Libro aperto

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-Non posso credere che non sia venuto anche stavolta.- Beverly spalancò sul tavolo il pesante libro di fisica.-Vuole passarli o no quei test?-
Eddie non alzò lo sguardo dall'esercizio che stava svolgendo. Era ad un passo dalla soluzione e sentiva che se avesse perso d'occhio i numeri anche solo per un secondo avrebbe buttato nel cestino una buona mezz'ora di ragionamenti.-Doveva lavorare.- Rispose semplicemente, appuntando un risultato su un foglio di brutta.
-D'accordo.- Stan si strinse nelle spalle con sufficienza.-Chiediamoglielo anche la prossima settimana, vediamo cosa risponderà.-
-Che ha da fare.- Replicò Bill, una mano che scavava disperata tra i capelli ramati mentre fissava con insistenza la stessa serie di numeri.-Ci rinuncio.- Disse ad un certo punto, sollevando il quaderno in direzione di Stan.-Aiutami, ti supplico.-
L'ebreo sbuffò.-Aspetta che...-
-Anche io mi sono bloccata lì!-S'intromise Susie all'improvviso, la matita puntata sull'integrale incompleto di Bill.
Stan cambiò improvvisamente espressione - da seccato ad allegro - e andò a sedersi tra loro alla velocità della luce.
Bill lo guardò un po' male, Mike rise sotto ai baffi, ma l'ebreo ormai aveva occhi solo per la graziosissima ragazza bionda accanto a lui, le spalle che quasi si sfioravano.
Fu Rebecca a riportare tutti alla realtà:-Avete pensato che forse non andrà al college?-
-Chi?- Chiese Stan, ancora distratto.
-Richie.- Rispose la ragazza.-Non ha mai detto di volerci andare. E la sua condizione economica probabilmente non glielo permette.-
A quel punto, alzarono tutti gli occhi. E li puntarono su Eddie, che finalmente aveva abbandonato la risoluzione del problema per fissare Rebecca con orrore.
Perché all'improvviso gli faceva male il cuore?
-L'avrebbe detto, no?- Saltò su, le dita serrate sulla matita.-Sono mesi che se ne parla, se non avesse voluto andarci, l'avrebbe detto.- Proseguì, convinto.
Doveva essere così.
Rebecca fece per aggiungere altro, ma sentì la mano di Beverly sul ginocchio, ben nascosta agli occhi degli altri.
Dall'episodio con Bowers e Hockstetter, erano diventate inseparabili. L'invito in casa per un succo di frutta si era trasformato in uno a cena, e poi in un film sul divano, e in una dozzina di pigiama party. La guardò con la coda dell'occhio, capendo immediatamente cosa le stesse chiedendo: di non infilare altri dubbi nel petto tormentato di Eddie.
Rebecca tacque.
-Sono sicuro che tu abbia ragione.-Disse Mike, con un sorriso gentile.
-E poi,- Aggiunse Ben.- potreste comunque non riuscire ad entrare allo stesso college.-
Eddie si morse una guancia.-Grazie, questo sì che è rassicurante.-
Bill gli strinse una spalla.-Non ci pensare.-
Il ragazzino si scrollò un po' per togliersela di dosso.-Voi non potete capire.- Rispose, e sapeva che non era giusto gettare la sua angoscia, la sua paura sui suoi amici, su persone che lo amavano più di qualsiasi altra cosa, ma era vero. Loro non capivano.-Non sapete cosa significa non poter stare insieme, né in questa città, né in nessun'altra. Il college era l'unica occasione che avevamo per poter essere noi stessi, ma se anche in futuro finiremo per essere separati, allora...-
-Non ti sembra di correre troppo?- Stan incrociò le braccia sul tavolo, guardandolo con la sua solita placidità.-Non sai se Richie ha davvero deciso di non proseguire gli studi, o se non verrà ammesso al tuo stesso college. E qualsiasi sia la situazione, sono sicuro che riuscirete a mettervi d'accordo.-
-Vi amate.- Asserì Beverly, con materna determinazione.-Non c'è niente che non possiate risolvere insieme.-
Eddie parve tranquillizzarsi. Lasciò andare la matita, che ricadde piano sul foglio scribacchiato, e tornò a concentrarsi sul suo esercizio.
