Erano passati due giorni dalla telefonata di Richie.
Il giovane Tozier non aveva piú richiamato, né si era fatto vivo in alcun modo, e Eddie era sollevato e al contempo terrorizzato all'idea di averlo ferito.
Allontanarlo da sé era necessario, era la cosa migliore che avrebbe potuto fare per entrambi, ma - Dio - ogni volta che ci pensava una mano invisibile gettava sale sul suo cuore dilaniato.
L'assenza di Richie bruciava, il tormento non lo lasciava riposare sereno e, all'alba dell'ennesima notte in bianco, Eddie si alzò, posando i piedi nudi sul parquet fresco, e si avviò in cucina.
Quasi gli venne un colpo quando vide Pat seduta al tavolo rotondo, assorta nel piú religioso dei silenzi, con gli occhi bassi e le mani allacciate in grembo.
Alzò lo sguardo nell'udire i suoi passi, che si erano fermati sulla soglia.
-Cosa fai in piedi a quest'ora?- Gli chiese, con lo stesso tono piatto che aveva adottato da quando si era sbattuta la porta del bagno alle spalle.
Eddie si mosse verso una delle sedie e posò entrambe le mani sullo schienale.
-Non riesco a dormire.-
-C'é qualcosa che ti turba?-
Le dita del giovane fremettero sul bordo della sedia. Era stata quasi impercettibile, ma una scheggia d'accusa si era infilata tra le parole atone di Pat, colpendolo dritto al petto.
Eddie era stanco di quel gioco, di fingere che non fossero entrambi sul piede di guerra. Quelle menzogne le aveva già riservate per anni a sua madre, e cosí facendo lei si era scavata la fossa, e lui una trincea.
Non voleva accadesse lo stesso con Pat.
-Sí.- Rispose con sincerità, seppur tremando.
Patricia incrociò al petto le braccia candide, che la leggera canotta blu lasciava scoperte.-Puoi parlarmene, se vuoi.-
Eddie voltò il capo di scatto, fissando il muro, e sentí la paura invadergli le viscere.
Ricordava il modo in cui la zia lo aveva guardato quando aveva chiuso il telefono in faccia a Richie, il giudizio nelle sue iridi cristalline.
Aveva capito il suo segreto? Ne era rimasta disgustata?
-So cosa non va.- Disse lei improvvisamente, senza lasciargli tempo di formulare una risposta.- Ma voglio che me lo dica comunque tu.-
-Per poi fare cosa?- Scattò Eddie, i lineamenti gentili contratti da una rabbia improvvisa.- Sbattermi fuori di casa? Sputarmi in faccia, umiliarmi?-
Patricia si alzò, le guance pervase da un cruento porpora.-Edward! Come puoi pensare che io...-
-É quello che farebbe mia madre.- La interruppe Eddie con mestizia.-E non solo lei, temo.-
Patricia si sporse in avanti, aggrappandosi al tavolo.- Non ti farei mai una cosa del genere. Come puoi anche solo pensarlo?- Si portò una mano al cuore, e strinse, raccogliendo sotto le dita lembi di stoffa scura.- Io ti amo come un figlio.-
-Non é forse il modo in cui mi ama anche mia madre?- Replicò il ragazzo con sufficienza, e un familiare dolore gli indolenzí le ossa, costringendolo a serrare la presa sullo schienale della sedia.
-Sonia ti ama nel modo sbagliato.- Ribatté sua zia abbassando la voce, come se gli stesse confidando un segreto.- Ti ha plasmato a sua immagine e ama di te solo quel che le fa piacere vedere. Tutto il resto é da tagliar via.-
Eddie abbassò lo sguardo sulle proprie nocche sbiancate, mentre nella testa gli rimbombavano le parole di Pat, e quelle dei suoi amici, e poi ancora i suoi stessi pensieri. Nella sua mente tutti gli insulti rivolti a sua madre avevano creato una montagna talmente alta che non riusciva a vedere al di là. Provava solo rancore, e un dolore di fondo che inghiottiva ogni cosa, come la larga e insaziabile bocca di un secondo stomaco.
Non riusciva piú a provare gioia senza che il dolore reclamasse per sé anche il minimo sorriso, trasformandolo in una condanna.
Non poteva godersi una battuta in piú con i suoi amici perché un ritardo avrebbe fatto imbestialire sua madre.
Non poteva passare un pomeriggio di svago infischiandosene dello studio, perché Sonia l'avrebbe punito anche solo per una C tra una sfilza di A.
Non poteva essere onesto con sé stesso, verso la propria natura e i propri sentimenti, senza vedere lo sdegno negli occhi di quella donna ogni volta che due ragazzi le passavano accanto tenendosi per mano.
Aveva pregato e sperato che la vita con Patricia sarebbe stata diversa, ma ora...
-Se davvero la pensi cosí, perché ti sei arrabbiata quando Richie ha telefonato?- Chiese, e a quelle parole lo sguardo di sua zia si ammorbidí, riempiendosi di una dolcezza che Eddie ricordava bene. Una dolcezza che Patricia gli aveva riservato quando da piccolo aveva paura del buio, o dei mostri sotto al letto.
In quel momento era lei a spaventarlo.
-Credi che mi sia arrabbiata per quello che sei, Edward?- La donna scosse piano il capo, avvilita.- É tutto il contrario. Sono adirata perché non hai il coraggio di ammetterlo a te stesso. Perché per paura ti chiudi dentro una gabbia senza renderti conto che le sbarre ti stanno ferendo.-
Fece il giro del tavolo, avvicinandosi lentamente a lui, e Eddie non si mosse.
Il cuore gli martellava nel petto, improvvisamente si sentí pesante, come se avesse avuto delle ossa di piombo. Avrebbe voluto crollare al suolo e non rialzarsi piú.
Patricia gli aveva messo davanti uno specchio e quel che vedeva riflesso non gli piaceva per nulla.
Si sentiva ripugnante, e debole, e... le dita sottili di sua zia gli sfiorarono una guancia, raccogliendo una lacrima solitaria.
Eddie non si era accorto di star piangendo, e quella realizzazione lo fece infuriare.
Ancora una volta, l'unica cosa che era in grado di fare era piagnucolare come una femminuccia.
Dannazione, pensò. Dannazione, dannazione, dannazione.
-Serve tempo per queste cose, Edward.- Disse Patricia riscuotendolo.-Quella dell'accettazione di sé é una strada dolorosa, ma tu non sei solo.- Gli strinse con vigore le spalle, sorridendogli meglio che poteva.- Hai me, e i tuoi amici.-
Eddie annaspò in cerca d'aria.-Richie...-
-Richie capirebbe.- Lo interruppe Patricia con convinzione.- Ti vuole bene, e non é uno stupido.- Aumentò la presa sulle sue spalle fragili, incontrando i suoi occhi umidi di lacrime trattenute.- Non hai niente che non vada. Questa cosa non cambia ciò che sei, e non ti definisce in alcun modo. Sarebbe sciocco identificare una persona in base al suo colore preferito, non credi? E sarebbe ancora piú sciocco criticarla perché non corrisponde al proprio. Tu non sei la tua sessualità. Sei Edward, e i tuoi sentimenti, le tue opinioni, la tua esistenza, vengono prima di qualsiasi altra cosa.-
Eddie avrebbe voluto che fosse cosí facile. Avrebbe voluto poter credere alle parole di sua zia senza difficoltà e voltare pagina, trovare pace con i suoi sentimenti, con sé stesso, e non sentirsi in colpa.
Ma avvertiva addosso gli occhi di tutta Derry, Bowers che gli urlava "frocetto" davanti a mezza scuola perché si era rifiutato di baciare una ragazza, sua madre che gli diceva di non ascoltare alcuni cantanti perché si erano dichiarati omosessuali e l'avrebbero condotto alla perdizione.
E una parte di lui pensava che quelle persone avessero ragione, che la sua era una deviazione mentale, che con il giusto impegno sarebbe riuscito ad avere una vita normale.
Si sarebbe sposato con una donna, avrebbe avuto dei figli, nessuno gli avrebbe piú puntato il dito contro o avrebbe potuto accusarlo di essere diverso dagli altri, uno squilibrato.
L'altra parte di lui voleva solo urlare.
-Andrà meglio.- Sussurrò Patricia sfregandogli le braccia e, ancora una volta, Eddie non fu in grado di crederle.
STAI LEGGENDO
White Lies - Reddie
FanfictionPuò un'innocente bugia sconvolgere per sempre le vite dei Perdenti? // Principalmente una Reddie (slowburn), ma non é esclusa la presenza di altre coppie. Contenuti 18+