Capitolo 5 - Funny Meeting You Here, O God

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Pensa.

PENSA!

PENSA, O MORIRAI!! COSÌ COME TERAVA, MORIRAI ANCHE TU!!

Una sequenza di pensieri si ripeteva nella testa di un Corviknight, come se la sua mente fosse stata un disco rotto.

Che cosa lo aveva portato a quell'evento, schiena contro un albero e mezzo morto? Si era separato dal suo Generale, ma per cosa? Doveva semplicemente uccidere un mercenario nemico...! Non doveva essere un'impresa più così complicata.

Lui, che assieme al suo partner Terava era uno dei più grandi combattenti dell'Esercito Bianco, non avrebbe dovuto incontrare difficoltà. E invece, il suo compagno era ormai morto e lui stava per seguire il suo esempio.

Gli sembrava ancora di riuscire a sentire le parole dell'amico:

"Lo sconfiggeremo, Amosis. Noi saremo coloro che gli taglieranno la testa!"

E invece...

Lanciò un'ultima disperata occhiata al corpo di Terava; l'Honedge, questa la specie del compagno, era conficcato nella spalla sinistra del suo stesso fratello d'armi. Il suo occhio era spento e ormai senza vita, la lama che era il suo corpo era coperta da terrificanti bruciature.

E pensare che loro due assieme facevano faville...! Le schiere nemiche venivano letteralmente tagliate in pezzi quando i due guerrieri combattevano fianco a fianco.

Alle volte Amosis stesso, tenendo l'elsa di Terava nel becco e brandendolo attorno a sé con maestria, pensava a distruggere i suoi avversari in una mossa caratteristica, che nessuno era in grado di contrastare.

O meglio, quasi nessuno.

Quel mercenario si era certamente rivelato più forte delle sue aspettative. Lui stesso aveva disubbidito a un ordine del suo Generale per andare a combattere quel nemico, e per la sua superbia sarebbe morto.

Il Corviknight afferrò debolmente l'elsa dell'Honedge deceduto nel becco, tirando con tutta la forza rimasta per cercare di liberarsi. Invano, però, perché la lama di un metro di Terava era ormai conficcata a fondo nella sua spalla e nel tronco e la perdita di sangue aveva indebolito di molto il primo combattente.

In quel momento Amosis si sentiva come una puntina appesa. Una grossa puntina metallica appesa da una lunga spada nella spalla.

Era impotente, ora. Non poteva muoversi, e nel buio della sera non riusciva a scorgere il suo avversario. Il corpo nero del nemico, che per la sua specie avrebbe dovuto essere di un rosso intenso con chiazze di biondo, si era rivelato un ostacolo inaspettato.

Attaccare di notte non era stata una buona idea, quando l'avversario era un Pokémon melanico. Ecco perché nessuno era mai riuscito a vederlo.

Si voltò nuovamente verso la coltre buia davanti a sé, emettendo un lieve rumore metallico prodotto dal suo corpo; stava tremando di terrore. Non gli era mai successo, non pensava di essere così attaccato alla propria vita.

Quand'ecco che davanti a sé, dal nulla, si accesero due brucianti fiamme rosse, poste alla stessa altezza. Il nemico era proprio lì, davanti a sé. Poteva sentire il rumore dei suoi passi sull'erba a tratti carbonizzata, mentre le fiamme si muovevano avanti e indietro, seguendo il movimento delle braccia per la sua camminata.

Amosis ebbe l'istinto di tirarsi indietro, dimenticandosi di essere già con le spalle contro qualcosa.

"STAMMI LONTANO, MALEDETTO BASTARDO!!" gridò con voce stridula, cercando almeno di salvare la propria vita. Nonostante il suo nemico fosse più piccolo di lui, sarebbe riuscito a ucciderlo in un batter d'occhio.

Pokémon || Stendardo RossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora