Fall In Deep - Capitolo 1.

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Boruto non era mai stato un ragazzo di molte parole. Non adorava esprimere troppo i suoi sentimenti.

A parte che con sua madre e la sua adorata sorellina.
Caldo o freddo.
Se gli stavi simpatico non mancava a fartelo notare, se gli stavi antipatico non ti degnava di considerazione, semplicemente.
Selezionava, ammirava e giungeva alle sue conclusioni, senza troppi giri di parole.
Faceva solamente i conti con se stesso.
Controllava ogni sua azione, ed agiva solo dopo lunghi ed incomprensibili discorsi con la sua testa.
Almeno cercava di farlo, nonostante la sua vecchia nomina da improvvisatore seriale.
Ma quella sera, quella maledetta sera, lui non aveva agito in modo controllato.
Esattamente come faceva un tempo, si era lasciato sopraffare da quell'implacabile senso d'improvvisazione.
La musica era alta, elettronica pura, la discoteca piccola, la gente ammassata ed i cocktails troppo forti... Non trovava più i suoi amici.
Sbuffò bevendo un goccio di quel White Russian appena preso e partì alla ricerca di quei quattro scalmanati.
Non sapeva dove guardare prima.
Certo, quel posto era molto piccolo, ma la gente per sua sfortuna era troppa, per cui riuscire a trovare almeno uno tra i suoi amici sarebbe stata comunque un'impresa molto ardua.
L'aria era irrespirabile. Sudore, alcol, droghe.
Camminava in mezzo a quella folla, riuscendo a muoversi solamente dando qualche gomitata.
Sentiva la gente strusciare sul suo corpo.
Che schifo, pensò, quei posti non facevano proprio al caso suo.
E fu proprio in mezzo a quel casino che Boruto arrivò addosso a qualcosa o meglio qualcuno.
<< Sta attento a dove cazzo sbatti, coglione! >>
Avrebbe riconosciuto quella voce tremendamente fastidiosa e squillante tra mille, anche con la musica a palla.
Sarada Uchiha. Un nome. Una disgrazia.
Alla sua vista la ragazza spalancò lo sguardo.
Sicuramente non si era accorta che fosse lui.
La secchia dell'istituto intero.
La peggior conoscenza che avesse mai fatto in vita sua.
Si voltò dunque a guardala, bassa e con quei capelli troppo lunghi per i suoi gusti. Occhi pece contornati di nero, pelle bianca, cadaverica, labbra rosee e fine.
Nonostante la luce rossa soffusa riuscì a squadrarle ogni minimo particolare.
Disgustosa, si ritrovò a pensare.
L'aveva da sempre odiata e schernita, con quel suo fare saccente e di superiorità, l'avrebbe voluta strozzare e vedere morire lentamente fra le sue mani, se solo fosse stato legale.
Ma per ferirla, avrebbe potuto fare altro.
Le sorrise falso di rimando stringendo fra le mani quel bicchiere ancora pieno, non gliene importava, ne avrebbe comprato un altro.
Semplicemente svuotò quel bicchiere su quella sua faccia da stronza.
Se la ritrovò il triplo ancora più incazzata ad urlargli contro, mentre quel trucco finto che la ricopriva le colava sulla faccia.
Brava, pensò Boruto ancora ghignante.
Mostrati per quello che sei lurida cagna.
Il suo viso era una maschera d'odio coperta da falso candore e perfezione, ed in quel momento che lui l'aveva smascherata poteva vedere chi era veramente.Una persona sofferente, esattamente come lui.
Allora perché la odiava così tanto?
Senza che neanche se ne accorgesse se la ritrovò addosso.
Sentì arrivarsi schiaffi, pugni, morsi, calci, graffi.
L'aveva fatta arrabbiare.
In tutta risposta la prese dai capelli mentre lei continuava ad aggredirlo.
Nessuno attorno a loro li notava, la gente era un tutt'uno di pelle, sudore ed alcool. Era come se non ci fossero...
Se la girò tra le mani in un niente stringendole forte i fianchi con un braccio e bloccandole le braccia la spinse al muro di quel pilastro accanto alle toilette.
Lei chiusa in quella morsa non riuscì più a muoversi e prese a guardarlo in cagnesco.
L'aveva intrappolata finalmente.
Lo sguardo di Boruto glissava tra una parte all'altra del viso di lei, ma non lasciava trapelare niente.
<< Hai iniziato quest'inutile guerra fra noi due e non ne capisco il motivo! >> Sputò fuori la mora
La teneva stretta al muro, non le avrebbe lasciato modo di scappare.
<< Si può sapere cosa ti ho fatto?! Se è per quel motivo sai benissimo che come non c'entri niente tu, non c'entro niente nemmeno io! >> Continuò colpendolo nel profondo.
Già, perché la odiava?
Certo, lei aveva quell'orrendo carattere, voleva sempre vincere, ma in realtà non era mai andata a rompere i coglioni a lui.
Ma allora perché?
Forse era proprio per quel motivo.
Forse perché suo padre gli aveva rubato il suo.
Ancora ricordava i pianti isterici di sua madre quando aveva scoperto che suo marito la tradiva con un'altra persona, un uomo per giunta.
E che quell'uomo era proprio il padre di Sarada, quella ragazza che adesso stringeva al muro e che avrebbe voluto vedere morta, solo per poter causare in Sasuke il dolore che era stato causato a lui e alla sua famiglia.
Per colpa di quell'infame la sua famiglia era a brandelli!
La strinse maggiormente preso dalla rabbia.
Sarada che non ottenne risposta, riprese ad urlare e dimenarsi e Boruto l'avrebbe solo voluta sottomettere.
Aveva il desiderio di umiliarla, esattamente come era stata umiliata la sua famiglia
Aumentò la presa per farla smettere.
La vide cominciare a piangere.
Piccole lacrime sgorgavano dai suoi occhi grandi e neri per poi scivolare sulle sue guance magre.
Sì, le stava facendo del male. E gli piaceva.
Forse anche troppo.
<< Lasciami andare bastardo! >> Strillava
Non seppe spiegare come fosse successo, ma vederla indifesa e piangente stretta tra le sue braccia gli mandò in tilt il cervello.
Sentì i pantaloni farsi più stretti all'altezza dell'inguine.
Mandò giù un groppo alla gola.
Lei continuava a dimenarsi e ad urlare cercando invano una via d'uscita.
Tirò un'occhiata attorno e vide che la gente che prima era troppo occupata a ballare iniziare a guardarli fissi.
L'avrebbero preso per un aggressore.
La zittì in tempo prima che qualcuno si avvicinasse passando la lingua fra le sue labbra.
Erano piccole, ma morbide.
Gustose, quasi.
Dunque cominciò a torturarle, succhiandole e baciandole.
Poi si riguardò attorno notando che gli animi si fossero calmati, poiché la ragazza aveva smesso di agitarsi.
Si staccò leggermente da lei e la fissò per l'ennesima volta.
Sarada lo guardava ad occhi sgranati.
Ma lui si concentrò sulle sue labbra nuovamente.
Adesso che le aveva tormentate erano più grosse e arrossate e le trovò perfino attraenti.
L'eccitazione tra le gambe del biondo divenne più prepotente, finalmente la ragazza aveva smesso di urlare.
Se prima sembravano sul punto di ammazzarsi adesso sembravano una coppietta che cercava un posto più appartato.
Si riavvicinò a lei catapultandosi nuovamente sulla sua bocca.
Lei semplicemente gemette quando Boruto le infilò anche la lingua fra le labbra.
Intrecciando le loro lingue Boruto notò che la saliva della ragazza sapeva di fragola, e a lui piaceva un sacco la vodka alla fragola.
Allora anche le secchie si ubriacano, si ritrovò e pensare.
La mora provò ad allontanarlo poco convinta ma non ci riuscì.
<< Sta ferma e zitta >> le sussurrò << Continua a baciarmi...>> continuò staccando la mano dal suo fianco. Sorpassò la sua gonnellina corta per riuscire a toccare quel fondoschiena sodo.
Semplicemente, vittima, lei si lasciò andare a quelle attenzioni che mai aveva ricevuto.
Infilzò le sue unghie sul collo di lui, lo graffiò, per poi risalire ed infilare le sue dita affusolare fra i suoi capelli ribelli biondo grano.
Continuarono a baciarsi e a toccarsi con voracità per un lasso di tempo che mai nessuno riuscì a calcolare, fino a quando Boruto arrivò ad un punto di non ritorno.
Si staccò da lei, e senza chiederle il permesso la trascinò con lui in una di quelle toilette sporche e fradice, tenendola stretta per il polso.
Girò la chiave di quel disgustoso bagno, e la sbatté nuovamente al muro.
L'odore acre di toilette pubblica investì le sue narici.
Storse il naso, ma non si fermò.
Si scagliò su di lei prendendole il viso fra le mani.
I loro occhi s'incontrarono.
Zitta, lei lo guardava. Si sarebbe potuta sciogliere in quell'azzurro cielo.
<< Abbassami i pantaloni. >> Le bisbigliò a fior di labbra.
Lei annuì tremando.
La vide trattenere il respiro.
Sì, finalmente era riuscito a domare quella stronza di Sarada Uchiha.
Le sue magre dita gli slacciarono i jeans e li lasciò cadere.
Ripresero a baciarsi mentre lui con ferocia le afferrò le natiche alzandola e le fece intrecciare le gambe fine attorno i suoi fianchi.
I suoi pantaloni erano già a terra accompagnati dai boxer.
Il suo membro era duro e non faceva altro che strusciare nella sua entrata ancora protetta dalla mutandina.
Le spostò quell'inutile indumento e la penetrò con un colpo secco, notando come fosse già tremendamente umida. Un urlò echeggiò per tutto il bagno.
Boruto non aveva mai consumato in vita sua una vendetta così dolce ed appagante.
La sentì stretta e bagnata.
Una goduria.
Prese a muoversi in lei, con spinte forti e prive di delicatezza.
Le leccava il viso, le labbra, il collo ed ogni parte del suo viso.
Sapeva di White Russian il suo cocktail preferito.
Era stato un bene averla innaffiata con quella bevanda.
Lei gemeva forte, forse anche troppo.
Si stava appropriando di lei senza neanche averle chiesto il permesso.
Adorava quello che le stava facendo.
Lei si lamentava e sospirava mentre cercava di essere sostenuta dal muro su cui era poggiata.
Le stava facendo male spinta dopo spinta, sicuramente.
Le sue sopracciglia nere erano piegate e stringeva i denti cercando di trattenersi.
Sembrava proprio una poco di buono con quel trucco scolato poi.
Boruto afferrò uno dei suoi seni.
Quella camicetta bianca era di troppo.
La tirò talmente forte che arrivò a strapparne i bottoni.
Mentre le sorti di quel piccolo top nero che la ricopriva andarono meglio.
Lo abbassò e si gettò tra i suoi piccoli seni cominciando a baciarli e a leccarli, mentre lei cominciò a gemere dal piacere.
In quel momento Boruto, si sentiva un animale.
Stava dando solo spazio ai suoi bisogni primordiali ed alla sua sete di vendetta.
Sapeva di non star colpendo Sasuke, probabilmente mai sarebbe venuto a saperlo. Ma sentiva di aver vinto una battaglia, almeno una, ed era così terribilmente soddisfatto.
Arrivò all'apice mentre lei continuava a urlacchiare.
<< Boruto ...>> sospirò lei fra le spinte
Il biondo aumentò la velocità.
<< Io sono sempre stata... inn-... innamorata di te >>
Venne in lei grugnendo, poggiando la fronte al muro accanto alla sua testa mora.
Ci volle qualche secondo prima che si rendesse conto delle parole della ragazza.
Cosa aveva appena detto? Aveva sicuramente capito male.
<< Cosa hai detto? >> Chiese fra i sospiri risollevandosi e fissandola ad occhi sgranati
Lasciò la presa sui suoi glutei e l'aiutò a rimettersi coi piedi per terra.
Ma lei restò attaccata al muro a guardarlo.
<< Ho detto, che sono innamorata di te, Boruto >> Rispose seria non levandogli gli occhi di dosso.
<< E lo sono da sempre , anche da prima che i nostri padri combinassero quel casino. >> Sfiatò abbassando lo sguardo.
La guardò incredulo ad occhi sgranati.
<< I-... Io mi disp...>> Disse il biondo
<< Per cosa? >> Domandò rialzando lo sguardo.
Era come se la musica di sottofondo fosse improvvisamente scomparsa.
Boruto era scosso.
Si sentiva un bastardo, e pensare che fino a poco tempo prima era lei quella che considerava una stronza.
Si rialzò i pantaloni.
Rimise il bottone nell'asola in fretta.
<< Mi dispiace, devo andare. >>
<< No ti prego asp- >>
Uscì dalla porta lasciandola lì, ancora mezza nuda.
Le gambe di Sarada cedettero e si accasciò a terra strusciando sul muro.
Prese a piangere dentro quella toilette sporca con quell' orrenda musica di sottofondo.



***


Boruto non capiva.
Non riusciva a capire quello stupido ragionamento che l'aveva portato ad agire in quel modo così orrendo, contradittorio e sconsiderato.
Così disumano.
Si faceva schifo.
Tremendamente schifo.
Era passata una settimana, una settimana in cui non era riuscito a scorgere nemmeno per un attimo Sarada a scuola.
Forse era meglio così.
Sicuramente lo era!
Cosa avrebbe dovuto dirle?
"Ti ho scopata a sangue in quella disgustosa toilette per vendetta e tu dici di amarmi? Beh mi dispiace, credo sia ovvio che io non ricambi."
No non poteva e non doveva dirle niente, con la speranza che lei lasciasse cadere la cosa tralasciando inutili ed imbarazzanti discorsi.
Avevano solo fatto sesso. Fine della storia.
Quella sera aveva lasciato la discoteca senza aspettare o cercando di trovare i suoi amici.
Aveva camminato a piedi per rientrare a casa, visto che l'auto con cui ci si era recato in quel buco di posto apparteneva a Shikadai.
I suoi amici il giorno dopo avevano chiesto spiegazioni, ovviamente.
Perché lasciare la discoteca di punto in bianco senza avvisare nessuno non era una cosa molto normale.
Sospirò passandosi una mano sul viso.
Aveva inventato di essersi sentito male, di non averli trovati e di aver scelto di prendere la strada di ritorno a casa da solo.
Era disteso sul suo letto, trasandato.
Era forse una settimana che non sistemava quelle lenzuola.
Si era pentito, ovviamente, certamente!
Eppure era stata una delle sue esperienze sessuali più soddisfacenti. Non era stato solo sesso, era stato anche vendetta, superiorità, fame di potere nei suoi confronti, qualcosa d'incomprensibile ed inspiegabile.
E se lei non avesse rovinato il momento con quella sua pseudo dichiarazione molto probabilmente non se ne sarebbe neanche pentito.
Eppure lui aveva perfino una specie di ragazza.
Terribile, era stata una persona orribile.
Sperava di non rivederla mai più.
Gli Uchiha erano nati per rovinargli sicuramente la vita!

La voce di sua sorella Himawari lo risvegliò dai suoi pensieri.
Era pronta la cena.

Quando si mise a tavola si ritrovò di fronte a delle misere polpette, per lo più bruciate.
<< Hai cucinato tu, Hima? >> Sospirò affranto
<< Certo! Non sono buonissime? >> Chiese la ormai quattordicenne Himawari.
Deglutì saliva guardando quel piatto.
Sperava di riuscire a digerirlo.
<< Si...Dov'è mamma? >> Domandò cominciando a mandare giù quell'orribile pasto
<< Doppio turno. >>

Sua madre, Hinata, ormai passava tutte le giornate a lavoro, con la scusa di riuscire a mantenerli.
Anche se sapevano, che Naruto nonostante la sua scelta, continuava a dare un aiuto economico ad Hinata, e poi...
Alla famiglia Hyuga non mancavano di certo i soldi.
Lui e sua sorella erano arrivati alla conclusione che semplicemente Hinata non volesse più passare molto tempo a casa.
Volatilizzata.
La vedevano solo la mattina, pronta già per recarsi nella sua azienda.
Che famiglia terribile, pensò.
Forse era proprio per questo che stava diventando egocentrico.
Finì velocemente il suo piatto e si recò nuovamente in camera.
Voleva solamente chiudere gli occhi e non svegliarsi per un bel po'.



***



Sarada se ne stava seduta sul davanzale della finestra della sua camera, intenta a fumare una sigaretta.
Fuori era nuvoloso, tirava un'arietta fresca e sicuramente di lì a poco si sarebbe messo a piovere.
Non ricordava di come avesse preso il vizio, sapeva solo che a volte ne aveva tremendamente voglia, per cui si personificava in una ciminiera.
Ovviamente la porta era chiusa a chiave, non poteva di certo farsi scoprire da sua madre.
Per una settimana intera non si era recata a scuola.
Ed era ancora inizio anno.
Ed era il suo ultimo anno, per giunta.
E l'indomani ci avrebbe dovuto rimettere piede in quell'inferno, con sua madre non reggeva più la scusa dell'influenza.
Era sempre stata una ragazza modello.
Sempre tenuta, pacata, a tratti dolce.
Non si era mai assentata da scuola se non per motivi validi, non aveva mai preso un cattivo voto, nonostante gli ultimi due anni di guerra che aveva passato.
Anzi restava sempre la migliore della classe.
Purtroppo per lei.
Mantenendo la perfetta Sarada in vita, era riuscita a farsi odiare da tutti.
Tranne da Chouchou, fortunatamente, la sua cara amica d'infanzia.
Quella sera di una settimana prima, non sapeva neanche come l'avesse convinta ad andare a ballare.
Lei non voleva andarci, punto.
Eppure Chouchou le aveva ammiccato maliziosamente che ci sarebbe stato anche Boruto.
Il ragazzo di cui aveva da sempre una cotta.
Chouchou ne era sicura, glielo aveva confermato il suo amico d'infanzia Shikadai.
Per cui aveva accettato.
Che sciocca!
Provare qualcosa per quel ragazzo che la odiava con tutto se stesso.
Ci colpavano solo i loro stupidi padri.
Strinse i pugni, incazzata e tremendamente delusa da se stessa.
Darla via come se niente fosse.
Essere quasi violata, e provarne addirittura piacere.
Prese a piangere.
Sperava che almeno Boruto tenesse la cosa per sé.
Non voleva che gli altri mettessero in ballo altri motivi per essere derisa.
Non si capacitava, come diavolo le era saltato in mente addirittura di confessare i suoi sentimenti per lui.
Cosa pensava?
Che Boruto avrebbe risposto baciandola romanticamente?
Assolutamente.
Mica funzionava come i miliardi di romanzi che aveva letto!
La vita reale era ben diversa, e se quello che lei e lui avevano condiviso poteva considerarsi romantico, allora l'amore non esisteva più.
Il biondo, non le aveva trasmesso certamente amore.
Aveva sentito rabbia e rancore nei suoi tocchi.
Tocchi che comunque l' avevano mandata in ecstasy.
Una serata da scartare, totalmente.

<< La cena è pronta! >> Si sentì urlare dal piano di sotto.
Cazzo.
Gettò velocemente la sigaretta giù dalla finestra.
Prese un profumo e lo spruzzò su se stessa ed in ogni parte della stanza.
<< Sarada! Vuoi scendere?! >> Sakura continuava a urlare.
Sapeva che odiava mangiare da sola.
<< Arrivo! >> Rispose sgolandosi per farsi sentire.
Sospirò esausta, per poi girare la chiave cercando di fare più lentamente e silenziosamente possibile.
Infondo anche le brave ragazze hanno dei segreti.





Note autrice: Ciao a tutti! Ecco, non so cosa dire onestamente...Iniziamo col dire che spero vi piaccia! Io adoro questa coppia! Poi, volevo giusto precisare che i miei personaggi sono tutti grandi e vaccinati... Diciottenni! Il loro è giusto l'ultimo anno di liceo.
Lemon già dal primo capitolo, per cui ho scelto da subito Raiting Rosso.
Ed OCC perché sono sicura che se anche azzecco qualche sfaccettatura dei personaggi reali, non agiranno mai per come agirebbero nel manga/anime.
Tutto qua... Grazie a chi leggerà. A presto!

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