Kaspbrak-Tozier

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Eddie e Richie non tornarono assieme agli altri.
Mentre inforcavano le biciclette, Eddie si era accorto che il sole stava tramontando oltre le fronde della boscaglia, e aveva chiesto al compagno di trattenersi ancora.
Mai, prima di allora, aveva potuto osservare il sole tramontare sull'acqua dei Barren: le prime striature di arancio nel cielo avevano sempre rappresentato il suo coprifuoco.
Le biciclette erano state nuovamente incatenate attorno a qualche ceppo, e i due si erano avviati su per la china, tornando allo sperone di roccia da cui si erano lanciati per fare il bagno.
Richie prese la mano di Eddie e lo tirò giú con sé, in una piccola macchia erbosa pullulante di margherite.
Di fronte a loro, i contorni dei burroni divennero sempre piú smussati, ammorbiditi dalla vibrante luce del sole. L'acqua scintillava di giallo e arancione, i profili degli alberi riflessi sulla superficie appena increspata da un alito di vento.
Anche i capelli di Richie e Eddie ondeggiarono, mentre stavano in silenzio ad osservare.
Il ragazzino si voltò un istante a guardare il compagno, la luce rossa che colorava i suoi zigomi e gli riempiva gli occhi di fuoco.
Il cuore di Eddie traboccò di calore. Fece per posare una mano sulla sua sua, ma si accorse che Richie stava muovendo rapidamente le dita - aveva afferrato delle margherite, e le stava annodando tra loro.
Eddie aggrottò la fronte.-Che combini?-
-Coroncine di fiori.- Rispose serenamente l'altro, gli occhi neri puntati sul proprio operato.
Il ragazzino studiò con meraviglia i gesti svelti delle sue mani, la facilità con cui intrecciava tra loro i gambi, creando una lunga e abbondante catena di margherite.
-Chi te l'ha insegnato?- Chiese, al tempo stesso affascinato e divertito.
-Cathy.- Richie strappò delicatamente un altro fiore dal terreno.-Ne fa di bellissime, ogni volta che la porto al parco. Ci infila di tutto: foglie, bacche, rametti. Oggi abbiamo solo margherite.- Constatò, e alzando un istante lo sguardo per fissare la pozza, aggiunse:-E le alghe radioattive. La vuoi una coroncina che si illumina al buio?-
Eddie gli assestò una spallata.-No.- Prese a sua volta una manciata di fiorellini bianchi e se li mise in grembo, sui lembi della camicia umida.-Insegnami.-
Richie sorrise a quell'invito, gli zigomi alti arrossati dalla gioia e dal tramonto, e per il quarto d'ora successivo guidò le mani del ragazzino con esperta delicatezza, spiegandogli più e più volte come accavallare tra loro i gambi per formare saldi intrecci che non si sarebbero spezzati al minimo sfioro. Eddie lo ascoltò con attenzione, all'inizio un po' impacciato, finché non fu in grado di eseguire i movimenti meccanicamente. Richie sorrise ancora del suo successo e lasciò andare le sue mani, riprendendo ad assemblare la propria coroncina.
-E' rilassante.- Disse Eddie, anche se non era certo di cosa, in quel momento, gli desse più tranquillità: se il cielo rossastro come il cuore fuso di una fornace, il morbido tappeto di margherite su cui era seduto, o la spalla di Richie che sfiorava la sua ogni volta che piegava le braccia per imprimere un nodo ai gambi.-Dovremmo farlo anche con gli altri.-
-Dovremmo, sì.-
-Mi sembra una bella idea, quella di vedere Beverly Hills tutti insieme. Una specie di ricorrenza, una di quelle che non vedi l'ora arrivino, come il Natale.-
Richie inclinò il capo.-Solo che sarà Natale quarantotto giorni l'anno.-
Eddie smise di intrecciare.-Sei scettico?-
-Penso che sarà difficile riuscire a vederci ogni settimana. Derry non sarà esattamente dietro l'angolo per nessuno di noi, e più il tempo passerà più vorremo dedicare i nostri giorni liberi alla famiglia, o alle relazioni. Bill e Rebecca, ad esempio: non frequenteranno lo stesso college. Credi vorranno davvero trascorrere il fine settimana a vedere serie tv?-
Eddie si morse una guancia, le mani che giacevano tra le gambe incrociate, improvvisamente prive di energia.-No. Ma Beverly Hills è solo una scusa, Rich... non credo che a qualcuno interessi davvero vederla. Il punto è stare assieme.-
Richie sospirò, e fece ruotare tra le dita affusolate lo stelo di una margherita. Un petalo cadde sulla sua coscia.-Sono spaventato.- Ammise.-Siete stati la mia famiglia, per così tanti anni, e temo di non aver mai dimostrato abbastanza quanto ci tengo. Adesso che potrei farlo stiamo per separarci tutti e forse... sto solo cercando di non illudermi che le cose andranno bene. Per non rimanere ferito.-
-Ma andranno bene.- Eddie afferrò saldamente la sua spalla, e Richie si voltò a guardarlo. C'era un velo di tristezza, sul suo volto, che il ragazzino avrebbe voluto essere in grado di spazzare via, ma non poté fare altro che posargli l'altra mano sulla guancia.-Pensa al legame che c'è tra mia zia, tua madre, Amy... e la madre di Beverly, finché è stata in vita. Io sono convinto che le amicizie possano durare per sempre, e noi faremo di tutto perché duri.- Scosse lievemente il capo.-Non è un sentimento unilaterale. Tutti noi ci amiamo e non abbiamo intenzione di perderci. Fin quando l'impegno sarà reciproco, non c'è rischio che accada, e ci sarà sempre impegno, Rich, perché ne varrà sempre la pena. L'hai detto anche tu. Siamo una famiglia.-
Richie sbatté piano le palpebre e poi, mentre annuiva, Eddie vide la solita accesa scintilla di divertimento riappropriarsi del suo sguardo.-Sarà il caso di procurarci un televisore, allora.-
Il ragazzino si rilassò, tornando a maneggiare le margherite.-Sarà un casino portarlo fin là sotto.-
-E' stata un'idea di Mike.- Ribatté Richie, riprendendo tra le mani la corona quasi terminata.-Mi aspetto che metterà a disposizione le sue braccia.-
-Sicuramente non potremmo contare sulle tue.-
Boccaccia gli diede uno schiaffetto sulla nuca.-Che vorresti insinuare?-
Eddie ridacchiò, continuando a prenderlo in giro, e per un po' non fecero altro che quello: bisticciare affettuosamente, ridere dell'altro e con l'altro, intrecciare fiori con la stessa rapidità con cui viaggiavano i pensieri.
Poi, mentre discutevano ancora sul televisore, Eddie trovò opportuno dare a Richie una notizia. Aveva aspettato per dirglielo, perché i tempi non erano stati favorevoli, ma adesso pareva davvero che ogni cosa stesse andando nel verso giusto. Eddie sentiva di amarlo piú di prima, se possibile, e niente lo tratteneva piú dal desiderare di trascorrere ogni giorno assieme.
Terminò la coroncina, e la depositò sulle proprie gambe, giocherellando con i petali e le foglie che sbucavano dal cerchio di steli.
-Devo dirti una cosa.- Mormorò, in un istante di silenzio, e Richie si voltò verso di lui. Anche la sua corona di margherite era terminata, e il giovane aveva infilato i palmi nell'erba, tenendosi sulle braccia. Nonostante l'atteggiamento disinvolto, tra le sue sopracciglia si formò una ruga di preoccupazione.
-Bella o brutta?-
Eddie gli rivolse un sorriso incerto.-Dipende. Vendo la casa.-
Richie sgranò gli occhi.-Casa tua?- Chiese, e la sorpresa alzò di un tono la sua voce.-Perché? A chi? Quando...- Le sue dita si serrarono un po' nell'erba.-quando l'hai deciso?-
-Un paio di mesi fa.- Eddie strofinò tra le dita un petalo. Era morbido.-I Wallace, i miei dirimpettai... sai, quelli con il gatto enorme...-
-Lucifero.- Interruppe Richie.
Eddie storse il naso.-Eh?-
-Sí, come il gatto di Cenerentola.- Richie fece un gesto vago con la mano.-Ha gli occhi gialli, per cui...-
-L'hai chiamato come il tuo pesce rosso.-
Richie si batté una mano sulla fronte.-Aveva un che di familiare.-
Eddie scosse il capo.-Ad ogni modo, la figlia maggiore sta per sposarsi, e i genitori vogliono che si trasferisca in zona. La zia ed io abbiamo deciso di mettere a disposizione casa nostra.- Si raddrizzò, lasciando andare le margherite.-Dopotutto andrò a vivere in un'altra città, e lei traslocherà dalla tua famiglia...-
-É una buona cosa, Eddie.- Richie si guardava intorno, spostando ciuffi d'erba per cercare altri fiori.-Una rottura definitiva con il tuo passato qui.-
-Non é per questo che te lo sto dicendo.- Il ragazzino stese una mano e la posò sotto il mento di Richie, invitandolo a sollevare gli occhi verso di lui. Boccaccia lo scrutò perplesso, le iridi nere guizzanti d'intelligenza, e il cuore dell'altro tremò un po'.-So che il piano era di vivere al dormitorio del college, ma, Rich... se prendessimo una casa tutta per noi?-
Quell'idea era rimbalzata molte volte nella mente di Eddie. Spesso, se pensava al futuro suo e di Richie, non aveva visto stanze separate in una struttura affollata di studenti, ma un solo letto a due piazze in cui svegliarsi assieme la mattina, e una cucina in cui preparare la colazione, con i ripiani sporchi di uova e il profumo dei pancakes che si levava dalla padella.
Intimità. Calore. Niente piú muri tra loro, niente piú porte.
Richie schiuse le labbra, che già si stavano sollevando in un sorriso incredulo.-Mi stai chiedendo di andare a vivere insieme?-
-Se per te va bene.- Eddie si strofinò la nuca.-Zia ha già trovato qualche appartamento nei pressi dell'università, e i prezzi sono abbordabili, se paghiamo con il ricavato della casa... certo, dovremo lavorare entrambi per la spesa e le bollette, però...-
Il flusso di parole del ragazzino fu interrotto dalle labbra di Richie sulle sue. Eddie percepí chiaramente il sorriso dell'altro, la bocca irrefrenabilmente arcuata, anche mentre lo baciava, e non poté fare a meno di ricambiare, di sorridere e premersi contro il suo petto.
Richie appoggiò la schiena ad un tronco, continuando a tenerlo stretto tra le braccia, e Eddie lasciò che le sue mani, quelle splendide dita che rompevano uova e intrecciavano fiori, gli si infilassero tra i capelli, scompigliandoli alla radice, ancora umidi e arricciati d'acqua.
-Lo prendo per un sí?- Mormorò il ragazzino, contro le sue labbra.
Le mani di Richie si spostarono attorno alla sua vita.-Sposami, Eds.-
Eddie riaprí gli occhi, il cuore in gola.
Non era certo di aver sentito bene - e anche se avesse sentito, se non si fosse sbagliato, le parole di Richie erano solo una manifestazione di entusiasmo, vero?
Ma Boccaccia lo stava osservando, e c'era poco da fraintendere nei suoi occhi determinati.
-Cosa?-
Le dita di Richie si fecero piú leggere sui suoi fianchi. Danzarono piano sulla stoffa, caute.-Vorresti sposarmi?-
Al ragazzino mancò di nuovo il fiato. Stette immobile a fissarlo, il cuore che scalpitava nel petto, sotto la camicia quasi asciutta.
Si schiarí la voce.
-Siamo... giovani.- Sussurrò, e avrebbe voluto potersi grattare il naso, o la nuca, come faceva nei momenti di incertezza ed imbarazzo, ma lo sguardo di Richie gli aveva avvolto corde attorno alle braccia e non poteva fare altro che continuare a rimanere fermo cosí, in ginocchio nell'erba, con le mani lungo i fianchi. Le serrò in nervosi pugni.-E anche se volessi, Rich, non credo sia possibile. Non so se... voglio dire, siamo due ragazzi...-
-Non mi importa di cosa é possibile.- Richie gli afferrò le spalle, con salda dolcezza, la stessa che il ragazzino continuò a vedere nei suoi occhi conviniti.-Qui e adesso, Eddie Kaspbrak, mi sposi?-
C'era un gioco, che Richie e Eddie facevano da bambini. Inventavano le cose piú stravaganti: che le nuvole fossero di zucchero filato, i bordi bianchi dei marciapiedi sale pronto a sfaldarsi sotto le loro scarpe, che i berretti avessero preso fuoco e fossero costretti a toglierli strillando come se li avessero ustionati sul serio.
Trascorrevano pomeriggi interi cosí. Uno dei due tirava fuori una catastrofica fantasia, e l'altro rispondeva: "É vero se lo dici.", stando al gioco.
É vero se lo dici, ripeté Eddie dentro di sé, e percepí quelle parole attorno al cuore, morbide come le mani di Richie sulle sue spalle.
Forse bastava questo. Tornare bambini e crederci.
-Sí.- Disse, sbattendo le palpebre, meravigliato della sua stessa risposta.-Sí, Richie. Ti sposo.-
-Allora...- Richie tastò nell'erba, ritrovando la seconda coroncina che stava componendo. Nel battito di ciglia successivo, l'aveva chiusa con un'ultima margherita, formando un anello minuscolo. Eddie sgranò gli occhi intanto che l'altro glielo porgeva, posato nel suo grande palmo.
-Oh, Richie, oddio, questa é la cosa piú...-
-Melensa? Da cariare i denti?-
-Meravigliosa.- Ribatté Eddie, prendendo l'anello con le dita che tremavano per l'emozione e la paura di romperlo.-La cosa piú meravigliosa che tu potessi fare.- Lo mise al dito, e ci posò su lo sguardo solo per un breve istante, riempiendosi il cuore, tornando immediatamente ad osservare Richie. I suoi occhi luccicavano - di lacrime, o forse solo di gioia, e di cose belle, come i fiori e il sole.-Tu mi rendi felice.- Gli disse il ragazzino, posandogli la mano sul petto, le dita aperte sulla gabbia toracica, sopra il cuore.-Lo sai, vero?-
Richie scosse il capo, con un sorriso enorme, di quelli che gli facevano uscire le fossette ai lati delle labbra.-Onestamente, Eddie, non faccio altro che amarti.-
Il ragazzino allungò una mano dietro di sé e prese la corona di fiori che aveva fatto. La mise sul capo di Richie, in equilibrio sui ricci neri e crespi, e poi si sporse a baciargli entrambe le fossette.
-Non smettere mai.- Gli disse, posando infine le labbra sulle sue, in un tocco leggero come ogni altra parte di lui.
Richie sollevò le sopracciglia.-Di sicuro, non prima della luna di miele.-
Gli occhi di Eddie scintillarono.-Ci andiamo?-
-In luna di miele? Certo. Questo é un matrimonio vero, signor Kaspbrak-Tozier.-
Dalla gola del ragazzino sfuggí una piccola risata.-Dovremo lavorare sui cognomi.-
-Dovremo lavorare su tante cose, amore mio.- Richie ravviò una ciocca dei suoi capelli castani.-E io non vedo l'ora di iniziare.-

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