Una canzone leggera riecheggiò nella stanza, sbuffai guardando la sveglia: Lunedì, 05:58.
Spalancai gli occhi totalmente incredulo. Li sfarfallai prima di mettermi seduto e pigiare il tasto verde del telefono che, pochi istanti prima, si trovava sul como'.
Non controllai nemmeno chi fosse, dissi solo: <<Pronto?>>
La risposta non arrivò, si sentì, però, un continuo respiro che alle mie orecchie sembrava troppo irregolare. Portai l'iPhone davanti agli occhi leggendo 'Loueh' in grassetto.
<<Lou?>>, dissi allora. Dall'altro capo della linea continuava ad esserci silenzio. <<Louis?!>> Chiesi, questa volta, con tono preoccupato.
Nella mia mente si stavano creando troppi pensieri: alcuni improponibili e altri invece abbastanza credibili.
Era lui? Perché non parlava? Era in pericolo? Aveva bisogno di aiuto? Perché non stava dormendo? E perché non rispondeva?
Un pianto. Il pianto di Louis era quello che sentii. Riconobbi i suoi lamenti, li avevo sentiti ormai troppe volte.
<<Lou, perché piangi? Cosa succede?>> Uscii dal letto sciogliendo il codino. <<Lou, cazzo! Parla.>>
Lo sentii sospirare poi, finalmente parlò, con la voce bloccata dai singhiozzi: <<Non voglio svegliare Lo-. Ho bisogno di-, ti prego vieni q-.>> Poi smise di parlare ma quelle mezze parole mi bastarono.
Corsi in bagno infilandomi i jeans stropicciati del giorno prima e, appoggiata al lavandino, una maglia azzurra leggermente bagnata dall'acqua.
<<Sto arrivando, Lou.>>
Stavo correndo senza sosta verso casa Tomlinson. Era appena iniziato novembre e io stavo correndo con una maglia in parte bagnata e a maniche corte in pieno autunno. C'erano al massimo 10°C e stavo morendo di freddo. I capelli mi coprivano la visuale a causa del vento che soffiava nella mia stessa direzione.
La casa, che sembrava essere colorata di marrone scuro, era sempre la stessa solo che ai miei occhi apparve cupa, perché sapevo che all'interno uno dei Tomlinson stava soffrendo.
La porta era socchiusa così mi precipitai all'interno. Davanti vi trovai le scale, la cucina era alla mia destra ed era totalmente bianca, mentre il salotto era alla mia sinistra. Non notai nessun rumore quindi salii le scale nere trovandomi davanti un corridoio.
Spalancai la prima porta che si scoprì essere il bagno, vuoto, nessun rumore, nessuna persona, nessun Louis.
Mi tirai una ciocca di capelli in preda alla frustrazione stringendo il telefono tra la mano destra continuando ad aprire porte. Se quel telefono fosse stato una persona, ella sarebbe già morta da un pezzo.
Alla terza porta, finalmente, vi trovai un armadio beige. Girai lo sguardo e quello che vidi mi fece rivoltare lo stomaco. Misi una mano sulla bocca, rimanendo impalato a guardare Louis, steso sul letto in preda ai singhiozzi totalmente nudo.
Il mio piccolo era stato violato di nuovo.
<<Lou...>> Sussurrai trovando il coraggio, dopo pochi minuti, di avvicinarmi al corpo stremato del liscio.
Aveva il volto coperto dal cuscino ma sentivo lo stesso i suoi singhiozzi strozzati, il suo corpo era pieno di graffi e aveva un leggero taglio sul fianco, da cui sgorgava sangue, troppo sangue. Abbassai lo sguardo notando i suoi genitali totalmente rossi e con il segno dei denti su di essi.
Mi sedetti sul bordo del letto cercando di levare il cuscino dal viso di Louis. Con un po' di forza e fatica riuscii a toglierlo, gettandolo dall'altra parte della stanza.
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How did him reduce you? || Larry Stylinson
FanfictionHarry Styles e Louis Tomlinson vivono in un paesino in Inghilterra, entrambi si incontrano in una notte di ottobre. Quel giorno, Harry era particolarmente triste e cercava conforto guardando il blu del mare che gli ricordava davvero tanto sua sorel...