11.Capitolo

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<< Mi ha chiamata tuo padre. >>

Sakura era entrata in camera di Sarada di soppiatto, senza neanche preoccuparsi minimamente di bussare.
Lei era immersa tra i libri di filosofia e fu costretta a girarsi a guardarla.
Sua madre sembrava preoccupata e allo stesso tempo molto nervosa.
Si stava torturando le mani, ed era una cosa tipica di Sakura.
La conosceva meglio delle sue tasche.
Sarada si sistemò meglio gli occhiali aspettando silenziosamente cosa avesse da dire.
Sapeva già che si trattasse di qualcosa di abbastanza importante.

<< Dice che ha avuto una discussione con Boruto, a quanto ho capito abbastanza animata. >> Disse poggiandosi sulla porta con le braccia magre incrociate.

Sarada sgranò lo sguardo e perse sicuramente qualche battito.
Che non avesse...

<< A quanto pare ti stai dando molto da fare con questo ragazzo. >>

<< Non so di cosa tu stia parlando. >> Le rispose semplicemente, voltandosi nuovamente verso i suoi malloppi di appunti.

Ci fu qualche attimo di silenzio.
Il tempo in cui Sakura raggiunse il letto per sedercesi sopra.
Accavallò le gambe non smettendo neanche per un secondo di guardare sua figlia.

<< Il problema non è che ci fai sesso. >> Sbottò la rosa. << Ma che ti lasci totalmente sopraffare. >>

<< Posso sapere cosa gli ha detto Boruto? >> Le domandò schietta per arrivare al dunque il prima possibile.

<< Che sei la sua schiava sessuale. >> Le sputò con disgusto la madre.

Cosa aveva detto quell'idiota senza cervello?!
Non poteva crederci! Pensava di potersi fidare di lui, e invece...
Lo aveva ritrovato al terzo piano in atteggiamenti non ancora identificati con Sumire e poi aveva spiattellato le loro scappatelle a Sasuke. A suo padre !

<< Non sono la sua schiava sessuale, se ci faccio sesso è perché voglio farlo. >> Ridacchiò nervosa per smorzare quell'aria pesante.

<< Ok, allora riflettici Sarada. >> Annuì seria Sakura. << Il tuo fidanzato va a dire in giro queste cose su di te, per giunta a tuo padre. Pensi che sia ancora una persona da frequentare? >>

La mora negò col capo in risposta, notevolmente delusa.
Sua madre aveva ragione.
Quello era un bastardo cronico, non c'era molto da fare.
Chi nasce tondo non muore quadrato. Era un dato di fatto.
Stava per piangere. Ma non voleva, non doveva farlo.
Buttare altre lacrime per lui, non aveva senso.

<< Ho deciso di lasciarti fare le tue scelte in santa pace, Sarada! >> Le ammise alzandosi dal letto.
<< Ma se sento in giro ancora una e solo una di queste voci, giuro che vado e gli spacco la faccia. >>

<< Hai ragione, mamma. Scusami. >> Sussurrò in risposta con le lacrime agli occhi.

<< Riguardati, che se non ti guardi tu in queste cose, ormai che sei grande...Non può farlo nessuno. >> Le disse semplicemente, con sguardo serio, per poi uscire dalla porta.

Rimanendo sola, Sarada strinse i pugni.
Non poteva accettare questa ulteriore mancanza di rispetto da parte di Boruto.
O si dava una regolata o poteva benissimo buttarsi giù da un burrone.
Tirò su col naso.
Alzò lo sguardo verso il tetto, sbattendo velocemente gli occhi.
No, non avrebbe più pianto.
Non sarebbe stata mai più così debole e indifesa tra le sue mani.
Lei era forte, intelligente, spigliata.
Non poteva lasciarsi abbindolare così, e soprattutto non poteva permettergli di trattarla in quel modo.

Si alzò improvvisamente dalla sedia.
Quel brusco movimento la fece capovolgere a terra.

Glielo avrebbe dimostrato, che il vero debole era lui.
Proprio in quel momento!
Si avviò verso l'armadio mettendosi la prima felpa che le capitò a tiro.
Ed uscì dalla finestra, come ormai faceva fin troppo spesso.
E prese a correre verso casa di Boruto.

C'era terribilmente freddo.
L'aria era così pungente quasi da sentire il dolore spezzargli le ossa.
Cosa si aspettava, erano i primi di Dicembre.
Uscire perfino senza giubbotto, era una roba da pazzi.
Ma poco le importava.
La sua priorità ormai era la sua rivalsa.
Non l'avrebbe di certo fermata un po' di fresco invernale.

Correva, correva più veloce che poteva, senza neanche prendere fiato.
Sorpassò il bar dove prendeva sempre il caffè con Chocho.
Sorpassò la scuola.
Ed infine qualche isolato dopo, nel bel quartiere di Konoha, sorgeva la bellissima villa Uzumaki.
Ormai chiamata semplicemente Villa Hyuga.

Si fermò di colpo di fronte al cancello, che sapeva, tenevano sempre aperto.
Appoggiò il suo corpo al muro, prima di entrare, per riuscire a riprendere anche il minimo fiato, per riuscirgli a spiaccicare i peggiori insulti al mondo.

Sakura aveva ragione.
Non era un ragazzo con cui stare.
Tradiva. Manipolava. Imbrogliava.

Cosa diavolo ci aveva trovato in quella persona orribile.
Come aveva potuto dire a Sasuke, che avevano fatto sesso.
Con quale coraggio le addossava altri casini.
La sua vita ne era già piena zeppa.

Inspirò seria portandosi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio.
Era pronta, ufficialmente, a chiuderla con quel baka.
Aprì il cancello per poi dirigersi verso la porta.
Suonò il campanello senza attendere altro tempo.

Le avrebbe aperto Himawari?
Non le interessava.

Le avrebbe aperto Hinata?
Non le interessava neanche.

Era pronta a tutto.
Ma non ancora ai suoi occhi azzurri.

Boruto aprì la porta con sguardo stranito e lei per un attimo si sentì cedere.
Era come se lo sguardo di quel ragazzo potesse prosciugarle tutte le forze.
Doveva resistergli.

<< Si gela. Sei venuta qui senza giubbotto? >> Le chiese inarcando un sopracciglio visibilmente confuso.

Lei annuì in risposta.
Non riusciva neanche a parlargli. Perché diamine le succedeva sempre?

<< Entra, sono solo a casa. >> Affermò serio facendole spazio.

Lei lo sorpassò velocemente entrando in casa.
Un dolce tepore la investì. E si ritrovò in uno stato di benessere provvisorio.
In quel ingresso c'era un mobile con un grande specchio.
Sarada non potè far a meno di notare, che era uscita senza trucco, con i capelli disordinati e con occhiaie cadaveriche.
Ma cosa le importava, doveva chiuderla no?

<< Cosa succede? Credevo fossi talmente occupata a fare l'offesa con me. Non sei una tipa che improvvisa. >> Disse il biondo chiudendo la porta alle sue spalle.

Sarada si voltò guardandolo male.
Lui si avvicinò con un ghigno. Erano faccia a faccia.

<< Cosa cazzò ti è saltato in mente di dirgli a Sasuke! >> Sbottò improvvisamente lei spingendoselo lontano.
<< La verità. >> Le rispose inclinando la testa, serio.

<< Ah e quindi io sarei la tua schiava sessuale?! Un'inetta del cazzo?! >> Esclamò nauseata da lui.

Boruto si portò le mani dentro le tasche di quella tuta grigia senza degnarsi di rispondere. Sembrava stesse pensando a qualche scusa da inventare.

<< Non sai cosa dire vero? >>
La irritava maggiormente se non le rispondeva.
<< Ti sei sbagliato di grosso Boruto. Se io mi sono lasciata scopare da te è perché lo volevo io, non tu. >> Gli puntò il dito contro. << Se mi sono lasciata andare, l'ho fatto per compiacere me stessa, non il tuo fottuto ego. >>

<< Credevo facessi io le redini del gioco. >> Ghignò lui lanciandole uno di quegli sguardi che solo lui sapeva darle.

<< No Boruto, le ho sempre fatte io. >> Sussurrò lei in risposta.

Non sapeva come, ma si erano avvicinati nuovamente.
Non sapeva come, ma erano arrivati a far sfiorare leggermente i loro nasi.

<< Mi stai eccitando, mi piaci da morire, quando ti arrabbi. >> Mormorò il biondo sfiorandole la guancia col polpastrello.
<< Sei tu che ecciti me, Boruto. >> Gli rispose mirando con lo sguardo le sue labbra. La ragazza non riuscì a trattenersi. Erano così belle e carnose.
Gliele leccò sensualmente, mandando totalmente in tilt il biondino.

Si fissarono per interminabili secondi.
L'azzurro cielo di lui mischiato con il nero petrolio di lei.

E non gli diede neanche il tempo di assimilare bene il momento.
Che gli si lanciò addosso, assaporando finalmente quella bocca che tanto stava bramando.
Boruto rispose subito al bacio, lasciandosi spingere contro al muro.

Presero a toccarsi, in ogni parte del corpo.
A baciarsi voracemente per tutto il viso, come se non ci fosse un domani.

<< Ora vedrai che in realtà sei tu il mio schiavo sessuale. >> Gli sussurrò poi lei a fior di labbra con sguardo di sfida
<< Sono tutto tuo. Fammi fare tutto ciò che vuoi. >> Rispose il biondo estasiato abbassando tutte le sue difese.

Sarada se lo tirò poi addosso e si diresse in retromarcia verso quel divano elegante color panna che contornava il salotto, senza smettere di pomiciare neanche per un secondo.
Non poteva crederci, si stava lasciando andare per l'ennesima volta.
Non doveva lasciarlo definitivamente?
Sì, ma tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare.

Lo spinse malamente facendolo cascare su quei cuscini morbini.
Lui le sorrise sornione. Aveva già il membro turgido.
Quella tuta lasciava fin troppo spazio all'immaginazione.

Si leccò le labbra mettendosi a cavalcioni su di lui.
Di tutta risposta Boruto le afferrò le natiche cercando di farla strusciare sopra quella protuberanza, ma lei lo bloccò dai polsi.

<< Forse non ti è chiaro che per questo round le detto io le regole. >> Gli soffiò maliziosamente all'orecchio.
<< Come vuoi tu... >> Sospirò Boruto allontanando le sue mani dal corpo di lei.

Prendendolo alla sprovvista, Sarada prese a spogliarsi.
La prime cose che arrivarono a terra furono la felpa e la magliettina interna, poi a seguire il reggiseno.

Boruto si ritrovò davanti ai suoi piccoli seni sodi, e Sarada giurò di averlo quasi visto imprecare, visto che non poteva toccarla.
Adorava farlo impazzire.
Non aveva ancora visto nulla quell'idiota.
***
Quando Boruto si ritrovò quei bellissimi boccioli di rosa davanti agli occhi, si sentì quasi scoppiare il cazzo.
Come diamine avrebbe fatto a non toccarli? A non leccare quei bellissimi capezzoli ?
Imprecò stringendo i pugni poggiati sul dannato sedile del divano.
Sarada aveva deciso di farlo impazzire sul serio.
Quella stronza gliela stava facendo pagare, sicuramente, a modo suo.
Senza preavviso la ragazza fece volare via anche i suoi jeans.

La prima cosa che notò è che quel piccolo tanga viola le stava divinamente.
Non pensava che Sarada potesse indossare dell'intimo così sexy.
Sembrava davvero una bacchettona certe volte, o almeno, era quello che aveva sempre pensato di lei fin dai tempi in cui l'aveva conosciuta.

<< Sei sicura che non posso toccarti? >> Le chiese iniziando a sudare freddo.
La voleva possedere il prima possibile.
Voleva renderla sua ancora, ancora e ancora.
Lei annuì di tutta risposta con un piccolo ghigno che le contornava il viso tondo.

<< E cosa vuoi fare? >>
Già cosa voleva fare?

<< Togliti i pantaloni. >> Gli ordinò assottigliando lo sguardo.

Boruto non se lo fece ripetere due volte.
Se li sfilò velocemente con mani tremanti, accompagnati anche dai boxer.

Ed eccolo lì, in bella vista, il suo pene duro.
La vide mordersi le labbra alla sua vista.
Era vogliosa. Lo sapeva.

<< Ti piace? Perché non lo lecchi un po'? >> Le domandò serio prendendolo in mano. Prese a masturbarsi in sua presenza.
Quel corpo da pantera lo stava facendo diventare matto.

Sarada si distese sul divano e lo afferrò dalla testa portandoselo all'altezza del tessuto della sua mutandina.

Boruto capì immediatamente cosa volesse.
L'accontentò immediatamente, spostandole quell'inutile indumento.

Affondò la lingua in lei e la sentì gemere totalmente estasiata.
Sicuramente era la prima volta che qualcuno le dava quel genere di calda ed umida attenzione nelle parti intime. Quella ragazza aveva un sapore buonissimo.
Ora sarebbe stato lui a farla impazzire totalmente.
Continuò attenzionandole anche il clitoride mentre lei urlante, gli afferrava e tirava i capelli biondo grano.
La lasciò fare fino a quando lei riuscì a venire sulla sua lingua.

<< Wow! >> Esclamò mettendosi seduta soddisfatta.

Boruto la fissò compiaciuto per poi riprendere a masturbarsi guardandola.
<< Ora tocca a te principessa. >> Sfiatò mentre si leccava via dalle labbra i resti degli umori di Sarada.

La sentì scoppiare a ridere.
<< A me per oggi non tocca proprio niente. >> Disse fra le risate la ragazza, mentre aveva preso a rivestirsi.

L'Uzumaki prese a scrutarla male.
<< Non puoi farmi questo, almeno lasciami guardare un po' quel bel culetto! >> Esclamò preso dallo sconforto totale.

<< Guardati un porno. Ci vediamo a scuola, principe sul pisello. >> Enunciò già vestita.
Tra le risate gli diede un bacio sulla fronte, per poi andarsene richiudendo la porta.

Lo lasciò lì, sconvolto, solo sul divano, col cazzo duro ancora fra le mani.
Sì, quella bastarda gliela aveva fatta pagare sul serio.

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