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POV ORVAR.

Re Hakon era diventato un folle, la brama di potere aveva offuscato completamente la sua ragione.

L'espansione a est verso i territori di Kendall stava andando bene grazie all'aiuto dei guerrieri Wulfgar e non riuscivo a capire perché volesse compiere un atto del genere anche se probabilmente aveva qualcosa di preciso in mente.

Sentii un rumore e preso dalla paura di essere scoperto mi voltai all'istante per vedere se vi era qualcuno ma in quell'oscurità era tutto più complicato.

Restai nascosto per un po' tra i vicoli delle case per essere sicuro che nessuno fosse nei paraggi e poi presi una via differente continuando a camminare fino ad arrivare al bosco, nessuno si avventurava la dentro di notte, era il posto più sicuro per un compito così delicato.

Hakon si era raccomandato di essere cauto nel non farmi vedere e questo mi metteva ancora più ansia, se avessi sbagliato ci avrei rimesso la pelle, quel borioso re non ammetteva il minimo sbaglio.

Lui stesso però, stava per compiere un gesto troppo avventato, tutto questo avrebbe portato a una grande confusione, ciò che aveva in mente era rischioso, le cose potevano andare bene, come potevano rivoltarglisi contro e non era da lui tentare la fortuna ma comunque, mi ero riguardato bene dallo stare zitto.

Mi fermai nel punto deciso e la persona che dovevo incontrare era già lì, brividi di paura si insinuarono sotto la mia pelle solo a guardare il suo volto semi celato nell'ombra.

"Sei in ritardo"

Gli lasciai il suo compenso alle radici di un albero, per niente al mondo mi sarei avvicinato a quell'uomo, per quanto mi riguardava la sala del valhalla poteva ancora attendere.

"Sai cosa devi fare"

Sorrise malignamente e mi si avvicinò minaccioso, feci qualche passo indietro pronto a scappare ma inciampai e caddi a terra, gattonai per un po' non riuscendo ad alzarmi fino a quando il sicario non mi fu davanti.

Mi prese dalla tunica, sollevandomi senza sforzo e sbattendomi contro l'albero, in quel momento maledii Hakon e tutta la sua prole.

"Io so cosa devo fare ma tu ricorda al tuo re che non voglio avere responsabilità per questo"

Quando se ne andò feci dei profondi respiri di sollievo, ringraziando il cielo per essere ancora vivo e con passi indecisi, ancora tremante di paura tornai indietro.

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POV LIV.

Il leggero chiarore della stanza e il frastuono che proveniva da fuori mi costrinsero ad aprire gli occhi, avevo i muscoli indolenziti e ciò mi fece prendere subito coscienza di ciò che era accaduto con Olcan e mi sentii vagamente turbata.

Mi voltai a guardarlo, dormiva tranquillo e il suo viso era disteso e rilassato, non lo avevo mai visto così, sembrava quasi vulnerabile, quasi più umano.

Mi venne spontaneo passare le dita sulla sua guancia e sulla sua barba a ridefinire i lineamenti del suo viso che ora non erano più tanto duri, neanche le piccole rughe che normalmente contornavano i suoi occhi c'erano più.

Dopo quella notte solo un angolo remoto della mia mente ancora si ribellava al pensiero di essere sua moglie e il ricordo delle parole di Hel mi diede la consapevolezza di quanto avesse avuto ragione.

"Sei così ingenua"

Era terribilmente vero, ero giovane inesperta, arrendevole e decisamente troppo sensibile, i fatti lo dimostravano candidamente.

Mi ero fatta trascinare dagli eventi in balia delle emozioni e dei sentimenti che iniziavo a provare per quest'uomo.

Trasalii quando fermó il movimento della mia mano afferrandomi con forza il polso, guardandomi come se fossi un nemico pronto a fargli del male ed i pensieri fatti poco prima scemarono velocemente.

Non vi era nulla di vulnerabile in Olcan.

Era il guerriero perfetto e non sapevo se esserne orgogliosa oppure provare invidia.

L'unica certezza che mi era rimasta da quando avevo messo piede sulla terra delle neve era quella di voler essere una grande combattente, mi ero allenata per anni e volevo dimostrare il mio valore in battaglia.

"Scusami, non volevo svegliarti"

Quando si rese conto che non c'era pericolo si rilassò e mi lasciò andare.

"Non farlo più"

"Cosa?"

"Toccarmi, non toccarmi mentre dormo"

Come poteva un uomo essere così burbero e scorbutico?
Aveva appena aperto gli occhi e già mi aveva mandata su tutte le furie.

"Puoi stare tranquillo, ti assicuro che da questo momento in poi non ti sfiorerò neanche."

"Non fraintendere donna, non ho detto che mi dispiace essere toccato, solo di farlo quando sono sveglio, non vorrei farti del male, di notte tendo ad essere più diffidente e istintivo e poi credo che convenga ad entrambi no?"

"Bèh, avresti potuto dirlo in modo più cortese"

Non rispose, mosse di poco il capo e fece solo un rapido gesto con la mano a darmi ragione ma dubitavo fortemente che in futuro sarebbe stato più garbato.

Nel frattempo i rumori fuori si erano fatti più insistenti e mi domandai se non fosse successo qualcosa.

"Che cosa sta succedendo fuori?"

"Ho dato ordine di preparare la cerimonia per la morte di Vikar, quel bastardo non vedrà un'altra alba"

"Per lo meno ora hai risolto il problema, Vikar non potrà più attaccare queste terre"

"Vikar no ma chi lo ha appoggiato fino a questo punto si, ci sarà un altro scontro ne sono sicuro, non tutti i suoi alleati sono scesi sul campo di battaglia"

"La prossima volta potrei venire con te"

"Non è una buona idea, ti ritroverai davanti a uomini e donne molto più forti di te e per quanto ti sia allenata non hai una buona tecnica."

"Sai avrei voluto combattere una battaglia prima della fine della guerra con Vikar."

"Non so se sarai pronta per allora ma se proprio lo desideri posso insegnarti."

Aveva ragione, tutto ciò che sapevo lo avevo imparato da sola e senza qualcuno a guidarmi, avevo bisogno di allenamento e fui molto grata ad Olcan per essersi offerto di insegnarmi, in fondo chi meglio di lui poteva aiutarmi ad essere più forte?

Voglio guadagnarmelo davvero il nome di shieldmaiden Olcan"

Si rigirò sulla schiena sospirando e portò il braccio dietro la testa, fissando il soffitto per un tempo indefinito.

"Non finirà Liv."

Pronunciò quelle parole con rassegnazione, come se fosse fermamente convinto che quello che diceva non poteva in alcun modo cambiare.

"Non capisco, cosa vuoi dire?"

"Oggi lottiamo contro Vikar, domani avremo un altro nemico, le occasioni per dimostrare il tuo valore non mancheranno.

La guerra fa parte del mondo, fa parte dell'uomo, non finirà, non può finire.

Il sole sorge sempre a est e tramonta sempre ad Ovest, questo è un dato di fatto che non può cambiare, così è e così sarà in eterno, la stessa cosa vale per noi.

Potranno cambiare le epoche, le culture, forse anche gli dei ma l'uomo resterà ciò che è, in ogni tempo che verrà.

Per questo ci sarà sempre una guerra, ci scorre nelle vene, siamo nati per combattere, per conquistare, per morire.

E' la nostra natura."

WULFGAR - The land of snowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora