Sfortunatamente per Eddie, l'idillio delle dita di Richie strette attorno al suo polso delicato si spezzò quasi immediatamente.
Il piú alto lo trascinò nello sgabuzzino delle scope al piano terra e si chiuse la porta alle spalle.
Eddie incrociò le braccia al petto, fortemente turbato.- Mi hai portato qui per uccidermi?- Tentò di scherzare, ma la sua voce era flebile, e non era neppure sicuro che Richie l'avesse sentito, concentrato com'era a farsi spazio tra gli scatoloni.
-No, Eds, ti ho portato qui per parlare.- Gli rispose.
Eddie affondò le dita nella carne morbida del braccio sinistro, aspettandosi che Richie iniziasse ad urlargli contro da un momento all'altro.
Se lo sarebbe meritato, per il modo in cui l'aveva trattato, ma lui non lo fece.
Passò una mano tra i folti capelli ricciuti, spostandoli dagli occhi non piú protetti dalla montatura spessa.
-Che cosa ti ho fatto?- Fu tutto quel che disse, in una singola emissione di fiato, e Eddie si sentí morire.
-Perché?- Domandò, dandosi dell'ipocrita.
-Perché non mi parli da due settimane, Eds!- Strepitò l'altro.- E mi hai attaccato il telefono in faccia!-
-Mi dispiace di non averti aiutato con lo studio...-
-Non me ne fotte un cazzo dei compiti!- Sbottò Richie, coprendo la sua voce.- Mi importa di te, Eds.- Fece un passo verso di lui.-Perché non mi parli?-
Eddie non sapeva cosa dire.
Non sapeva cosa inventarsi per non dirgli il vero motivo di quell'allontanamento, per non rivelargli i propri sentimenti.
Cercò di pensare ad una scusa valida, di aggrapparsi a qualcuna delle cazzate che Richie aveva detto per fingersi arrabbiato o offeso, ma l'amico non aveva fatto nulla di male, nulla che potesse giustificare quel brusco distacco.
-Avevo bisogno di stare da solo.- Rispose infine, sentendosi ancor piú in colpa, anche se si trattava di una mezza verità.- Tu non c'entri, Rich.-
L'altro crollò su uno scatolone vicino, la testa tra le mani.- Non dirmi cazzate.-
-Non lo sto facendo.-
-Ti ho sentito parlare con Stan, oggi.- Buttò fuori Richie. In un'altra situazione non avrebbe mai rivelato di aver origliato, ma per ottenere la collaborazione di Eddie doveva essere lui per primo sincero.
Il ragazzino trattenne il fiato, gonfiandosi come un pesce palla.
Ottimo, l'ho fatto arrabbiare, pensò Richie, e si maledisse.
Eddie gli puntò un dito contro.- Tu...- Sibilò, rosso in volto.- come ti é venuto in mente? Era una conversazione privata!-
-Privata il gran cazzo, Edward!- Richie si alzò di scatto, i pugni serrati.- Non sei tu quello che dice sempre che siamo tutti amici? Perché ne hai parlato con Stan e non con me? Perché non volevi che lo sapessi?-
Eddie ammutolí, e l'altro continuò ad inveire.- Che cazzo, ti fidi cosí poco di me da non dirmi neppure che ti eri sentito male, il giorno del progetto? Ti avevo chiesto se ti eri arrabbiato, e mi avevi detto che era tutto a posto, che ci saremmo potuti vedere un'altra volta. Perché devo venire a sapere la verità dai tuoi discorsi con qualcun altro?-
Eddie prese un profondo respiro e contò fino a dieci. Era infuriato perché Richie aveva ascoltato di nascosto la sua conversazione con Stan, ma non avrebbe risolto quella situazione facendosi guidare dalla rabbia.
Si costrinse a calmarsi; Richie poteva anche aver sbagliato a ficcare il naso, ma lui l'aveva ferito e allontanato, e doveva assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Non poteva semplicemente incolpare l'altro di tutto e lavarsene le mani.
Doveva dirgli la verità - non tutta magari, non la parte di verità che comprendeva i suoi sentimenti, ma era giusto che Richie sapesse il resto.
Sollevò i palmi, facendogli segno di tranquillizzarsi, e Richie rilassò le mani lungo i fianchi.
-Hai ragione.- Sussurrò il ragazzino.- Non ti ho detto molte cose, ma non per i motivi di cui sei convinto. -
L'altro tornò a sedere sullo scatolone, i gomiti sulle ginocchia. Dopo la sfuriata di qualche istante prima aveva perso le forze per contrattaccare, per cui rimase in silenzio, aspettando che Eddie aggiungesse qualcosa.
-Non è perché preferisca Stan a te, o chiunque altro.- Proseguì il ragazzino, trovando coraggio e alzando un po' di più la voce.- Se non ti ho detto come stavano davvero le cose, è stato per non farti preoccupare. Il giorno dopo l'incontro per il progetto sei venuto a chiedermi scusa, pensando che io fossi consapevole del perché mi avevi bucato, e io ti ho detto che non ne sapevo nulla, e che tua madre non mi aveva riferito niente. Ti sei incazzato da morire, te lo ricordi?- Cercò gli occhi di Richie, di nuovo nascosti dagli spessi ricci, che gli ricadevano sulla fronte come ciocche di insistente edera rigogliosa.- Ti ricordi quel che mi hai detto su Maggie? Che eri preoccupato per lei, che temevi stesse per uscire totalmente di testa? Credi davvero che in un momento del genere avrei potuto dirti che avevo avuto un attacco d'asma a causa tua?-
Richie rimase immobile per alcuni istanti, elaborando tutte quelle informazioni, poi scosse lentamente il capo e abbassò lo sguardo, quasi vergognandosi della propria rabbia.
Eddie avrebbe voluto stringerselo al petto e sussurrargli mille volte scusa, ma rimase dov'era, in piedi tra le scope e gli scaffali strabordanti di detersivi.
-Non ho mai detto a nessuno di quel giorno, non eri l'unico a non saperlo. E se ho raccontato la verità a Stan, oggi, è stato solo perché mi aveva colto in flagrante.- Portò una mano alla radice del naso e strinse, sfogando il tormento sulle sue stesse ossa.- Non avevo intenzione di tagliarti fuori.-
Richie si aggrappò ai bordi dello scatolone, gettò indietro il capo e fissò il soffitto, la bocca contratta.- Queste due settimane senza di te sono state...-
-Orribili.- Completò Eddie, e gli si avvicinò più del consentito, quasi infilandosi nello spazio tra le sue ginocchia aperte.- Anche per me.- Aggiunse, senza essere in grado di trattenersi.
Nella sua mente vorticavano decine di insulti. Idiota, codardo, inconcludente. Aveva fatto soffrire Richie per tutto quel tempo, e poi? Poi annullava di nuovo le distanze tra loro come se nulla fosse, vanificando il dolore del suo amico e gli sforzi per stargli lontano.
Era debole, come sempre. Debole e scioccamente innamorato.
Sapeva che quel sentimento non l'avrebbe condotto da nessuna parte - se non, forse, all'Inferno - ma cosa poteva farci se Richie lo guardava in quel modo, con le lunghe ciglia nere abbassate a formare una cortina sui suoi occhi mesti e pentiti?
Si inginocchiò di fronte a lui, come un pellegrino davanti a delle sacre spoglie, e gli posò una mano sulla nuca, attirandolo lentamente a sé.
Richie accompagnò il suo gesto e si mosse in avanti, lasciando che le loro fronti si toccassero.
Ogni parte di Eddie urlava, e le voci erano talmente forti che il ragazzo non riusciva a distinguere cosa volesserlo dirgli.
Allontanati. Ti farai del male. É sbagliato.
Il ragazzino chiuse gli occhi.
Raccolse tra le dita uno dei ricci neri che gli affollavano lo scalpo, srotolandolo come un nastro.
L'altro non aveva smesso neppure per un istante di guardarlo, rimase fermo a fissare le sue palpebre chiuse, annegando in quel tocco, e gli sembrò di essere vittima di un déjà-vu, perché la pelle della sua guancia sinistra ricordava ancora perfettamente la sensazione del respiro di Eddie su di sé dal giorno in cui aveva dormito a casa sua.
La mano di Eddie si spinse sempre più a fondo tra i suoi capelli, si serrò sulla sua nuca mentre Richie deglutiva a fatica, il pomo d'Adamo incastrato tra l'epiglottide e il cuore, che gli era salito fino in gola.
Passarono esattamente ventotto secondi - Richie li aveva contati - prima che Eddie mormorasse, facendolo rabbrividire:- Non mi allontanerò mai più da te.-
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White Lies - Reddie
FanficPuò un'innocente bugia sconvolgere per sempre le vite dei Perdenti? // Principalmente una Reddie (slowburn), ma non é esclusa la presenza di altre coppie. Contenuti 18+