Rebecca aveva la testa tra le nuvole.
Erano le quattordici passate e i corridoi del liceo erano quasi deserti - il che era un bene, perché avrebbe finito per sbattere contro qualcuno, distratta com'era.
Aveva fatto un bel sogno: lei e Bill in una casetta sull'albero, fuori dal resto del mondo, che leggevano libri seduti a gambe incrociate sulle assi di legno.
Non aveva fatto altro che ripensarci per tutta la mattina e, anche se non era una ragazza particolarmente romantica, aveva disegnato distrattamente un cuore sugli appunti di biochimica, con una "B" al centro.
Era stato un gesto stupido, e si sentiva ridicola, ma la felicità per aver passato delle ore con lui, la notte prima, superava qualsiasi altro sentimento.
Era incredibile il rapporto che si stava instaurando tra loro, una profonda amicizia che Rebecca non avrebbe mai osato immaginare.
Pensava che le cose sarebbero rimaste sempre le stesse: lei la fidanzata di Richie, lui il capo del gruppo di amici del suo ragazzo, che la guardava con la bonarietà di un fratello.
Prima che lei e Boccaccia si lasciassero, Bill non si era mai avvicinato così tanto a lei.
O forse era dovuto al fatto che lui e Beverly si fossero lasciati.
Rebecca non ne era contenta - non era da lei godere delle disgrazie altrui - e vedere Bill in uno stato così miserevole le spezzava il cuore. Non le importava con chi stesse, purché fosse felice, e non lo sembrava affatto.
Ricordò con amarezza il racconto del suo timore di perdere Georgie, e il dolore per l'allontanamento di Beverly. Se ci fosse stato un modo per convincerla a tornare con lui, probabilmente Rebecca l'avrebbe supplicata in ginocchio, dimenticando il loro cattivo sangue.
Voleva davvero, davvero, che Bill trovasse tutta la serenità che meritava, perché era un bravo ragazzo, la creatura più limpida e gentile che avesse mai conosciuto, e se esisteva una qualche giustizia a quel mondo, doveva essere ripagato dell'amore che elargiva quotidianamente senza lamentarsi mai.
Si chiese cosa avrebbe potuto fare per restituirgli il sorriso.
La risposta era: niente.
Erano amici? Forse, ma la sua presenza non contava - non avrebbe mai contato - più di quella degli altri Perdenti e se loro, che lo conoscevano e amavano da più tempo di lei, non erano riusciti a rasserenarlo, allora c'era davvero poco da fare.
Se a Bill avesse fatto piacere, gli avrebbe offerto la sua compagnia. Se gliel'avesse chiesto, il suo cuore. Se l'avesse desiderato, il suo corpo.
Aveva a disposizione solo sé stessa, e si sarebbe donata a lui senza riserve, sarebbe bastato uno schiocco di dita.
Continuava ad aspettare quel cenno, pur sapendo che non sarebbe giunto mai: era impossibile che sostituisse Beverly tanto in fretta. Era impossibile che sostituisse Beverly e basta.
Per quanto potesse trovarla odiosa, Rebecca era ben consapevole di quanto quella ragazza fosse bella, e non solo: con le persone che avevano modo di apprezzarla, era buona, disponibile, premurosa. E poi era coraggiosa, intelligente, costante, audace, determinata.
Rebecca non era sicura di disporre di certe qualità - le avevano sempre detto che era carina, attraente addirittura, ma Bill se ne faceva ben poco di un corpo senza sentimenti.
Era anche lei buona e gentile? Era coraggiosa? Era intelligente? Era spiritosa? Lo sarebbe mai stata abbastanza da piacergli? Da fargli spostare lo sguardo da Beverly Marsh e dalla luce accecante che emanava?
Strizzò gli occhi per scacciare il pensiero, la testa infilata nell'armadietto per prendere i libri da riportare a casa.
Non si sarebbe dovuta preoccupare di certe cose.
Non era per quello che passava del tempo con Bill. Non era per approfittare. Era perché gli voleva bene, perché sentirlo parlare la rendeva felice, e non aveva bisogno di nient'altro. Non aveva bisogno che la guardasse in maniera diversa. Era già tanto che avesse smesso di vederla come un'intrusa.
Era in una posizione privilegiata, adesso: Bill le confidava cose che non aveva mai detto a nessuno. Le lasciava vedere parti di sé che aveva tenuto nascoste per anni.
Per nulla al mondo avrebbe perso il posto che si era ritagliata al suo fianco - non per una sciocca confessione d'amore.
Richiuse l'armadietto e si voltò, i libri stretti tra le braccia.
Per poco non li lasciò cadere, un urlo soffocato sul fondo della gola.
C'era Patrick Hockstetter di fronte a lei, i lineamenti spigolosi contratti in un ghigno che la fece rabbrividire.
Posò entrambe le mani ai lati della sua testa, sul metallo dell'armadietto, fissandola come una bestia randagia davanti ad una bistecca, con i canini appuntiti scoperti.
-Ehi, Belch.- Disse, senza distogliere lo sguardo, e nemmeno Rebecca ebbe il coraggio di voltarsi per vedere dove fosse posizionato il suo compagno.-Abbiamo trovato la puttana.-
Belch rise.
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White Lies - Reddie
FanfictionPuò un'innocente bugia sconvolgere per sempre le vite dei Perdenti? // Principalmente una Reddie (slowburn), ma non é esclusa la presenza di altre coppie. Contenuti 18+