Lunedi 6 giugno 2011

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Non dormo bene, continuo a ripensare a tutto il periodo in cui io e Davide siamo stati in comunità assieme, a quanto ci si sente appagati ad aiutare gli altri. Quando prendo sonno sono tormentato da visioni di dottori che mi diagnosticano le più impensabili malattie derivate dall'uso di eroina, dandomi pochi giorni di vita. Non sono una persona ipocondriaca ma quello che è successo ieri non poteva essere ignorato dalla parte più profonda della mia mente: sono un ex tossicodipendente anche se tutto questo risale a più di dieci anni fa, questa condizione non mi lascerà mai.

Prima di iniziare a lavorare telefono, non posso mettermi sulla pelle della gente in queste condizioni.

«Pronto, Davide».

«Ciao Gek».

«Ascolta, ci ho pensato. È una cosa complicata».

«Ti capisco, se non te la senti è lecito» la sua voce ha una esitazione, come se ricacciasse indietro la voglia di rompersi.

«No, tranquillo. È che di fatto di lei non conosco nulla, non so nemmeno chi è. Pensavo che potrebbe provare a passare delle giornate di vacanza qua. Il problema è che io lavoro. Non sono sempre presente, anzi a ben vedere ci sono poco, anche se tu mi hai detto che è una tizia responsabile».

«Sarebbe molto bello da parte tua, sarebbe un gesto...» e sento che si mette a piangere, posso solo immaginarlo mentre non trattiene le lacrime, e se fossi uno che si commuove forse in questo momento piangerei pure io.

«Io non so come vuoi organizzarti, io sono sempre qui, magari una domenica la vengo a pigliare e la porto qua, magari così in macchina abbiamo tempo di parlare. Ma è tutto un po' sulle tue spalle, io magari ho avuto questa idea ma lei preferisce, che ne so, starsene coi suoi amici su. Dimmi tu, io rimango in attesa di come vuoi fare se hai piacere».

«No ci mancherebbe, anzi... veramente grazie».

Non è facile chiudere la telefonata, per la prima volta la vedo anche dal suo punto di vista e mi rendo conto che aveva fatto molto affidamento su di me e sulla mia risposta, e mi chiedo quanto è rimasto da solo in questi anni e quanto poco ho fatto. Poi mi dico che non potevo certo sapere la sua condizione, così come gli altri non sanno la mia se non attraverso quello che dico. Se le persone non dicono, è difficile sapere di loro, e gli ex tossici questa cosa dovrebbero saperla molto bene.


Di nuovo non riesco a prendere sonno, ma stavolta per tutt'altro motivo. Mi faccio i film da padre che sgrida ragazzine che rientrano tardi la sera, che sbraita perchè lei vuole andare a vedere il concerto di Fabri Fibra, che la annusa come un segugio per scoprire se si fa le cannette.

Ma veramente potrei fare queste cose con lei se, di fatto, l'unico legame che abbiamo è suo padre che tra poco non ci sarà più? Troppo labile, finirà in un casino, ma da come lo dice lui, sono l'unica possibile stazione di frontiera prima del vero casino, prima dell'abbandono a sé stessi, allo sballottamento via servizi sociali. Penso che dovrei ricavarle un posto in casa, penso che le darò questa camera che non è proprio una camera per ragazzine, dovrei cavare parecchie cose inadatte.

E poi se dovessi mettermi in questo casino, dovrei pensare a prendere qualcosa di più grande, il minimo indispensabile più grande. Il mercato immobiliare non se la passa bene, ma questo vale anche per il fatto che dovrei vendere questo appartamento.

Sarà un grandissimo casino se accetterò, già lo so.

Brenda e GekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora