Capitolo 19 - Destruction Sense

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Grida. Tutto attorno a sé, non sentiva altro che grida.

Grida che appartenevano sia alla voce di Pokémon che alcune che non lo sembravano affatto. Erano urla di rabbia, terrore, dolore.

Il bagliore delle fiamme che divampavano tutto attorno lo accecava, il fumo denso e scuro carico di cenere squarciava i suoi polmoni e la sua gola come se avesse inghiottito tante piccole daghe.

Ma non stava respirando. In quel momento non ne sentiva il bisogno.

Aleris... Aleris, rispondimi. Ti prego...

Strinse con forza al petto il corpo che aveva tra le braccia, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta. Lei non rispondeva. Era inerte e immobile nella sua presa, con la pelle color della giada imbrattata del suo stesso sangue.

Amore mio, ti supplico... ti prego.

Appoggiò la larga fronte sul petto di lei, mentre con gli artigli stringeva l'arma che l'aveva portata via da lui. Un lungo giavellotto in legno bianco di betulla, con la punta simile a quella di una spada, era ciò che aveva dovuto estrarle a forza dal petto. Lo strinse con così tanta forza che il legno scricchiolò sotto alla sua presa.

Non poteva fare più niente.

Sua moglie era morta. Non gli ci volle troppo per realizzarlo.

Da spaventato, subito passò a furioso.

Snudando le zanne in un ringhio feroce alzò lo sguardo sull'assassino dell'amore della sua vita. Ed eccolo, lì, in piedi qualche metro davanti a lui, avvolto nella sua purpurea tunica bruciata dalle fiamme in molti punti, che schermava con il proprio corpo e con i suoi giavellotti due creature abbracciate avvolte in pesanti drappi. Proteggeva dei mostri. Delle bestie feroci, delle erbacce da estirpare definitivamente.

Sayf non si sarebbe mai dimenticato la sua faccia. Quegli occhi color mattone, spalancati e vitrei per un'emozione che non era mai riuscito a decifrare. Rabbia, paura o orgoglio?

Partendo prima come un sottile gemito e man mano crescendo sempre più, dalla sua gola esplose un grido furente.

EEEEEEEROAAAAAAN!

Si alzò in piedi in tutta la sua immensa statura, senza smettere di stringere a sé il corpo dell'amata, e sbattè con forza un piede a terra.

Si fermò a prendere fiato, sbuffando e ringhiando a ogni respiro come una belva che non ha altri obiettivi se non uno solo: uccidere.

VI MACELLERÒ TUTTI! DAL PRIMO ALL'ULTIMO!

GIURO CHE FARÒ A PEZZI TUTTE QUELLE TUE BESTIE, FINCHÉ DI LORO NON RIMARRANNO NEANCHE BRANDELLI! E POI ARRIVERÒ A TE, EROAN! FAI MEGLIO A NASCONDERTI!

MI HAI SENTITO, EROAN?! TRADITORE! MOSTRO!

"Padre?"

MOSTRO! TI UCCIDERÒ!

"Padre?"

NON AVRÒ PACE FINCHÉ TUTTE QUELLE CREATURE NON SARANNO CANCELLATE DALLA FACCIA DELLA TERRA! PORTANO SOLO DOLORE E SOFFERENZA! IO-

"Papà."

Sayf si riscosse improvvisamente da quel sogno a occhi aperti. Si voltò verso Albari, seduta alla sua destra, che evidentemente lo stava fissando da un po'. Non disse niente e si limitò a reggere lo sguardo di sua figlia, attendendo che lei dicesse qualcosa.

Erano seduti l'uno accanto all'altra, a cenare poco fuori alla tenda che Ozaner gli aveva prestato per il loro soggiorno. Essendo rettili, per loro mangiare all'aperto e godersi gli ultimi raggi del sole settembrino era il massimo della vita.

Pokémon || Stendardo RossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora