Avevo ripreso quasi totalmente la mia quotidianità, soprattutto grazie grazie al libro trovato in biblioteca, che mi era risultata di grande aiuto. Sapere dell'esperienza di Montanari mi aveva fatto sentire meno sola: mi tranquillizzava l'idea che, in qualche modo, potevo condividere con qualcuno ciò che mi capitava.
Ero molto concentrata su me stessa, e facevo attenzione a qualsiasi sensazione fisica provassi.
Poi successe di nuovo.
Ero in classe ed entrò una nuova professoressa.
Si presentò, dicendo di chiamarsi Daniela e di essere l'insegnante di italiano. Soprattutto era verde e la sua luce mi faceva una buona impressione.
La guardai in volto, e senza motivo le sorrisi, in modo del tutto involontario. Sentii che a breve sarebbe successo qualcosa: pregavo dentro di me di sbagliarmi, ma non mi sbagliavo ed infatti stavo già avvertendo una sensazione strana, ma piacevole, mai provata prima.
Mi sentivo leggera e poi d'improvviso vidi...
Vidi che Daniela soffriva di una malattia che non le permetteva di avere figli; la scoperta di questa patologia l'ha distrutta, ma ora il suo sogno si era avverato, perché aspettava un bambino. È al primo mese di gravidanza e ancora non lo sa.
Aprii gli occhi, i muscoli del mio corpo erano un po' indolenziti: era come se mi fossi appena rialzata da una improvvisa caduta.
– Sara, stai bene? –, chiese Daniela, con voce piuttosto preoccupata, riportandomi di colpo alla realtà.
– Si, mi scusi, ero solamente distratta –, risposi confusa io.
La professoressa continuò a spiegare tranquilla mentre io nel frattempo cercavo di metabolizzare ciò che era appena accaduto.
Ero frastornata ma felice, perché stavolta avevo previsto qualcosa di bello.
Avrei voluto davvero comunicarglielo, ma mi avrebbe presa per pazza, giustamente. Sarebbe stato poi troppo rischioso, anche perché cercavo in tutti i modi di nascondere questa mia cosa, così feci finta di nulla mascherando anche il mio, visto da fuori, immotivato entusiasmo.
Il pensiero di essere una calamita che attirava negatività, capace solo di conoscere e raccontare disgrazie, mi angosciava costantemente e pesantemente; questa idea mi faceva impazzire. E quindi quell'episodio così bello mi diede forza e speranza: ero capace anche di vedere le cose belle prima degli altri.
Questo mise in discussione l' idea che, nel corso del tempo, si era radicata nella mia mente: non ero un'anima cattiva, non ero sbagliata.
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Con i miei occhi
Ficción GeneralSara ha quasi diciassette anni, è una ragazza tanto calma quanto determinata, appassionata dalla lettura. Vive di sogni, di emozioni, di fantasie; insomma, Sara vive di dettagli, di ciò che non si vede, o meglio, di ciò che molti, per pigrizia non v...