Erano le 07:03 della mattina successiva. Ero distrutta, dopo una notte in bianco di pura angoscia ed agitazione.
– Ma perché proprio a me –, pensai, mentre mi alzavo per guardarmi allo specchio.
Il mio aspetto era pessimo, ero stravolta: i capelli erano disordinati e piatti, ero pallida. Gli occhi erano rossi e mi facevano male.
Mi sentivo svuotata; c'era un peso dentro di me che mi schiacciava.
Era venerdì, sarei dovuta andare a scuola, forse essere interrogata in storia, ma non ero nelle condizioni mentali e fisiche per poter partecipare alle lezioni.
La mia mente era altrove. Fissando il vuoto, andai in bagno; lentamente mi feci una doccia e mi vestii; poi, nonostante avessi fame, uscii di casa, senza far colazione.
Il tempo era nuvoloso. Guardandomi intorno, vedendo l'abbigliamento dei passanti, mi accorsi che doveva fare anche freddo, ma io non sentivo nulla.
Cominciai a camminare, volevo tornare nel luogo in cui, il pomeriggio precedente, avevo visto quella bambina; non riuscivo a darmi tregua, avevo il bisogno di darmi una spiegazione.
Camminavo sul marciapiede; quella mattina la strada in cui era successo tutto era poco trafficata.
Vidi da lontano i fiori e mi agitai. Allora mi concentrai. Fissai i fiori, e nel frattempo chiusi gli occhi, cercando di rilassare il mio corpo, che era un fascio di nervi; speravo di poter rivedere la piccola.
Aspettai e rimasi così per qualche minuto: non successe assolutamente nulla.
Ci riprovai per tre volte, ma niente, non riuscivo a rivivere la scena come il giorno precedente.
– Perché non ti vedo oggi? –, mi chiedevo.
Mi scoraggiai.
Lentamente attraversai la strada, mi avvicinai alla foto, la guardai. Cercavo un particolare; il particolare che però temevo di trovare. Spostai lentamente il mio sguardo sul mazzo di fiori che si trovava in un piccolo vaso di plastica a terra. Dopo, osservai di nuovo la foto, quando guardandola in controluce: lessi una scritta arancione, dilavata dagli anni, ormai quasi illeggibile : «Anna, 30 ottobre 2004 ». Mi bloccai.
Lessi di nuovo, ma solo la prima parte: – Anna –. Un brivido corse gelido lungo il mio corpo.
Iniziai a sentire freddo, così freddo che credo di non averne mai provato tanto in vita mia; intanto però sudavo, tremavo, e i battiti del mio cuore acceleravano sempre di più, andando fuori controllo.
Ebbi la conferma di non essere pazza, questo in parte mi sollevò, ma allo stesso tempo provavo un sentimento di forte angoscia. Mi sentivo senza forze, indolenzita; non capivo.
Una folata improvvisa di vento mi attraversò e portò indietro i miei capelli.
– Anna –, ripetei a bassa voce.
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Con i miei occhi
General FictionSara ha quasi diciassette anni, è una ragazza tanto calma quanto determinata, appassionata dalla lettura. Vive di sogni, di emozioni, di fantasie; insomma, Sara vive di dettagli, di ciò che non si vede, o meglio, di ciò che molti, per pigrizia non v...