Capitolo 2

16 3 0
                                    

Questa storia è cominciata tanto tempo fa; o, almeno, in un tempo che a me pare lontanissimo.
Andavo all'asilo, ma non mi piaceva molto.
Trascorrevo parte del mio tempo con due bambine, Francesca e Martina.
– Mi piace il colore della loro luce –, pensavo tra me e me.
Quando si avvicinavano, prima ancora di vedere i loro volti, osservavo quel colore verde come l'erba, che le circondava. Era brillante.
Non mi sono mai domandata il motivo per il quale vedessi questa luce in ogni persona, perché è una cosa che mi succede da sempre, fin da piccolissima. Non avevo mai pensato a come sarebbe stato diversamente.
Mi trovavo molto bene con loro: erano le mie migliori amiche, perché erano verdi. Da quel momento in poi divenni amica di tutti coloro che emanavano una luce verde. Questo colore, prima ancora delle persone in sé, mi trasmetteva serenità, felicità quasi. Evitavo chi invece era avvolto da un certo giallo chiaro, come per esempio Anita o Claudia.
La prima non mi piaceva per niente. Era una mia compagna di classe: una bambina che vestiva sempre di rosa, che indossava spesso fiocchi e mollette, che credeva che ogni gioco fosse suo, che era prepotente e che, soprattutto, era gialla.
La seconda non la conoscevo molto, ma era gialla, e questo bastava.
Un giorno chiesi a mia mamma che colore vedesse quando mi avvicinavo a lei.
– Io sono gialla o verde? –, domandai. Lei sembrava non capire così le raccontai; lei mi ascoltò, rimase in silenzio e poi, forse per non farmi spaventare, cambiò subito discorso.
Per me però era un gioco, tanto che, quando incontravo qualche persona nuova, chiudevo gli occhi, contavo fino a cinque e cercavo di indovinare il suo colore. Di indovinare se fosse gialla o verde; e tutto questo era molto divertente.
All'età di sette anni, questa particolarità si definì: e me ne accorsi un giorno quando mio papà si arrabbiò davvero con me. Il verde della sua luce venne contornato da un rosso sangue che si espandeva sempre più, tanto che la sua figura era totalmente coperta, e a fatica riuscivo a guardarlo in viso. Più la sua voce si alzava, più il mio corpo scottava. Credevo di prendere fuoco da un momento all'altro: la testa sembrava esplodermi ma non avevo la febbre, stavo bene, eppure quella volta mi spaventai, perché era una cosa nuova per me e non capivo cosa stesse accadendo.

Lo stesso provai quando una mattina, entrando in classe trovai la mia amica Martina che piangeva.
– Dov'è la sua luce verde? –, pensai. Era completamente sbiadita, fioca, le si poteva vedere attraverso.
Gli anni che trascorsero mi permisero di capire che il colore, che a primo impatto percepivo, non era altro che la luce che caratterizzava l'animo delle persone; io le vedevo e, attraverso il colore che emanavano, vedevo quello che erano, e quello che provavano; divenne parte della mia quotidianità.

Con i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora