12.Capitolo

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Boruto era scomparso.Letteralmente.
Aveva capito che era stato espulso per una settimana, ma da scuola.
Non dalla sua vita.
Le veniva da ridere, perché l'aveva fregata nuovamente.
Pensava di essere riuscita finalmente a sovrastarlo, ma, lui vinceva sempre e comunque. Era una battaglia persa, contro di lui...
Ma il suo vero problema era che non riusciva a reprimere questo sentimento nei confronti del bel biondino, anche se lo desiderava con tutta se stessa.
Boruto non le conveniva.
Non le faceva per niente bene.
Sospirò seduta in un tavolo a caso della mensa.
Di fronte a lei, Chocho, che mangiucchiava patatine e smanettava il suo cellulare ridacchiando allo stesso tempo. Vide quel povero schermo ungersi.
Sarada sollevò gli occhi al cielo, per niente sconvolta.

<< Cosa c'è? >> Le chiese l'amica con la bocca piena.
<< Niente... è che... >>
<< Ah, ah, no depression please! >> La bloccò Chocho facendola tacere.
Sarada la guardò male.
<< Non prendertela con me se Boruto è uno stronzo! Credevo te ne fossi fatta già una ragione. >> Le disse l'amica gesticolando.

Sarada annuì dandole ragione.
Cinque giorni.
Cinque giorni senza sentirlo, vederlo, toccarlo.
Cinque lunghissimi giorni, e lui non si era neanche degnato di scriverle.
Il nulla.
Il nulla cosmico.

<< Non credevo fosse un ragazzo così complicato... >> Ammise abbassando lo sguardo sconfortata, portandosi un ciuffo nero ribelle dietro l'orecchio.
<< Beh, io l'avevo un po' capito. >> Le rispose Chocho.
<< Come? >>
<< Quello che ha passato...>>
<< Chocho! L'ho passato anche io! >> La rimproverò la mora con sguardo severo.
<< Sì, ma tu sei più forte. >> Tagliò corto la discussione Chocho.

Lei era più forte?
E da quando?
Si sentiva sempre così terribilmente debole e insicura. Come poteva Boruto sentirsi alla stessa maniera? E quella corazza allora ?
Lui che non si scomponeva mai, più debole di lei ?
Incredibile.
Come poteva Chocho pensare una cosa del genere?

Non le rispose, non se la sentiva. Aveva da riflettere in merito. Assolutamente.
Ma una presenza, che prese posto al suo fianco, la fece ridestare dai suoi pensieri.
<< Ci risiamo! >> Sbottò la sua amica seccata.

<< Mitsuki! >> Esclamò Sarada sorpresa, voltandosi.
Lo ritrovò anche fin troppo vicino a lei.
Con la scusa di parlargli gli si allontanò leggermente in imbarazzo.

<< Ciao, ragazze... >> Sorrise con un piccolo ghigno, guardando Sarada sottecchi.
Quel ragazzo era strano, bizzarro, ma anche assolutamente carino.
Sarada ricambiò il saluto arrossendo.
Aspetta, perché diavolo era arrossita? Sentiva perfino lo sguardo sconvolto di Chocho bruciarle addosso. Si era sicuramente accorta di quel leggero rossore.

<< Mi avevi promesso un'uscita, giusto? >> Le chiese ironicamente il ragazzo.
<< Non ricordavo fosse una promessa. >> Serpeggiò la sua migliore amica correndo in sua protezione.
<< Andiamo, Chocho, non mi stai dando neanche una possibilità per esserti simpatico. >> Sbuffò ridacchiando l'albino.
<< La prima possibilità è la più importante, e l'hai bruciata! >> Gli esclamò in risposta puntandogli il dito contro.
Sarada si era ritrovata in mezzo a due fuochi.
Sbuffò. Lei non aveva bisogno di protezione, ed era assolutamente libera di scegliere.
<< Pomeriggio sei libero? >> S'intromise interrompendo i due.
Vide l'amica sgranare gli occhi.
Mitsuki invece, era rimasto piacevolmente sorpreso.
Le sorrise mordendosi il labbro.
<< Sì, sono libero. >>
<< Ok allora ci sentiamo per messaggi. >> Annuì Sarada cercando di autoconvincersi. Ormai era fatta.
L'albino annuì in risposta alzandosi dal tavolo non smettendo di sorridere.
Le lasciò facendo un piccolo occhiolino alla mora.

<< Ma che diavolo?! >> Esclamò Chocho non appena si fu allontanato << Il chiodo schiaccia chiodo non ha mai funzionato, Sadara. >>

<< Non fa niente. Ne ho bisogno. >> Sospirò sperando vivamente di non pentirsene.
Sì, ne aveva bisogno.
***

Ore 14:30
Un forte odore di bruciato, lo fece risvegliare dalla sua miriade di pensieri.
Si alzò di scatto dal letto, sentendo la testa girare vertiginosamente, una volta messi i piedi a terra. Corse al piano di sotto pronto al peggio.
Himawari si era messa ai fornelli, e lui era veramente preparato all'inferno.
Entrando in cucina, ritrovò sua sorella, con sguardo perso e vuoto.
Mirò il suo sguardo esattamente dove mirava il suo.
Eh beh, l'ennesimo pranzo bruciato.

<< Scusami sono una frana. >> Borbottò delusa la ragazza notando la presenza di Boruto all'entrata della cucina.

<< No ma dai, polpette bruciacchiate! Il mio piatto preferito. >> Ironizzò il biondo cercando di tirarle su il morale.
Himawari, scoppiò a ridere sommessamente.
Adorava vederla ridere, era diventato raro, ormai.
Era raro avere un momento familiare così sereno.
Si guardarono poi, con intesa.
Sì, avrebbero ordinato il pranzo.

E fu così che si ritrovarono davanti a del cibo cinese, sopra a quel tavolo disordinato, da soli.
Ore 15:30
<< Allora cosa mi racconti? >> Gli chiese la ragazza con la bocca piena.
<< Solite cose. >> Mormorò Boruto rattristandosi di colpo.
<< Mamma non mi ha spiegato il motivo per cui ti hanno sospeso. >> Ammise con sguardo offeso.
<< Non è una cosa di cui andar fieri. >> Le rispose serissimo staccando le bacchette del pranzo.
<< Non significa che io non possa saperlo. >> Sospirò facendogli una linguaccia.
Un silenzio tombale cadde fra di loro.
Cosa le avrebbe dovuto dire? La verità ?


<< Ho fatto a pugni. >> Sospirò guardandola serio.
La sua reazione non era stata come Boruto si aspettava.
Credeva di vederla stravolta e in crisi della notizia, ma invece era rimasta totalmente impassibile.

<< Boruto, può capitare... >> Sfiatò la sorella facendo spallucce.

<< Ho fatto anche sesso con Sarada. >> Le ammise. Da un lato, Boruto, adorava stravolgere le persone con notizie shoccanti.

Himawari prese a tossicchiare.
Si era affogata sicuramente con qualche spaghetto.
Com'era possibile che lei e Naruto avessero reagito alla stessa maniera.
Negò col capo rassegnato. Infondo era loro padre.

<< Sarada... Uchiha? >> Gli domandò sorpresa.

Boruto annuì mentre masticava con sguardo indifferente.

<< Boruto l'hai fatto per ripicca? Dimmi di no, perché è una cosa orribile! >> Esclamò Himawari seriamente arrabbiata.

<< Inizialmente sì, ma poi... >> Sbuffò bloccandosi << ...Ho iniziato a provare qualcosa per lei...Ecco, qualcosa di non indifferente. >>

La sorella sospirò sollevata portandosi una mano sul petto.
Reazione identica ad Hinata.
Ottimo, aveva la conferma, che sua sorella fosse un misto dei loro genitori.

<< E Sumire ? >> Gli chiese poi riprendendo a mangiare.

<< L'ho lasciata, ovviamente. >>
<< Oh mio dio, sei pronto al peggio? >>
Boruto la guardò male.
Himawari ridacchiava, ma c'era veramente poco da scherzare con una come quella serpe.
<< Tranquillo tutto si risolverà. Sono felice che tu me ne abbia parlato. >> Gli sorrise in risposta.


Sì ma lui non sapeva più come comportarsi.
L'ultima volta che aveva visto Sarada, era stato quel pomeriggio in cui l'aveva lasciato con un'erezione, che poi aveva dovuto gestire da solo.
Quella ragazza lo stava facendo veramente dannare.
Non si era nemmeno preoccupata di scrivergli, di chiedergli come stesse.
Pensava semplicemente a se stessa.
Solo lei soffriva, solo lei aveva problemi esistenziali.
Lui avrebbe invece perso sicuramente l'anno.
Da un lato anche a causa sua.
Ma continuava a bramarla, a sognarla, a pensarla continuamente.
Doveva fare assolutamente qualcosa...
Ma cosa?!
Non sapeva come gestirla.
Si arrabbiava sempre per tutto, quella ragazza, qualsiasi cosa lui facesse.
Sentiva di avere le mani legate.
Poi sua sorella gli aveva proposto di andare a prendere un caffè insieme in un bar del centro.
<< Ci sono anche le mie amiche, ti farà bene prendere un po' d'aria. >>
Accettò l'invito senza pensarci due volte.
Sì, ne aveva bisogno.

***

Sarada si era ritrovata, in un normale venerdì pomeriggio, seduta al tavolo di un bar di fronte a Mitsuki.
Qualcosa di del tutto inaspettato.
Un po' di brio non poteva solo che farle bene. Sperava solamente che quello strano ragazzo non si facesse strane idee.
D'altronde cosa poteva esserci di male in un'uscita fra amici. Nulla, appunto...
Lui non faceva altro che sorridere, e ciò la metteva un po' a disagio.
Sembrava felice che lei avesse accettato di vederlo.

<< Beh, allora? Hai qualcosa da dirmi? >> Le domandò davanti al suo caffè.
Sarada rimase qualche secondo spiazzata.
Cosa voleva dire? Si incrociavano spesso a scuola, e la sua vita era abbastanza monotona, dunque... Beh cosa aveva da raccontargli?
<< Solita vita, studio, studio e studio... >> Sussurrò in risposta poco convinta.
<< E Boruto? >>
La mora spalancò notevolmente lo sguardo.
<< E' un mio caro amico d'infanzia. >> Marcò in risposta la ragazza.
<< Gira voce che stiate assieme. >> Le ammise incrociando le braccia leggermente nervoso.
Aveva smesso di guardarla negli occhi, e non faceva altro che gettare occhiate attorno al loro tavolo.
<< Beh e anche se fosse? >> Chiese Sarada irrequieta.
La stava infastidendo.
Voleva distrarsi, no ritrovarsi a parlare sempre e solo di Boruto.
Era stanca di dover sempre pompare il suo fottuto ego.

<< E se ti dicessi, che è a due tavoli dal nostro? >> Le domandò sbuffando.
Era sicuramente molto seccato. Boruto stravolgeva sempre la tranquillità.
<< Impossibile, non frequenta qui nei dintorni. >> Gli sussurrò in risposta Sarada sbuffando.
<< E' con tre ragazze. >> Affermò il ragazzo affinando lo sguardo.

Cosa?!
Si voltò velocemente per testare con i suoi stessi occhi.
Ed era effettivamente vero.
Boruto distava a due tavoli dal loro.
C'era Himawari, ed altre due ragazze. Molto probabilmente amiche della sorella del biondino.
Mandò giù un groppo alla gola.
Se l'avesse vista sola con Mitsuki, Boruto, avrebbe ricominciato con la sua insensata gelosia. O almeno così credeva. O almeno così sperava, da un lato.
Si girò nuovamente verso il compagno di scuola con sguardo preoccupato.

<< Sei su di giri, vuoi andartene? >> Le domandò preoccupato.
<< Come? Se usciamo dalla porta ci vede sicuro. >> Strinse i denti sospirando.
<< Cosa c'è di male, siamo amici, no? >> Cercò di tranquillizzarla l'albino facendole un occhiolino.
Ed in effetti, sì, Mitsuki aveva ragione.
Non c'era assolutamente niente di male.
Alla fine anche Boruto era seduto con altre ragazze in un tavolo.
Quindi avrebbe potuto capirla...

Mandò giù un groppo alla gola e si rigirò per controllare la situazione.
Ma, evidentemente, era troppo tardi per nascondersi o per fare qualsiasi altra cosa.
Lo sguardo azzurro cielo di Boruto era rivolto verso di lei ed era assottigliato, serio ed arrabbiato.
Le sue sopracciglia bionde erano corrucciate.
Ma com'è possibile, che quel biondino, la scovava sempre con le mani nel sacco. Era impossibile!
Ma la seguiva o cosa?!

Si alzò improvvisamente dal tavolo, seguita dall'amico.
Fortunatamente avevano già pagato. Dunque con un po' d'ansia sorpassò il tavolo dove era seduto il biondo senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Arrivati, finalmente, all'esterno del locale, tirò un sospiro di sollievo...Dimenticandosi per un istante di Mitsuki.
Sarada sentiva il suo cuore pompare terribilmente.
L'aveva sicuramente ferito.
E lei, no, non voleva deluderlo.


***

Era ormai già tornata a casa da qualche oretta.
Erano le 19 passate.
Ed era completamente nervosa. Quel pomeriggio aveva poi fatto una piccola passeggiata con Mitsuki, non voleva mollarlo di punto in bianco per colpa di Boruto.
Non era giusto. Anche se era stata tutto il tempo con la testa per aria.
Da un lato ci era rimasta perfino male.
Aveva continuato bellamente a non farsi sentire, né aveva innescato una di quelle scene di gelosia delle sue.
Era rimasto indifferente.
Forse, Boruto, si era già stancato di lei.
Chiuse gli occhi sopraffatta da quei sentimenti, sconfitta.
Era stanca di sentirsi così tremendamente triste.
Perché l'Uzumaki era capace di ridurle l'umore a pezzi? Come se niente fosse?
Se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto di non provare tutti questi sentimenti. Non voleva più soffrire a causa sua.
Si sentiva terribilmente dispiaciuta allo stesso tempo, non avrebbe mai voluto ferire o far pensare male a Boruto.
Ma, pensava a tutte le volte che lui avesse fatto rimanere male lei.
Spesso e volentieri.
Sospirò affranta, mentre un tuono di quel brutto temporale aveva squarciato il silenzio. Fuori diluviava. Il cielo piangeva, come il suo stato d'animo.
Si mise seduta sul letto. Stava per andare a lavarsi quando improvvisamente sentì bussare forte alla finestra.
Si voltò stranita cercando di mettere a fuoco per riuscire a vedere oltre le tende. Chi diamine poteva essere? Si alzò di scatto aprendola.
Si ritrovò un Boruto completamente bagnato che la fissava serio.

<< Posso entrare o mi lasci fuori con questo brutto temporale? >>

Senza rispondergli si spostò per permettergli di scavalcare quella piccola finestra. Appena il biondo mise i piedi a terra, Sarada si curò di richiuderla svelta.

<< C'è tua madre? >> Bisbigliò il ragazzo
Lei negò col capo.

Non riusciva a parlare.
Ironia della sorte, sempre quando lui le faceva quelle improvvisate.

Boruto prese a togliersi la felpa ormai zuppa.

<< A-aspetta, ti prendo degli asciugamani. >> Mormorò abbassando lo sguardo Sarada.

Corse di fretta nell'altra stanza e ne afferrò almeno tre, per poi portandoli con mani tremanti al ragazzo.
Boruto le afferrò prendendo ad asciugarsi.

Nessuno dei due proferì parola per un po' di tempo
Era come se si sentissero entrambi in imbarazzo.
Finchè Boruto non smorzò quell'aria.

<< Perché eri con Mitsuki? >>

<< Perché sei scomparso? >> Rispose a tono Sarada.
<< Perché anche tu sei scomparsa. >> Sbottò serio Boruto.

Sarada lo guardò preoccupata, seduta sul suo letto.

<< Cosa cazzo ti passa per la testa, Sarada?! >> Esclamò il biondo.
<< I-io non lo so... Credevo che ti fossi stancato di me! >> Rispose con le lacrime agli occhi.
<< Perché non ti sei fatta sentire?! Hai qualcosa di chiedermi? Fallo, non scomparire come se niente fosse! >> Strillò afferrandola dalle braccia esili facendola alzare.
Ed eccoli, nuovamente, uno di fronte all'altra, fronte contro fronte.
Sarada non rispose, abbassò lo sguardo semplicemente.
<< Sono stanco di questa stupida battaglia fra me e te, non vince, chi resiste, chi non manda messaggi, chi non chiama, chi non s'interessa... >> Sfiatò Boruto prendendo a sfiorarle una guancia calda. << Io e te stiamo insieme, non mi piace che tu sparisca. E non mi piace che tu esca da sola con altri ragazzi. >> Continuò poi percorrendo con una mano uno dei suoi fianchi magri.
<< Boruto, credo di amarti. >> Ammise lei in risposta guardandolo intensamente negli occhi.
<< Credo di amarti anche io...Sarada. >> Rispose infine per poi baciarla delicatamente sulle labbra.
Se Sarada avesse potuto spiegare come ci si poteva sentire fra le sue braccia, avrebbe detto che era come fiorire.
Sentiva la vera Sarada fiorire. Esattamente, come i fiori.
Ed era una sensazione bellissima...

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