Hel affermasse il contrario.

Ovviamente l'idea di un matrimonio combinato non mi andava giù, ma se non ci fosse stata altra scelta, almeno speravo che mia sorella potesse trovare un minimo di felicità.

Mi voltai a guardarla, era seduta poco distante da me e notai che i suoi occhi erano rivolti verso il minore dei tre Fratelli, Brynyar, che se pur ubriaco ricambiava palesemente quegli sguardi e di tanto in tanto le lanciava qualche sorriso mesto.

Ero la più piccola tra le mie sorelle ma non così tanto da non comprendere che gli dei probabilmente stavano giocando con Gerda.

L'ostacolo più grande non erano le tradizioni o la natura di quegli uomini.

WULFGAR - The land of snowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora