Sesso, alcol e rock'n'roll

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Su una cosa Eddie non si era sbagliato: la festa che Rebecca aveva organizzato era decisamente mega.
La musica era udibile fino a tre isolati di distanza e la villa era piena zeppa di gente che entrava e usciva come in una tana di formiche.
Il gruppo allargato dei Perdenti aveva cercato di rimanere unito il più possibile, almeno per festeggiare un po' con Richie, ma nel giro di un'ora si erano persi tutti di vista.
Era stato il ragazzo stesso a dire loro di divertirsi senza problemi, di non preoccuparsi di tenerlo al centro dell'attenzione: era grato per tutto quel che avevano fatto per lui, e non desiderava di più.
Beverly era sparita da qualche parte in mezzo alla calca danzante con Bryce Puckett, che insisteva nel rivolgerle un corteggiamento cui lei si era ormai rassegnata.
Mike si stava scatenando in pista con la bellissima Melissa, l'abito scarlatto della ragazza era ricoperto di lustrini che scintillavano nella penombra, illuminandone l'incarnato scuro.
Richie aveva perso di vista Stan, Bill, Ben e Rebecca, ma era quasi sicuro che si fossero chiusi nella grande cucina a confabulare su qualche teoria di cospirazione, o a parlare di libri il cui titolo gli faceva venire mal d'orecchie solo a sentirlo nominare.
E poi c'era Eddie, vestito come se fosse uscito da Casa Keaton: giacca scura con le spalline imbottite, una t-shirt a righe bianche e rosse, jeans e scarpette da tennis.
Era bello, ma Richie non gliel'avrebbe detto. Era molto più divertente prenderlo in giro e dirgli che aveva aperto la porta di casa sul decennio sbagliato.
Eddie si era fatto una risata, mentre camminavano per raggiungere la villa di Rebecca, con quella sua voce melodica e sottile, che gli faceva vibrare tutti i nervi come le corde di una chitarra elettrica durante un assolo.
Adesso era in un angolo della pista, oscillava a destra e sinistra a ritmo di musica, le braccia chiare di Susie avvolte attorno alle spalle, le mani sui suoi fianchi fasciati nello stesso tubino turchese di Capodanno.
Richie si lasciò scivolare sui gradini della lunga scalinata che affacciava sull'accozzaglia di invitati, un bicchiere di punch in mano.
Se avesse visto Eddie in quella situazione qualche mese prima, prima di conoscere i suoi sentimenti, sarebbe morto di gelosia, com'era già successo fin troppe volte, e il sangue gli sarebbe andato alla testa, ma adesso...
Ricordò, quasi ghignando, della notte in cui Mike aveva scoperto la sua finta relazione con Rebecca. Prima di andarsene, Richie gli aveva detto che quello sarebbe stato un anno da ricordare, e aveva avuto ragione.
Era l'anno del diploma. L'anno in cui sua madre si era ripresa.
Era stato l'anno in cui Eddie era diventato il suo ragazzo.
E sarebbe stato l'anno in cui l'avrebbe perso.

Mike si affacciò sulla porta della cucina e si appoggiò un istante allo stipite, la testa leggera per l'ora passata in pista a ballare e lasciarsi stordire dall'alto volume, e anche per i due shot che aveva già buttato giú dall'inizio della serata.
C'era una luminosa patina di sudore sulla sua pelle scura, che fece fare a Stan un balzo indietro quando si avvicinò per prendere la bottiglia di sherry alle sue spalle.
-Gli altri?- Chiese Mike versandosene un po' in un bicchiere di plastica.
Stan si strinse nelle spalle.-Ero qui con Ben, Bill e Rebecca fino a qualche minuto fa, ma sono spariti anche loro.-
-E Susie?-
L'ebreo si appoggiò al piano cottura, le braccia conserte e un'espressione di sdegnata sufficienza sul volto.-La tua sta diventando un'ossessione.-
L'altro ridacchiò, e Stan annuì vigorosamente.-Sul serio, dovresti farti controllare.-
-Tu dovresti controllare Susie.- Ribadì Mike, posando il bicchiere vuoto sul tavolo al centro della stanza. Si fece improvvisamente serio.-É intelligente, gentile, bella e...-
-Sì, questo l'ho notato anch'io.-
-... e qualcuno potrebbe portartela via.- Concluse Mike, ignorando l'interruzione.
I lineamenti di Stan si accartocciarono come un palloncino sgonfio.-Che cosa orrenda da dire.-
-Sono solo sincero.- Il ragazzo sollevò le braccia, appoggiandosi al bordo del tavolo.-Pensi di essere l'unico interessato a lei?-
Stan chiuse gli occhi, le ciglia dorate piccoli raggi di sole sulla carnagione olivastra degli zigomi. Inspirò profondamente, cercando di metabolizzare le parole di Mike, di convincersene. Aveva ragione - Susie era circondata di corteggiatori, e lui non era neppure il migliore tra i partiti: c'erano ragazzi piú belli, piú interessanti, piú simpatici, e Susie meritava di stare con uno di loro, dopo tutto quel che aveva dovuto passare tra Nick e Eddie.
Però, sapeva anche che stava permettendo alle insicurezze di avere la meglio: se Susie avesse scelto lui, sarebbe stato in grado di volerle bene esattamente quanto tutti gli altri, e anche di piú, perché se c'era una cosa che Stan sapeva fare - quella in cui era imbattibile - era prendersi cura delle persone.
Proteggeva tutte le creature viventi che entravano a far parte della sua vita con amore immenso, che si trattasse di un amico o di un passerotto dall'ala spezzata.
E lui voleva tanto poter guarire le ali spezzate di Susie.
-Le parlerò.- Rispose, aprendo gli occhi.
Mike si distaccò dal tavolo con un balzo.-Quando?-
-Non lo so! In questi giorni, forse...-
-Stasera!- Insistette l'altro, afferrandogli le spalle e scuotendolo, forse con troppa forza per il suo fisico gracile.-Prima che lo faccia qualcun altro.-
Stan si tolse le sue mani di dosso con uno sbuffo.-Piantala con questa storia.- Rispose, piccato.-Susie sicuramente non si metterà con il primo che glielo chiede, e Beverly ha detto che non vuole saperne di ragazzi per il momento.-
Sorprendentemente, sul viso di Mike si aprí un sorriso, nonostante il tono infastidito dell'altro.-Falle cambiare idea.- Trillò, come una fata turchina pronta a lanciarlo tra le braccia dell'Amore.-Sei una persona fantastica, Stan. Se ne accorgerà.-
L'ebreo arrossí un po', come sempre accadeva quando gli veniva rivolto un complimento, ma nascose l'imbarazzo dietro un'ennesima espressione irritata.-Sai cosa, Mike?- Fece, con un piccolo ghigno, dando una pacca sulla spalla dell'amico.-Parlerò con Susie se tu farai lo stesso con Melissa.-
Mike si accigliò come se fosse confuso, ma all'ebreo non sfuggí il movimento del suo pomo d'Adamo mentre deglutiva a fatica.-Di che parli?-
-Del fatto che sei innamorato di lei da mesi. E che ti nascondi dietro questa storia del sesso perché hai paura che ti spezzerà il cuore come ha fatto Candice.-
Mike ammutolí.
Era ancora fresca nel suo petto quella ferita - di quando Candice Dillard l'aveva ammaliato, con i fluenti capelli rossi e il sorriso di un angelo. Di quando gli aveva rubato il cuore con la sua dolcezza ultraterrena, e avevano fatto l'amore sotto il cielo stellato dei Barren, una notte di giugno tra il terzo e il quarto anno.
Di quando il mattino dopo l'aveva vista rivestirsi come se nulla fosse successo e andarsene, senza rivolgergli mai piú la parola.
Poi era arrivata Melissa - bollente, latina, che nulla aveva del candore di Candice. Talmente diversa da lei che Mike le si era gettato addosso senza pensarci, e aveva sostituito la pelle diafana di Candice con la sua, del colore del té nero, i suoi capelli rossi con voluminose onde d'ebano, il suo cuore amaro con quello aperto e impetuoso di Melissa.
E aveva finito per perdersi, prima tra le sue gambe, poi nei suoi occhi dorati.
E aveva paura di essere ferito di nuovo, perché non sapeva se per Melissa quello fosse ancora solo sesso. Non sapeva se anche per lei fosse cambiato qualcosa.
Però stava convincendo uno dei suoi migliori amici a vincere quello stesso terrore: che ipocrita sarebbe stato, se non avesse fatto lo stesso.
Sentiva che il dubbio lo stava logorando. Se Melissa non provava nulla per lui, era meglio saperlo subito e chiudere il loro rapporto, perché il non averla completamente stava diventando un parassita che pian piano risaliva dalla pelle al cuore, strappandone un pezzo ogni giorno.
-Allora?- Chiese Stan, gli occhi azzurri che lo scrutavano incuriositi.-Lo farai?-
-Solo se lo fai anche tu.- Ribatté Mike, una sfida aperta nello sguardo, perché sapeva quanto l'altro detestasse le provocazioni.
Infatti la presa dell'ebreo sulla sua spalla aumentò.-Puoi scommetterci che lo faccio.-

White Lies - ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora