Rebecca non trovò la porta aperta. Ovviamente.
Erano le due di notte, Bill non sapeva quando e se avrebbe letto il romanzo e soprattutto non erano Nora e Trevor.
Erano solo due adolescenti spaventati dai sentimenti che vivevano con i loro genitori e chiudevano a chiave la porta prima di andare a dormire.
Rebecca aveva pensato a lungo a cosa fare. Fosse stata l'eroina di un romanzo, sarebbe piombata in casa di Bill e l'avrebbe baciato appassionatamente. Non sarebbero state necessarie spiegazioni.
Ma nella vita reale un comportamento del genere avrebbe causato confusione. Nella vita reale Rebecca non era certa di non aver bisogno di altre spiegazioni.
Bussò, trattenendo il respiro, e il suono delle sue nocche sul legno sovrastò il canto di un grillo abbarbicato su un vicino ramo.
La porta si schiuse dopo qualche minuto, e Rebecca si assicurò di riprendere a respirare mentre incontrava la perplessità sul volto di Bill. In una frazione di secondo i suoi occhi assonnati scintillarono di preoccupazione.
-Rebecca!- Esclamò, spalancando totalmente la porta.-Cosa ci fai qui? Sono le due passate. Ti senti bene?-
-Ho letto il romanzo.- Buttò fuori.-Manca il finale.-
Improvvisamente si sentí sciocca, e il calore le invase le guance. Forse questo non era affatto ciò che Bill voleva. Avrebbe potuto parlargliene il giorno dopo, magari durante il tragitto di ritorno da scuola. Perché era corsa a casa sua in piena notte come una pazza?
Bill aggrottò un po' le sopracciglia color del rame.-L'hai letto in un solo giorno?-
-Sí.-
Il giovane si fece da parte e stese un braccio, invitandola ad entrare.
Rebecca si bloccò al centro del salotto e lui richiuse solennemente la porta alle loro spalle. Il rumore di una sentenza che cadeva sulla testa di entrambi.
-Che cosa ne pensi?- Chiese Bill ad un certo punto, sollevando gli occhi su di lei.
La stanza era immersa nella penombra. Nessuno si mosse per accendere una luce. Rebecca pensò che forse Bill aveva paura di leggere il rifiuto sul suo volto.
-So che potrei averti messa a disagio.- Proseguí lui, grattandosi la nuca.-Non dubito tu abbia compreso l'allegoria, ed essere infilata cosí in un triangolo con Beverly... non so nemmeno come mi sia venuto in mente. Dopo che ti ho supplicata di leggerlo, in ospedale, ho passato le ore a pensare che sarebbe stato meglio non dirti nulla, magari lasciare che dimenticassi il manoscritto sulla scrivania...-
-Non mi hai messa a disagio.- Ribatté Rebecca.-Hai utilizzato una chiave diversa per raccontare qualcosa di cui siamo consapevoli tutti. Il triangolo con Beverly esiste, che lei sia o meno un fantasma.-
-Non esiste piú.- Rispose bruscamente lui.-Credevo fosse chiaro a questo punto. Ti ho messo il mio cuore in mano, Rebecca. Sapevo sarebbe servito un gesto concreto per farti comprendere quanto tengo a te, ma ammetto di aver terminato le risorse, se anche cosí...-
-Manca il finale, Bill.- Insistette lei.
Il ragazzo la guardò di nuovo, con forza tale da attraversarla.-Devi dirmi tu cosa accadrà.-
Rebecca sostenne il suo sguardo, ma senza vederlo davvero. I suoi occhi erano offuscati da una nebbia che proveniva dritta dal cuore.
Era la prima volta che le capitava di avere un tale arbitrio sulla sua vita - per anni era stata messa in vetrina da sua madre, acconciata come una bambola. Stare con Richie per deludere la sua famiglia si era rivelata una conseguenza, mai una scelta, e amare Bill? Quella, piú di tutte, non era mai stata una libera decisione. Non si sarebbe mai fatta cosí volontariamente del male.
Ma adesso poteva mettere un punto - lasciare andare, come lui le aveva insegnato - o lasciarsi andare, e Rebecca sapeva che l'impulsività non le aveva causato altro che cicatrici, ma in quel momento non le importava. Quel che Bill aveva fatto per lei doveva significare qualcosa.
Si mosse verso di lui. Era l'unica direzione in cui desiderasse andare; per troppo tempo aveva deviato altrove.
Lo raggiunse, e le sue mani non tremarono mentre lo spingeva contro la porta.
A Bill si mozzò il fiato nel petto, la schiena che cozzava contro il legno. Non ebbe il tempo di guardare Rebecca negli occhi per comprendere le sue intenzioni, era già troppo vicina, e la sua bocca lo travolse l'istante dopo, morbida, invitante.
In un angolo recondito della sua mente era conservata la consapevolezza che i baci potevano significare tutto e niente, che spesso le persone li cedevano come caramelle, ma Rebecca no. Non dopo che si era scansata quella notte in auto. Se fosse stata affamata, non avrebbe aspettato quel momento cosí inopportuno e insperabile per baciarlo.
Si abbandonò, mettendo a tacere le sue paure - le aveva scritte con l'inchiostro, e il manoscritto era chiuso, lontano. Era cosí pieno di Rebecca, del suo odore, dei suoi ricci neri sul volto, della sua lingua sul palato, che non c'era spazio per nient'altro.
Afferrò i suoi fianchi, sporgenti e duri sotto il vestito di cotone che indossava, e gli tornarono in mente le parole che aveva speso per Nora, per la sua morbidezza mista a spigoli. Era stata l'immagine di Rebecca a suggerirgli quelle frasi, e gli era venuto naturale, perché ogni parte di lei era una poesia in una lingua antica, che solo da poco gli era permesso comprendere. Da quando aveva realizzato che non poteva fare a meno di averla nella sua vita.
Ripresero fiato entrambi, le labbra che ancora si sfioravano, e Bill lambí le sue con la lingua, delicatamente.
Rebecca inclinò appena il capo, facendosi piú vicina, solleticandogli la pelle con il suo respiro.
-Bill...- Mormorò, stringendo improvvisamente la sua maglia tra le dita, all'altezza del cuore.-Bill, lo so che c'era scritto, che Trevor... ma ho bisogno di sentirlo, dimmi che...-
Il ragazzo si scostò appena, posando le dita sotto al suo mento. Gli occhi di Rebecca erano verdi di speranza e languidi di desiderio quando lo guardò. Fu come ricevere un colpo alle ginocchia; le gambe gli tremarono mentre le diceva:-Sono innamorato di te. Di te e nessun'altra.-
Rebecca era al di là della ragione, ormai. Il cuore minacciava di sbucarle dal petto, e la spinse di nuovo verso di lui, con piú violenza di prima, e ardore e tutto l'amore che aveva dovuto contenere fino a quell'istante.
Non si sarebbe trattenuta piú.
Allacciò il suo fianco con una gamba, e i movimenti delle mani di Bill sulla sua schiena si fermarono, solo per riprendere l'istante dopo: l'afferrò per le natiche e la sollevò; Rebecca fu rapida ad intrappolarlo con entrambe le gambe, e lo sentí pulsare contro di lei, contro il suo inguine.
Bastò a farle girare la testa, e Bill la tenne stretta, mordendole il collo mentre la trasportava sul divano.
Sprofondarono nello schienale, le gambe di Rebecca attorno alla sua vita. La ragazza gli tolse la maglietta, scoprendo il petto longilineo, che si sollevava e abbassava freneticamente.
Bill infilò una mano tra i suoi capelli, tirandoli appena per guardarla in viso. Per vedere ancora quell'espressione sincera, l'amore dipinto in ogni ruga di piacere.
-I preservativi.- Articolò, la gola secca.-Sono di sopra.-
Rebecca sorrise, in un modo che lo sorprese - pareva non lo attendesse altro che stupore, quella notte - e si morse silenziosamente le labbra.
Bill seguí con occhi ferini le sue dita candide che si infilavano nella coppa del reggiseno.
-Credevi davvero che sarei venuta impreparata?- Gli disse, tirando fuori un nastro di preservativi.
Staccò una bustina e la strappò con i denti, prima di armeggiare con i pantaloni del suo pigiama.
Bill non riuscí a far altro che sbattere le palpebre, la concentrazione che andava e veniva mentre sentiva le mani di Rebecca muoversi sulla sua erezione per metterci su il profilattico.
-Sapevi che sarebbe andata cosí?- Domandò, cercando i suoi occhi bassi.
Rebecca sollevò la gonna del vestito, lasciando spuntare le sue cosce lattee, strette e tese attorno al suo bacino.
-No.- Gli rispose, depositando le mani calde sul suo collo, sfiorandogli le clavicole.-Ma era ciò che volevo accadesse.-
Bill insinuò le dita sotto al suo vestito. Poteva affermare il contrario? Poteva davvero dire di non aver sperato di stringerla tra le braccia, quando avesse letto il manoscritto? Perché si sarebbe tanto affannato, altrimenti?
Scostò la striscia di tessuto tra le sue gambe e spinse il suo corpo verso l'alto. Rebecca si tenne alle sue spalle, i polpastrelli affondati nella pelle.
-Georgie sta dormendo.- Le sussurrò, avvicinandosi al suo orecchio.-Dovrai essere silenziosa, stavolta.-
Rebecca ebbe un fremito.-Allora ricordi davvero...-
-Ricordo tutto.- Ribatté Bill, la voce piú bassa di un'ottava.-Perché credi sia stato cosí difficile starti lontano?- E si spinse dentro di lei, nel suo corpo privo di resistenze, senza darle il tempo di rispondere o pensare.
Rebecca fu rapida a portarsi una mano alla bocca, prima che un gemito sfuggisse dalla sua gola. Con l'altra arpionò la scapola di Bill, le unghie che ferivano la carne mentre il ragazzo continuava ad affondare nella sua, rapido e dolorosamente preciso.
Bill la baciò ancora, fin dove gli fu possibile arrivare: posò le labbra sulle sue, e poi lungo la mandibola, lasciando scie sul collo, sulla spalla scoperta, nell'incavo tra i seni.
La giovane si mosse, contraendosi attorno a lui, accompagnando le sue spinte, e Bill sentí le fiamme diramarsi dal suo ventre, dilagando pericolosamente in ogni tessuto.
Rebecca ansimò di nuovo e reclinò il capo, il corpo rigido, in attesa, e Bill non si contenne piú.
Bloccò i suoi fianchi ribelli contro le proprie gambe e la raggiunse nel profondo, incalzando, il sudore che gli colava sulla fronte.
-Becca.- Gemette, tirandola verso di sé, il viso nell'incavo del suo collo, e lei tremò, piegandosi come se stesse per spezzarsi.
-Lo sai.- Gli sussurrò, tra un respiro mozzato e l'altro.-L'hai sempre saputo... e l'hai fatto di proposito...- Fece per aggiungere altro, ma le parole rimasero bloccate in gola, superate da un mugolio di piacere.
Non c'era bisogno che si spiegasse, Bill aveva compreso perfettamente, e sul suo viso comparve un ghigno.-So tante cose su di te, Becca.- Mormorò nel suo orecchio, dolcemente, e la trafisse un'ultima volta, colpendo nello stesso identico punto che quella notte, alla festa di Richie, l'aveva fatta capitolare.
Rebecca chiuse gli occhi, e ogni parte di lei si protese verso l'apice - una sensazione talmente piena che le parve di poterla toccare, se solo avesse allungato una mano. Ma sotto le sue dita c'era ancora Bill, e la ragazza si strinse forte a lui, travolta dallo schianto, e i sensi vennero meno.
Quando si fu ripresa, con le gambe che tremavano piegate sul divano, si accorse dei piccoli movimenti di Bill dentro di lei mentre consumava il suo stesso orgasmo, con la testa appoggiata allo schienale e le labbra schiuse.
Rebecca si sporse a baciarle. Fu appena uno sfioro, e intanto mormorò che lo amava, scostandogli i capelli umidi dalla fronte.
Bill sorrise, e non ci fu nulla di dispettoso nella sua espressione, stavolta, solo una distesa felicità.
-Stai con me.- Le disse, stringendo le mani attorno alle sue braccia.
Rebecca non si mosse.-Sono qui.-
-No, Becca.- Bill scosse il capo.-Sii la mia ragazza. Stammi accanto.-
Sul volto di lei comparve un sorriso, grande come uno spicchio di luna, e altrettanto luminoso. Accarezzò le guance di Bill con tenerezza.-Dove pensavi che me ne sarei andata, dopo tutto questo?-
-Non lo so.- Anche lui sorrise, più timidamente.-Credo di aver bisogno anch'io di una buona dose di rassicurazioni.-
Rebecca non smise di sfiorarlo, di passargli le dita sulle tempie, sugli zigomi; voleva che Bill la sentisse ovunque, fin dentro al cuore.
Neppure nelle più audaci fantasie aveva immaginato che la relazione con lui sarebbe stata così rocambolesca, dolorosa, brusca. Adesso, seduta nel buio tra le sue braccia, respirava piano e non si pentiva di tutto quel che li aveva condotti a quella serenità - avrebbe rifatto tutto daccapo. Ma non aveva alcuna fretta di rimettersi a correre. Voleva restare così ancora un po', o forse per tutta la vita. Stretta a lui, senza alcuna preoccupazione al mondo.
-Che fine ha fatto l'altro romanzo?- Gli chiese, di punto in bianco.
Bill aggrottò la fronte.-Quale?-
-Quello che stavi scrivendo fino al mese scorso. Con Trevor, la casa abbandonata, i fantasmi...-
-Non esiste più.- Ribatté sommessamente il ragazzo.-O meglio, si è evoluto.-
Rebecca si allontanò un po', per guardarlo bene in volto. Non era certa scherzasse.-Dici sul serio?-
-Sì.-
-Ma... perché?-
Bill si sistemò in una posizione più comoda, spostando di poco il corpo di Rebecca. Era ancora dentro di lei. La sensazione le fece correre un brivido lungo la spina dorsale.
-Perché volevo una storia che parlasse di me. Che mi fosse vicina. E ho ancora paura per Georgie, ovviamente, ma le mie preoccupazioni sono state altre negli ultimi tempi, e ogni volta che iniziavo a scrivere la mia mente correva a te. Potevo scrivere quel che provavo o spezzare la penna, non c'erano altre scelte.-
Rebecca fu colpita da quell'affermazione - un fulmine si abbatté nell'oscurità della stanza, rischiarando ogni cosa.
Bill doveva amarla davvero. Non che ci fossero ancora dubbi, dopo il romanzo, le sue parole, le sue mani, ma...
-Lo farai pubblicare?- Gli chiese, con il cuore che batteva forte nel petto.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, senza neppure realizzare il tumulto che aveva scatenato in lei.-L'idea era quella. Se tu sei d'accordo, ovviamente.-
Rebecca abbassò lo sguardo.-E' una cosa talmente definitiva...-
A Bill tornarono in mente per un istante le parole che si era scambiato con Eddie ai Barren. L'amico gli aveva detto che avrebbe reso Rebecca "immortale".
-Ti spaventa?- Le chiese.
-No, al contrario.- La ragazza sollevò di nuovo gli occhi su di lui, verdi e splendenti e sicuri.-Non sono mai stata tanto emozionata in vita mia. Hai scritto un libro per me, Bill.- Si districò i capelli, improvvisamente incapace di stare ferma, e il ragazzo osservò con calore il sorriso che stava spuntando sulle sue labbra.-E lo leggeranno delle persone...-
-Non è ancora sicuro.-
-Ma tu vuoi che sia così.- Ribatté lei.-Che tutti sappiano che c'è una Nora, da qualche parte, e che Trevor la sta aspettando... come finirà? Cosa scriverai?-
Bill scosse ancora il capo di fronte alla sua genuinità.-Non scriverò nulla, Becca. Ho avuto il mio finale, e non potevo sperare in nulla di meglio. Che anche gli altri abbiano il proprio. Che ognuno sia libero di immaginare per sé, e per i miei personaggi, quel che più desidera.-
Lei non disse nulla.
Non c'era altro da aggiungere, quando Bill calzava i panni dello scrittore - poteva solo rimanere a guardare mentre creava universi interi di possibilità, e gioire che la rendesse partecipe.
-E' perfetto.- Mormorò, per poi appoggiarsi al suo petto, sorridendo tra sè.
Bill la tenne ancor più stretta.
-Sì.- Rispose.-E' tutto perfetto.-
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White Lies - Reddie
FanfictionPuò un'innocente bugia sconvolgere per sempre le vite dei Perdenti? // Principalmente una Reddie (slowburn), ma non é esclusa la presenza di altre coppie. Contenuti 18+