Nel vedere che non aggiungeva altro, si rilassarono anche tutti gli altri, e si stravaccarono nuovamente sulle sedie della cucina.
-Gli hai detto della festa?- Chiese Ben rivolto al ragazzino, sperando di intavolare un argomento più allegro.
Ma Eddie si fece di nuovo cupo, le spalle incurvate.-No, mi ha praticamente stroncato appena gli ho ricordato del compleanno.-
Susie si accigliò.-Perché?- Domandò, e la sua confusione crebbe quando vide la comprensione aleggiare sul volto di tutti gli altri.
-É per sua madre, vero?- Replicò Stan, con una certa sofferenza nella voce.
Anche se non lo dava a vedere, e non l'avrebbe ammesso neppure per la prima edizione di Batman, l'ebreo voleva un bene dell'anima a Richie. La sua situazione familiare gli era sempre stata a cuore - più di quanto potesse stare agli altri - ed era il primo a comprendere le sue motivazioni, quando si trattava di Maggie.
Forse perché sapeva che i suoi comportamenti idioti che tanto odiava erano dovuti a quello. Richie passava la sua vita a compensare le mancanze altrui con finte risate.
Eddie si  limitò ad annuire, e Stan s'impuntò, le mani strette attorno al libro:-Tra qualche anno se ne pentirà.- Rispose.
Il ragazzino scosse il capo, come a dire che non sapeva davvero cosa farci, e Rebecca si illuminò all'improvviso.-Faremo ugualmente la festa.-Disse.-Solo che non sarà dedicata a lui. Sarà il tipico party del sabato sera, pieno di gente e compagni di scuola. Possiamo organizzarla a casa mia, i miei non ci sono, e non sarà difficile convincere Richie ad imbucarsi.- Sorrise.-Sapete che lo adora.- 
Ci fu un buon minuto di silenzio e occhiate scettiche.
Poi Mike si strinse nelle spalle e disse:-Tentar non nuoce.-, convincendo rapidamente tutti gli altri.
Solo sul viso di Eddie permase il dubbio, ma tenne i suoi commenti negativi per sé. Non voleva rovinare l'entusiasmo dei suoi amici e, soprattutto, rovinare quella che per Richie, col senno di poi, avrebbe potuto essere una bella esperienza.
Voleva che festeggiasse esattamente quanto loro. Se lo meritava, con tutto quello che stava passando.
Beverly allungò una mano verso il quaderno di Ben, di fronte a lei.-Ho bisogno un attimo dei tuoi appunti.-
Il ragazzo sollevò il braccio sotto cui l'aveva messo per lasciarglielo prendere, e lei lo sfogliò rapidamente cercando le pagine che le servivano.
Lo mise accanto al suo e iniziò distrattamente a copiare su un foglio vuoto.
La scrittura di Ben era fluida e facile da capire, la sua preferita quando si trattava di trascrivere rapidamente appunti mancanti.
Prima di lasciare Bill, aveva sempre usato i suoi, di quaderni, e chiunque guardandoli avrebbe potuto capire che appartenevano ad uno scrittore: la sua grafia era indecifrabile, veloce, tipica di chi aveva troppi pensieri e non voleva lasciarsene sfuggire nemmeno uno.
Quella di Ben invece era lineare e quasi infantile. Metteva ancora pallini vuoti sulle "i".
Beverly si irrigidì di colpo.
Alzò lo sguardo su Bill, di scatto, incapace di controllare i muscoli del volto e un improvviso fremito alle mani.
Il ragazzo incrociò i suoi occhi luccicanti di sorpresa e comprensione, ma ricambiò con una smorfia confusa.
Beverly si alzò, il quaderno di Ben stretto al petto, quasi avesse voluto celare il tumulto del suo cuore, e si avviò a grandi falcate in camera propria.
Non si voltò a guardare lo sbigottimento di Bill, né rispose quando Rebecca le chiese dove stesse andando.
Entrò nella sua stanza, preoccupandosi a stento di chiudere la porta, e aprí il cassetto della scrivania in cui era conservata la cartolina.
La estrasse, con le mani che ancora tremavano, e prese un respiro profondo prima di guardarla.
Sedette sul letto, tenendola come un oggetto che scotta, e aprí il quaderno di Ben sulle ginocchia, lasciando scorrere lo sguardo sulle due grafie.
Erano identiche.
Non seppe come sentirsi.
Ben era stato innamorato di lei? Era stato lui a dedicarle quelle parole meravigliose?
Credeva che solo Bill fosse in grado di giocare con le lettere in maniera tanto deliziosa, ma...
Era ancora innamorato di lei?
Il tremore si diffuse dalle mani al resto del corpo, al punto che dovette stringersi tra le braccia per tranquillizzarsi, la cartolina stretta al petto.
Ben, Ben, Ben...
-Cosa stai facendo?-
Era la voce di Bill.
Beverly si voltò a guardarlo, era in piedi sotto l'arco della porta. Se la richiuse alle spalle e si avvicinò, guardandola con un severo cipiglio.
La ragazza si alzò, brandendo la cartolina.-Tu lo sapevi?- Chiese, senza sapere se sentirsi arrabbiata per il segreto che le aveva tenuto nascosto, angosciata per i sentimenti che non aveva potuto accogliere, felice all'idea che qualcuno l'amasse o avesse amata.-Lo sapevi, Bill?-
-I-io...-

Nemmeno Ben era rimasto seduto.
Non ci era riuscito.
Non sapeva cosa stesse succedendo a Beverly - e un po' era stata la preoccupazione a farlo salire in camera sua, ma non solo.
Non voleva che lei e Bill rimanessero da soli, che lui avesse ancora l'occasione di confortarla o essere suo confidente, mettendolo nell'ombra.
Gli aveva detto di provarci, di farsi avanti con Beverly, di non rinunciare solo perché a lui le cose erano andate male, e Ben non l'aveva fatto. Non aveva mosso un dito, di nuovo, ma non poteva permettere che Bill riguadagnasse terreno.
-Lo sapevi, Bill?- Sentí dire a Beverly mentre entrava nella stanza.
-I-io...- Bill si voltò verso l'uscio, sentendo la porta cigolare, e sia i suoi occhi che quelli della ragazza si puntarono spaesati sul nuovo arrivato.
Ben intercettò in un millesimo di secondo la cartolina che Beverly aveva in mano, e si sentí sprofondare.
Puntò un dito verso Bill.-Gliel'hai detto?-
Il ragazzo sussultò.-Cosa? No!- Spostò lo sguardo da lui a Beverly, gli occhi sgranati e sinceri, in cerca di un appoggio.-Sai che non avrei mai...-
L'amica gli posò una mano sul braccio, tranquillizzandolo, e sollevò lo sguardo opaco su Ben.-É vero, non mi ha detto niente. Ma tu, forse, dovresti dirmi qualcosa.-
Ben rimase in silenzio, fermo al centro della stanza come se Beverly fosse stata Medusa e la sua occhiata l'avesse pietrificato.
Era arrivato il momento, alla fine? Il momento in cui avrebbe dovuto rivelare i suo sentimenti, in maniera tanto meschina, contro la propria volontà?
L'idea che se avesse detto la verità avrebbe potuto perdere Beverly per sempre lo trafisse come una pugnalata.
-Sono passati tanti anni.- Mormorò, facendo un cenno con il mento verso la cartolina, come fosse stata una cosa estranea, un vecchio diario steso nell'infanzia pieno di ricordi di cui adesso si imbarazzava.
Gli occhi di Bill si ridussero a due fessure.-Ben...- Iniziò, con il suo tono piú duro, e l'amico sapeva che voleva incoraggiarlo a parlare, a dichiararsi, ma lui proprio non ce la faceva.
Arretrò fino alla porta, senza guardare in viso nessuno dei due, ma mentre si girava per uscire vide di sfuggita la mano di Beverly che si protendeva per fermarlo, e come sempre aveva fatto di fronte al suo tocco, fuggí.

White Lies - ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora