Il cielo era scuro quella notte, la luna appariva a sprazzi tra le nubi. La strada che conduceva al bar in cui lavorava Richie era dissestata e silenziosa, tanto che Eddie poté sentire il rumore delle sirene di un'ambulanza provenire dalla distante stazione.
Si era tirato su il cappuccio della felpa, la testa bassa, gli occhi che studiavano le mani strette in grembo.
I viaggi in macchina con la zia Pat non erano mai tranquilli, la donna accendeva sempre lo stereo, fischiettava le melodie e, se Eddie le conosceva, capitava cantasse anche lui, talvolta a squarciagola. Parlavano del piú e del meno, ridevano.
Ma ora Pat stava zitta, le mani rigide sul volante, e il ragazzino si chiese se fosse in ansia per lui.
Eddie stesso lo era. C'era una piccola speranza nel suo petto, flebile come una fiammella in balia del vento, e sarebbe bastato un'occhiata storta di Richie a spegnerla del tutto.
Aveva paura - era cosí, ogni volta che rischiava di perderlo per sempre. Come il giorno in cui la scuola era andata distrutta.
Certo, adesso nessuno di loro due stava rischiando la vita, ma Eddie ci avrebbe rimesso il cuore se Richie avesse detto di no, e non era poco. Non dopo che aveva tentato di riassemblarne i pezzi per mesi.
Non era ancora intero, c'erano piccole crepe qua e là e se provava emozioni troppo forti i punti pizzicavano, ma a Eddie andava bene cosí, non poteva attendere di avere di meglio da offrire, perché quel momento non sarebbe giunto mai. Non ci sarebbe mai stato un istante perfetto, lui non sarebbe mai stato perfetto.
E realizzare che nemmeno Richie lo era gli dava consolazione.
Pat lasciò andare un lungo sospiro, e il ragazzino si voltò a guardarla, un occhio ancora coperto dal cappuccio.
-Che cosa gli dirai?- Domandò la donna, senza ricambiare la sua occhiata.
Eddie aprí la bocca per parlare, poi la richiuse, affondando gli incisivi nel labbro inferiore. Scosse il capo.
-Non lo so ancora.- Disse, distogliendo lo sguardo e puntandolo fuori dal finestrino. La luce dei lampioni era quasi accecante, a contrasto con l'oscurità del cielo. La macchina viaggiava abbastanza veloce sull'asfalto da far sembrare quei rapidi bagliori una scia di stelle cadenti, e forse a Eddie avrebbe fatto comodo esprirmere un desiderio, quella notte.-Quando ce l'avrò davanti, capirò. E capirà anche lui.-
-É ciò che speri? Che Richie comprenda?- Lo sguardo azzurro e morbido di Pat si spostò brevemente su di lui.-Nell'ultima lettera in cui mi hai scritto, hai detto di non sapere piú in cosa sperare. Adesso lo sai, Eddie?-
Il ragazzino fremette di impazienza mentre il profilo dell'edificio si stagliava nella notte, al lato della strada. L'insegna al neon lampeggiava di rosso e blu, pulsando rapida come il suo cuore.
-É cosí.- Mormorò, non troppo sicuro che Pat l'avesse sentito, e posò una mano sulla maniglia dello sportello, pronto a fiondarsi da Richie.
Le dita di Patricia si serrarono un istante sul suo ginocchio mentre l'auto si fermava, trattenendolo.-Vuoi che rimanga qui?-
Eddie non esitò prima di rispondere:-No. Richie mi riaccompagnerà.-
Sapeva che l'avrebbe fatto, qualsiasi cosa fosse accaduta - avrebbero anche potuto litigare, quella notte, e dichiararsi inimicizia eterna, Richie gli avrebbe comunque dato un passaggio per tornare a casa, perché lui era cosí. Era altruista e gentile e amava le persone, e il petto del ragazzino si scaldò tremendamente a quel pensiero.
Patricia non aggiunse altro, lo guardò andare incontro al destino, e Eddie la sentí sospirare un'ultima volta mentre si chiudeva lo sportello alle spalle.Ben faticava a credere di essere ancora vivo.
Il proiettile l'aveva colpito, ne era certo - aveva sentito il dolore della carne lacerata, il sangue bollente che usciva dalla ferita e si spandeva sui vestiti, tra le trame della giacca, del maglione che portava al di sotto.
Tutto si era fatto nero per un po'; era stato sollevato di accorgersi che Bryce era accanto a lui, sano e salvo, ma non aveva potuto impedire che il petto gli si stringesse mentre rivedeva il volto di Beverly sotto le palpebre chiuse, e non era riuscito a dire a nessuno - né a Bryce, né ai suoi genitori - di darle la lettera che custodiva nella tasca.
A distanza di un'ora sembrava tutto solo un brutto sogno: i dottori gli avevano medicato la ferita, il proiettilie l'aveva colpito di striscio, era svenuto piú per lo spavento che per una vera e propria perdita di sangue.
I suoi genitori gli avevano detto brevemente di come Henry e Josh fossero stati immediatamente arrestati, praticamente colti sul fatto. Nessuno dei due era riuscito piú a sparare un colpo, Bowers aveva lasciato andare la pistola con mani tremanti appena si era accorto di aver colpito la persona sbagliata e di avere un pubblico che assistesse alle sue malefatte.
I signori Hanscom erano usciti dalla stanza dell'ospedale da un po' - per loro ogni cosa era già tornata alla normalità; Ben stava bene e non c'era nient'altro di cui preoccuparsi.
Il ragazzo non si aspettava diversamente da loro. Non era mai stato sommerso di cure o attenzioni, che fossero effettivamente meritate o meno.
Se doveva essere sincero, Bryce sembrava piú in pena di loro. Seduto accanto a lui su una sedia di plastica, fissava le mani serrate sulle ginocchia con gli occhi castani grandi e atterriti.
Ben poteva ben comprenderlo - aveva rischiato la morte, dopotutto.
-Stai bene?- Gli domandò. Fu buffo, considerando che era lui quello steso in un letto con il fianco fasciato, ma Bryce non sorrise.
-Mi dispiace.- Mormorò in risposta, strofinando i palmi sui pantaloni. Erano sudati sotto luce bianca della stanza.
-Ti dispiace di cosa?- Lo rimbottò rapidamente Ben.-Niente di quel che é successo é colpa tua. Nemmeno sapevi che ero nei paraggi.-
-Lo so, però...- Bryce si strinse nelle spalle.-non sarei dovuto andare...-
Ben sollevò le sopracciglia.-Ti hanno chiesto loro di incontrarvi?-
Il ragazzo annuí, i capelli biondi appiccicati alle tempie. Il suo viso era rosso, come se avesse la febbre.
-E perché hai accettato?-
Bryce esitò.-Non credevo sarebbero ricorsi ad una cosa del genere. Pensavo volessero solo parlare, magari persino pestarmi, però...-
-Cavolo, Bryce, era chiaro avessero cattive intenzioni.- Il tono di Ben divenne piú duro di quanto avrebbe desiderato. Bryce era già abbastanza spaventato, ma una parte di lui, quella che a sua volta era rimasta sconvolta dall'evento, non poteva non provare rabbia di fronte all'idea che quella situazione avrebbe potuto essere evitata.-Ti hanno chiesto di vedervi alla stazione! A quest'ora, poi!-
L'altro scosse lentamente il capo, poi sollevò lo sguardo su di lui, dimesso e risentito.-Non li facevo capaci di una simile cattiveria.- Le mani posate sulle ginocchia si strinsero in un pugno.-Almeno, non Josh.-
Ben tacque.
Bryce e Josh erano stati compagni nella squadra di football per molti anni, e se il primo l'aveva ripreso diverse volte per alcuni comportamenti sbagliati, per la sua aggressività - per la sua omofobia, quando si era scagliato contro Eddie e Richie -, probabilmente non aveva mai visto altro in lui che un ridicolo desiderio di emergere, di divenire popolare sfruttando i mezzi che divertivano la gente: crudeltà gratuita e prese in giro.
Ben era sicuro che Bryce non avesse mai visto il marciume in Josh, e forse non sbagliava del tutto, perché non era stato lui a sparargli. Ma questo non lo giustificava.
-Quindi tu sapevi tutto?- Gli chiese, titubando. I Perdenti gli avevano accennato qualcosa al telefono, ma l'attenzione si era spostata molto piú su Richie e suo padre.
-Sí. Avevo visto chiaramente Henry entrare nel laboratorio, quel giorno.-
-Ma le telecamere non ti hanno ripreso.- Obiettò Ben.
Ricordava delle foto che la polizia aveva mostrato a Richie ed Eddie. Erano stati loro stessi a parlargliene.
-Perché non sono entrato.- Ci fu una scintilla di fierezza negli occhi castani di Bryce.-L'ho spiato dalla porta dei bagni. Non ho detto niente, perché Henry non stava facendo un gran danno. Forse l'ampolla si sarebbe surriscaldata, con la sciocchezza che ci aveva versato dentro, ma nulla di piú.-
Ben fu colpito dalla realizzazione come che da un secondo proiettile.-É stato Josh a rincarare la dose.- Disse tra sé.
-É cosí.- Confermò Bryce.-E la sostanza che ha aggiunto ha creato uno scompenso tale da far esplodere tutto.-
-E tu pensavi ancora non fosse cosí orribile da spararti?- Ben sollevò un sopracciglio, di nuovo fin troppo duro per quel che Bryce aveva appena vissuto. L'altro gli rivolse ancora la sua espressione piú rammaricata.
-Ti ringrazio per quello che hai fatto.- Rispose.-Beverly é davvero una ragazza fortunata.-
A Ben mancò per un istante il respiro. Non fu esattamente l'ideale, per il suo torace squarciato. Non riuscí a parlare, ma Bryce rispose placidamente al suo interrogativo silenzioso, leggendogli la sorpresa negli occhi:-É stata lei a dirmelo. Nei giorni in cui eri in Massachusetts, mi ha definitivamente rifiutato, dicendomi di avere dei sentimenti per te.-
Ben sgranò gli occhi.
Allora era vero. Beverly provava qualcosa di sincero e profondo per lui, non si era trattato solo di farneticazioni notturne al telefono.
Mentre scriveva le sue parole d'amore per lei, si era piú volte chiesto se la ragazza le avrebbe ricambiate, se avrebbe riconosciuto nel suo cuore lo stesso affetto che Ben stava riponendo con tanta certezza sulla carta, ma forse adesso poteva davvero sperare?
-Ha detto proprio cosí?- Domandò, sottovoce, incredulo.-Ha detto che le piaccio?-
Bryce si lasciò sfuggire un sorriso.-Non si é esposta cosí tanto, sai com'é fatta...-
Lo diceva spesso anche Bill, che quella ragazza era sempre titubante e arida, quando si parlava di sentimenti che andassero oltre l'amicizia. Ma, dopotutto, non si comportava allo stesso modo anche Ben?
-Sono contento, però, di avere avuto un cosí degno avversario.- Il sorriso si allargò ancor di piú sul volto di Bryce, come se non avesse appena dichiarato di aver perso la ragazza dei suoi sogni, che inseguiva da mesi.-Sei una persona buona, Ben.-
Il giovane avrebbe voluto trovare le parole per rispondergli. Non aveva mai ricevuto tanti complimenti tutti insieme, e le emozioni si stavano mescolando senza ordine o contorni in lui: l'attesa, la felicità, lo spavento per quel che era accaduto, una punta di riconoscenza nei confronti di Bryce, nonostante il guaio in cui l'aveva cacciato e poi - adesso - la voce di Beverly, nitida e preoccupata, che proveniva dal corridoio.
Ben voltò appena il capo per vederla entrare nella stanza, con le mani premute sul cuore e le lacrime agli occhi.
-Mi hai fatto morire di paura.- Gli disse, con un sorriso ed un singhiozzo.
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White Lies - Reddie
FanfictionPuò un'innocente bugia sconvolgere per sempre le vite dei Perdenti? // Principalmente una Reddie (slowburn), ma non é esclusa la presenza di altre coppie. Contenuti 18+