Lunedi 19 marzo 2012

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«Gek, mi dispiace un botto, ho preso cinque nel compito di matematica».

È delusissima, oppure finge benissimo. È la prima vera insufficienza dell'anno, ed il fatto che arrivi solo a marzo a me fa quasi commuovere, mentre lei è visibilmente agitata.

«Ma come mai?».

«Non lo so, non ci ho capito molto ed è finita così. Forse è il momento. Ma giuro che recupererò. Gek, giuro».

«Si ok, niente drammi, l'importante è che sai che che devi fare meglio».

«Gek migliorerò».

La trovo molto diversa dalla Brenda che mi diceva "tranquillo-mi-sistemo. -promesso" come se si segnasse il dentifricio nella lista della spesa, ed è passato appena un mese e mezzo. Ho l'impressione di capire perché questo allarme nella sua voce, ma preferisco chiederle «Cosa intendi quando parli di momento?».

«Tutto, a scuola si fa di più, tu lavori di più, le giornate si allungano e sto di più con le amiche e pensiamo alla primavera e la gita. Ma è un momento, mi metterò di impegno».

«Brenda, siediti, proviamo a ragionare» e lei si siede, «Non sarà un voto che mi farà cambiare idea sul farti o meno un tatuaggio. La questione sta bene a monte, e lo sai. Sarei contentissimo di vederti tra qualche anno felice e tatuata, ma da qui a quel 'Tra qualche anno' c'è un periodo pieno di cambiamenti, per cui anche il tuo aspetto potresti vederlo in altra maniera. Ti faccio un esempio: se ci vediamo ad un certo punto troppo grassi possiamo fare dieta ed esercizio, ma se smettiamo di vederci in un tatuaggio non possiamo rimuoverlo, i tatuaggi sono per sempre».

«Gek la mia vita finora è stata temporanea» mi dice sospirando.

«Tutti siamo temporanei».

«No, non hai capito. L'ho detto tante volte. Non ho mai piantato radici né in luoghi né in persone, e io avrei volentieri piantato radici. Le case sono cambiate, pure le città, le persone sono scappate, si sono allontanate, sono morte. Nemmeno il corpo è lo stesso, cioè, lo vedi anche da te» ed era innegabile, «Vorrei qualcosa di fisso. Non mi piacerà tra due anni? Non è importante. Se io oggi ti dicessi che voglio andare a giocare a pallavolo, tu mi ci manderesti?».

«Si, è ragionevole».

«E se domani mi faccio male nel giocare, prendo una pallonata e mi rompo il naso, e mi rimane il naso storto? Come facciamo a sapere per filo e per segno quello che succederà? Che ne so, domani muoio. Per questo dammi l'impressione di avere qualcosa che durerà veramente per sempre».

«Ma hai trovato le amiche, hai una città da cui nessuno ti sposterà se vorrai, hai una casa che nessuno ti toglierà...».

«Gek cazzo, dormo nel tuo letto e tu sul divano! Ti sembra normale? Sembra che ospiti una amica per il weekend. E la città da cui nessuno mi sposterà?! Ho letto cosa significa la tutela legale. Alla maggiore età io e te diventiamo sconosciuti. Qui io divento ospite vera e propria».

«Ma non dare i numeri Brenda! Secondo te ti metterò fuori dalla porta?» le chiedo con un tono quasi indignato, come se stessi parlando con una persona che ha perso il senno.

«Ma dai Brenda, Davide non abbandonerà mai la mamma. Ma dai Brenda, questo è l'ultimo trasloco. Ma dai Brenda, giuro che smetto. Ma dai Brenda, è solo un controllo in ospedale. Ora tu ci sei, domani non lo so, i 'ma dai' non contano nulla, i 'sarà così' o 'sarà cosà' non contano nulla».

Si mette a mangiare, faccia sul piatto, io non so come replicare, temo che questo round l'abbia vinto lei e temo anche che non sarà l'ultimo.

Brenda e GekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora