Il fatidico giorno di Freya era arrivato, a breve sarei diventata la sposa del futuro re della terra della neve.
Dovevo essere felice, per una vichinga sposarsi con un grande guerriero e avere molti figli era un onore, invece, le mie mani sudavano e le mie gambe non smettevano di tremare.
Avevo paura.
Temevo la vita che mi aspettava nella terra di Olcan, non volevo solo essere una buona madre e la moglie accondiscendente di un uomo che non mi era stato permesso scegliere.
Avevo passato gran parte della mia esistenza nell'ombra di quella casa e dimostrare il mio valore come donna e come guerriera, visitare nuove terre, vedere il mondo e ciò che poteva offrire era il mio sogno.
Un sogno che mi stava scivolando tra le mani, che si stava sgretolando sotto il peso del dovere.
L'unico sollievo era che me ne sarei andata via da quelle terre e quella casa che non avevo mai sentivo per nulla mia.
La porta si aprì e le mie sorelle entrarono, seguite da mia madre.
Gerda era schiva ed evitava il mio sguardo, non ero più riuscita a parlarle dopo quanto era successo ma ero contenta che stesse bene.
Mi sentivo in dovere di rassicurarla ma non era quello il momento adatto.
Probabilmente si sentiva in colpa e non aveva il coraggio di affrontarmi.
Tutte erano in un religioso silenzio, come se si stesse preparando un funerale più che un matrimonio e notai addirittura che alcune di loro avevano le lacrime agli occhi ma non dissi nulla, sarebbe stato inutile.
Quella tristezza mi opprimeva il petto.
La mattinata passò velocemente con tutti i preparativi e, una volta terminati, mia madre posò sulla mia testa la corona nuziale che un tempo era stata sua, con un sorriso forzato che mi fece stringere lo stomaco.
<<Sei bellissima, che gli dei siano con te figlia mia.>>
Forse voleva incoraggiarmi e darmi forza, ma quelle parole gli uscirono talmente sconsolate che ebbero esattamente l'effetto contrario.
Ora veniva da piangere anche a me anche se per motivi molto diversi dai loro.
Ero triste per i miei sogni infranti mentre la mia famiglia per ciò che Olcan era e rappresentava.
Se ci fosse stato un uomo del nostro villaggio al posto di quel Wulfgar probabilmente ora sarebbero state tutte molto felici per me.
Poco dopo mio padre venne a prendermi.
Con il corteo a seguito, mi accompagnò nel bosco, dove un tempio dedicato alla dea Freya era stato eretto per l'occasione.
Lì, Olcan e Brynyar mi attendevano.
Lo scambio delle promesse fu veloce, le nostre mani furono legate con un nastro rosso, simbolo di un legame indissolubile.
Olcan mi guardò per un lungo istante, non potei fare a meno di ricambiare.
Il banchetto organizzato in nostro onore, iniziò subito dopo, tra canti, idromele e qualche battuta volgare che rimbombava nell'aria ogni tanto.
Tutto sembrava scorrere velocemente, come se il tempo volesse sfuggirmi di mano.
I miei pensieri erano confusi mentre osservavo Olcan bere e ridere con i suoi uomini, sembrava perfettamente a suo agio, calmo e padrone di se stesso, io invece, mi sentivo sull'orlo di un abisso.
Quando la notte calò e tutti i presenti iniziarono a crollare ubriachi sulle tavolate Olcan si voltò verso di me.
Aveva bevuto talmente tanto idromele che pensavo non sarebbe stato in grado neanche di parlare, invece, mi prese la mano e mi invitò ad alzarmi con una naturalezza tale che mi venne spontaneo guardare il pavimento per vedere se tutto quell'idromele lo avesse gettato a terra.

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WULFGAR - The land of snow
RomanceUna ragazza intrappolata nel proprio destino. Un guerriero avvolto dal mistero. Un matrimonio che potrebbe diventare una condanna o una rivelazione. Liv ha sempre vissuto nell'ombra, ingenua e piena di sogni si ritroverà ad essere una pedina nell...