Domenica 25 marzo 2012

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Fa un effetto strano vederla da così vicino, a venti centimetri. Stesa sul lettino, ansiosa.

Si, è vero, ho ceduto. Mi sono auto-firmato la liberatoria e sto per tatuarle il cuore ed il roveto in una versione un po' più light che un giorno, se lo vorrà, potrà essere riportata alla versione originale senza difficoltà.

È stata una settimana complicata, e non lo sto facendo a cuor leggero, ma ogni giorno, parlandone, mi sono accorto che l'unico argomento che potevo opporle era l'età. L'altra sera mi sono persino addormentato pensando che sarebbe bello «Vederci lungo» anche su quell'argomento così delicato, prendersi il rischio di dirle si e scoprire, con il passare del tempo, che quel simbolo è diventato parte di lei, e ne racconta un lato così importante del carattere.

Prendo gli strumenti sterilizzati, il calco sulla velina e inizio, lei sussulta al primo tocco e poi anche alle prime inoculazioni, poi sempre meno, fino a diventare una semplice tela, Per tutto il tempo non usa il cellulare, non parla, non fa niente. Sento solo il suo respiro a volte alterato dal mio lavoro.

Parlo sempre con i clienti, è un modo per interrompere la monotonia del ronzio dello strumento, ma questa volta non mi va, sto sul disegno, serio, professionale, convinto che la qualità del lavoro influenzerà il futuro rapporto tra lei e il disegno.

E tra lei e me.

Alla fine ha il petto fortemente arrossato, le applico un protettivo e un grosso cerotto e metto via tutto.

«Sei al giorno zero, Brenda» sentenzio, lei si alza, forse un po' scossa, sicuramente non su di giri come altre volte ho visto in clienti molto giovani, e mi chiede se torno a casa subito.

«Devo fare un paio di bozzetti dato che sono qui».

«Io vado a casa. Vieni per cena?».

«Ok ma nie...».

«....nte carboidrati!».

Brenda e GekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora