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Sentii le guance avvampare ancora di più e iniziai a sentirmi a disagio sotto il suo sguardo attento.

Nonostante tutto suo corpo mi faceva sentire al sicuro e protetta dopo quello che avevo passato cosí gli rivolsi un sorriso timido e cercai di rilassarmi tra quelle braccia forti tanto da dimenticare il dolore che mi procurava la ferita alla spalla.

Durante il ritorno nessuno parlò più e mi sarei quasi addormentata con il battito del cuore di Olcan che mi risuonava nelle orecchie se non fosse che lungo la strada trovammo Bjorn ad attenderci.

Lui ed Ella si salutarono con un cenno del viso poi la sua attenzione cadde su di me e vedendomi in quelle condizioni corrugò la fronte e lanciò all'uomo che mi teneva in braccio uno sguardo interrogativo.

"Mi avevi detto di aspettare un tuo segnale prima di chiamare gli altri. Dunque, cosa è successo esattamente?

Olcan non diede spiegazioni, si limitò a digrignare i denti.

"Stasera verrai con me. Ho bisogno del tuo aiuto"

Bjorn annuì senza fare più domande e continuò la strada del ritorno insieme a noi.

Avevo ben intuito che l'aiuto di cui aveva bisogno era per affrontare la volva ed anche se mi aveva ingannato e ridotto in quello stato non volevo che gli facesse del male, era pur sempre una sacerdotessa e non portava a niente di buono fare del male a degli esseri sacri come loro.

Io dopotutto ero colei che avrebbe portato gli Wulfgar alla fine secondo le sue visioni, quindi, come biasimare qualcuno che credeva con le sue azioni di proteggere il luogo e le persone più care.

"Olcan, non puoi. Lei è..."

"Non devi preoccuparti di questo. Io sono qui ora. E rimetterò ogni cosa e persona al suo posto."

"Ma lei non è una persona qualunque."

Abbassò leggermente la testa verso di me e brontolò a denti stretti:

"Neanche io."

A quel punto sperai solo che Bjorn per una volta andasse contro la sua volontà, impedendogli di fare ciò che voleva anche se, conoscendolo, era una speranza quasi vana.

Arrivati davanti la nostra casa Bjorn ed Ella ci lasciarono ma non prima che quest'ultima ci comunicasse la scelta di ritornare al villaggio, ero molto felice di sapere che non se ne sarebbe riandata.

Lei era la mia spalla in quella terra selvaggia e avevo sperimentato a mie spese che la sua assenza mi rendeva più debole e insicura soprattutto durante i conflitti con Olcan.

Quando entrammo il calore del fuoco mi fece pizzicare la pelle assiderata dal freddo e di colpo mi sentii ancora più stremata, tutta la tensione accumulata si sciolse, facendo cadere qualche lacrima dai miei occhi stanchi.

Olcan mi adagiò sul letto e dalla mia bocca uscirono deboli lamenti, mi spogliò con una delicatezza che non gli apparteneva, attento a non farmi male e mi ricoprì il corpo con delle pellicce per riscaldarmi.

Con il dorso della mano raccolse le mie lacrime e poi posò le sue labbra sulle mie palpebre dandomi dei baci pieni di tenerezza.

"Riposati."

Chiusi gli occhi ma non riuscii a prendere pienamente sonno per il continuo via vai di persone a cui Olcan aveva ordinato di portare acqua, bende, erbe medicinali e unguenti.

Appena l'ultima schiava lasciò la stanza, con passo felpato si avvicinò a me per poi adagiarsi al mio fianco.

Rabbrividii sentendo la sua calda mano sfiorare la spalla, le sue dita scoprirono la parte del corpo ferita e così, iniziò una lenta ed estenuante medicazione.

Cercava di farmi provare meno dolore possibile ma più volte mi ritrovai a dover chinare la testa all'indietro e fare respiri profondi per placare quella sensazione di sofferenza.

Quando questo accadeva mi prendeva la testa tra le mani e avvicinava le sue labbra al mio orecchio mormorando un sibilo profondo.

"Shh"

Gli ero così grata in quel momento e pensai che forse il lupo che era in lui si stava addolcendo e nei meandri più profondi della mia anima si accese la speranza che forse potesse iniziare a provare qualcosa di più profondo della bramosia.

Quando finì tra di noi ci fu un istante di quiete, un silenzio così pervaso di desiderio da sembrare etereo.

Olcan aggrottò la fronte, perplesso.

"Sai donna, le tue emozioni oggi sono talmente altalenanti che mi ritrovo parecchio confuso sul da farsi."

"Cosa vuoi dire?"

Si chinò leggermente per osservarmi meglio.

"Per quello che è successo oggi e per questo..."

Passò la mano sulla ferita ormai bendata facendomi trasalire.

"Vorrei davvero punirti."

Deglutii rumorosamente. Come poteva una minaccia essere così allettante?

"Poi sento il sangue nelle tue vene scorrere velocemente, la tua pelle farsi calda e posso quasi sentire la tua eccitazione in mezzo alle gambe..."

In quel momento non potei fare a meno di stringere il suo braccio muscoloso che mi teneva la testa e sentii sotto le dita tutti i sui muscoli tendersi.

"Allora la voglia di farti mia prende il sopravvento. Quanto vorrei affondare dentro di te in questo momento, non lo puoi neanche immaginare."

Quelle parole sussurrate così sfacciatamente mi fecero venire la pelle d'oca e maledii mentalmente la volva per avermi reso momentaneamente inferma.

"Ma devo controllarmi, o ti farò del male. Per questo mi accontenterò di prendere la tua bocca"

A quel punto Olcan portò il suo viso nell'incavo del mio collo e inalò, assaporando il mio profumo, tutto ciò mi fece sentire euforica e le guance mi si fecero calde e rosse.

Mi toccò la bocca come se potesse disegnarla e le sue splendide pupille da azzurre, si attorniarono di una sfumatura gialla.

Non importava quante volte avessi visto quella magia, ogni singola volta era come se fosse la prima.

Impaziente di sentirlo su di me dischiusi le labbra avvicinandomi al suo viso, c'era da sfondo solamente lo scoppiettio del legno sul fuoco che rendeva ancora più suggestiva l'atmosfera.

"Oh Liv, per quanto ancora mi sfiderai?"

Non ero in grado di rispondere ma anche io avevo una domanda che vagava imperterrita nella mia mente in quel momento di massimo piacere.

Era quello l'amore?

Non lo sapevo, non avevo mai provato emozioni tanto forti, avevo sperimentato l'amore che può dare una sorella, una madre o un'amica ma quello era qualcosa che andava oltre tutto ciò che avevo vissuto.

Era come farsi trasportare dalla follia, senza logica o razionalità.

Lo stupore mi si dipinse sul viso quando Olcan finalmente aveva deciso di mettere fine a quei pochi centimetri che ci separavano venendomi incontro, fondendo la sua bocca con la mia, il calore delle nostre labbra unite era  come una droga che avrei assunto volentieri fino alla fine della mia vita.

Non avevo più volontà e con il prolungarsi di quell'unione anche la sua gentilezza lasciò il posto a un vigore incontrollato.

Fu solo un profondo scambio di passione.

Ad interrompere quel momento fu il suono quasi impercettibile alle mie orecchie di qualcuno che bussava alla porta.

Olcan si staccò da me infastidito per quell'interruzione lasciandomi una sensazione di vuoto al petto, ma, quando i nostri sguardi si incontrarono potei leggere adorazione nei suoi occhi e la mia voglia di riprendere a baciarlo tornò più prepotente che mai.

"Tornerò tra poco, te lo prometto."

Se ne andò, lasciandomi con una promessa velata e la risposta alla domanda che tanto vorticava nella mia testa.

Si, era quello l'amore.

WULFGAR - The land of snowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora