Giro il foglio su una nuova pagina.
– Ma voi lo vedete? –, scrivo tutto d'un colpo.
Mi fermo per un attimo, scuoto la testa.
Dopo riprendo.
– Lo vedete, dico, tutto questo? –. Mi blocco, di nuovo, rileggendo più volte questa frase.
Scarico in un sospiro interiore la tensione che mi aveva tenuto rigida fino a quel momento.
Il cuore rallenta, e insieme rallentano anche i miei battiti ordinati.
La testa mi fa male, ma non tanto; è solo un fastidio piuttosto lontano.
I miei pensieri si snodano scivolosi nella mente.
Non provo malessere, ora.
Come i miei, gli occhi di tutti hanno bisogno di abituarsi alla visione dei dettagli, così da cogliere il piccolo, tanto quanto il grande.
La realtà è solo quella che urla? Esistono solo i suoni ad alto volume, solo le grida e il frastuono che sovrastano il sussurro di quelli che non vengono ascoltati, perché non urlano? Il cambiamento è generato solo con scosse potenti? Una carezza dunque non cambia niente? Le cose che succedono sono solo quelle importanti? Per conoscere il mondo basta sfiorare con leggerezza i contorni e le superfici dei monumenti giganteschi? Ma la grandezza delle piccole vite in questo modo non si vede; significa che non esiste?
Ed io chiedo, ancora una volta: – Voi lo vedete? –.

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Con i miei occhi
General FictionSara ha quasi diciassette anni, è una ragazza tanto calma quanto determinata, appassionata dalla lettura. Vive di sogni, di emozioni, di fantasie; insomma, Sara vive di dettagli, di ciò che non si vede, o meglio, di ciò che molti, per pigrizia non v...