Amici

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Eddie ritornò a casa un paio di giorni dopo l'intervento, quasi spinto a forza dalla zia.
L'idea di lasciare sole nella stessa stanza sua madre e Pat non lo allettava: non erano mai andate troppo d'accordo, e da quando avevano discusso pesantemente sull'educazione oppressiva di sua madre, cui la zia era contraria, si era scatenata una sorta di guerra fredda.
Pat era partita per un altro viaggio in terre misteriose, stanca di veder soffrire Eddie senza poter far nulla per cambiare le cose.
Un Eddie piú piccolo e spaventato aveva detestato sua zia in quel momento, ma con gli anni era arrivato a comprendere il suo gesto, e il rancore si era trasformato in un'atroce mancanza.
Il ragazzino si fermò davanti alla porta d'ingresso dopo aver salito con lentezza gli scalini del portico.
Infilò la chiave nella toppa, soppesando il metallo tra le mani.
Non c'era stato giorno in cui, tornando a casa, non avesse trovato sua madre seduta ad aspettarlo in salotto, distratta dalla tv.
Entrare e trovare solo oscurità e silenzio sarebbe stata una novità.
Girò la chiave e spalancò la porta.
E rimase immobile sull'uscio, interdetto dalla vista che gli si apriva davanti.
Bev, davanti a lui, stava lavando con rapidità il parquet del salotto, mentre Bill e Mike spolveravano i mobili canticchiando I want to break free dei Queen.
-God knows I want to break free!- Si aggiunse al coro Richie uscendo dalla cucina con stracci e detersivi in mano.
Eddie quasi urlò per lo spavento quando vide Ben raddrizzare un quadro a pochi passi dal suo volto, sul muro adiacente la porta d'ingresso.
-Cosa ci fate qui?- Strepitò.
I Perdenti si immobilizzarono all'unisono, come ingranaggi rotti, e alzarono lo sguardo su di lui.
-Eddie!- Lo salutò Mike.- Tua zia ci ha detto che saresti tornato a casa oggi.-
-Abbiamo pensato di dare una mano.- Aggiunse Ben allontanandosi dal quadro per guardarlo.
-Abbiamo usato la chiave sotto lo zerbino per entrare.- Disse Beverly, mentre strizzava la pezza nel secchio accanto al divano.
Richie sollevò una mano.- Sono stato io a dirgli di prenderla.-
-Abbiamo pulito tutta la casa.- Disse Bill.- Cosí potrai riposarti.-
-E ci sono le lasagne in forno.- Stan indicò la cucina, da cui era appena uscito.
Eddie non si mosse.
Batté le palpebre una, due, tre volte, preda dell'incredulità piú profonda.
Non si era mai commosso in vita sua quanto in quegli ultimi giorni.
I suoi amici avevano davvero fatto tutto quello per lui?
Bill gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla con molta lentezza, come si stendono piano le dita verso una farfalla per paura di farla volar via.
-É tutto a posto, Eddie.-
Il ragazzino premette forte le dita sugli occhi per impedire alle lacrime di scendere.- Grazie.- Mormorò.
Non vedeva il viso di Beverly, ma era sicuro che lei stesse sorridendo, con la sua solita dolcezza, mentre gli rispondeva:- Ti vogliamo bene, Eddie.-
Lo so, pensò. Non l'ho mai saputo tanto quanto in questo momento.

I Perdenti rimasero anche per cena - avevano preparato una quantità di lasagne sufficiente a sfamare un esercito.
Furono ore spensierate: i ragazzi distrassero Eddie in ogni modo, tra chiacchiere e risate.
Ben raccontò del giorno in cui Eddie aveva fatto il diavolo a quattro per una valutazione scorretta, spuntandola con il piú inflessibile dei loro insegnanti.
Richie rovesciò il bicchiere dell'acqua sul tavolo bagnado il pavimento e suscitando l'ira di Stan, che l'aveva appena lavato.
Mentre i due battibeccavano, gli altri non fecero che ridere per tutto il tempo, e persino Eddie si sentí piú leggero.
Per un po', non pensò a sua madre e al senso di colpa che lo divorava.
Fece il bis di lasagne mentre i suoi amici sparecchiavano e lavavano i piatti: avrebbe voluto aiutare almeno in quello, ma Mike gli aveva poggiato le mani sulle spalle, invitandolo a rimanere seduto e finire la cena in pace.
Realizzando che i Perdenti avrebbero lasciato la casa da un momento all'altro, il ragazzino s'intristí, e mangiò in silenzio.
Li accompagnò alla porta, aprendola mentre indossavano le giacche - era quasi settembre, e di sera l'aria era troppo fresca per girare in mezze
maniche.
Rivolse loro un sorriso stanco e tirato mentre lo salutavano - chi con una pacca sulla spalla, chi ricambiando il sorriso - e uscivano di casa, portando le loro voci e risate via con sé.
Richie fu l'ultimo ad avvicinarglisi, e Eddie notó che teneva ancora la giacca di jeans tra le mani.
-Posso restare qui, stanotte.- Gli disse, abbassando gli occhi su di lui.
L'altro rimase quasi a bocca aperta.
-Non voglio che ti disturbi...- Gli rispose, suo malgrado, perché avrebbe tanto voluto dirgli di rimanere, che dormire solo in quella grande casa lo terrorizzava, che in notti come quella l'assenza di suo padre risuonava per le stanze come un urlo, che...
-Eddie, resto.- Replicò Richie con decisione, posandogli una mano sul braccio.
Il ragazzino non aggiunse altro, chiuse la porta e seguí con lo sguardo Richie mentre posava la giacca sullo schienale della poltrona.

White Lies - ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora