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È passato un po' di tempo dall'inizio della scuola, già sono stanca: vorrei prendere quel diploma stesso oggi e andarmene.

Credo che quando finirà tutto, farò una festa enorme.

La porta dell'aula improvvisamente si spalanca, entra Luca in compagnia di Clarissa e tutti li fissano come se fossero Justin Bieber e Selena Gomez.

-D'Orso, Ferrara, vi sembra questo l'orario di presentarvi in classe? Le lezioni iniziano alle otto, devo ricordarvelo tutte le sante volte?- sbotta l'insegnante.

I due ridacchiando e prendono posto, appena il moretto si siede accanto a me, sento l'odore forte di erba.

Non capisco perché, ma vederlo insieme a quell'oca mi ha infastidito e non poco. Anzi.

-Che c'è, non si saluta, piccola?- borbotta avvicinandosi col suo volto al mio.

Decido di non dargli retta e di copiare quell'esercizio di matematica fatto alla lavagna.

-Lo so che fai finta di evitarmi, ma in fondo muori dalla voglia di parlarmi- sussurra sottovoce, così gli rivolgo uno sguardo.
-Hai finito? Che sei entrato a fare? Stavi bene là dove stavi!- ringhio irritata.
-Diana, non provocare- ribatte appoggiando una mano sulla mia coscia, che inizia a stringere lievemente.

Avverto immediatamente un vuoto nello stomaco e spalanco di poco la bocca, improvvisamente fa un caldo bestiale come se stessimo in pieno agosto.

Lo fulmino con lo sguardo e cerco di allontanarlo, ma con scarsi risultati.

-La smetti?- domando acida.
-E se volessi continuare? Quale sarebbe il problema?- continua a stuzzicarmi con un sorrisetto stampato sul volto.
-Quale sarebbe il problema?- chiedo cercando di tenergli testa con lo sguardo.
-Il problema, Luca, è che tu con le ragazze ci giochi come se fossero delle Barbie, ma non hai capito che con me non attacca, quindi è inutile che mi stai attorno, che mi giri intorno come una zanzara, perché io non cedo nelle tue trappole. Ormai è un po' che stai in classe con me, che mi conosci, credo tu te ne sia accorto di come sono fatta, no?- mi ribello, lui mi stringe un'altra volta lievemente la coscia e si morde il labbro sporgendosi verso di me.
-È proprio questo tuo lato che mi fa impazzire- borbotta con voce roca al mio orecchio.

Sento gli ormoni ballare la salsa, mi sento accaldata e lo stomaco sembra intorcigliarsi, il cuore fa capriole e saltelli, la mente si annebbia e d'improvviso tutto il resto scompare.

-Spostati!- esclamo spintonandolo un po'.

Se la ride di gusto, molla la presa e il forte calore diminuisce un po'.

∆∆∆

Alzo la mano e chiedo alla professoressa di poter andare in bagno, ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe.

Sguscio fuori dall'aula, nei corridoi si sta più freschi.

Faccio per entrare nel bagno delle ragazze, ma delle voci mi distraggono: provengono dietro questa porta.

A parlare è Luca.

Spalanco un po' di più la porta e noto che lui, insieme ad un altro ragazzo, sta scrivendo delle frasi sul muro.

Vuole essere sospeso?

-Ma che stai combinando?- chiedo entrando nella stanza.
-E tu chi sei? Una sbirra sotto copertura?- mi domanda ironicamente l'amico.
-Sì e adesso vi arresto- ribatto, provocando una risata del moretto.
-Luca, se ti beccano sono guai- gli ricordo, non so perché, mi è venuto spontaneo.
-La preside è una vecchiaccia- si intromette il compagno, continuando a scarabocchiare sul muro.

D'un tratto Luca afferra il barattolo di vernice nera e mi tira una mancia di pittura addosso, proprio sul seno.

-Ma che cazzo fai?- urlo imbestialita.
-Fratè, devo scappare che se no quella stronza di inglese mi mette tre. Sto fuori da troppo- epsone quello che non conosco, dà una pacca sulla spalla al mio compagno di classe e poi sguscia fuori.

Luca continua tranquillamente a scarabocchiare la parete, lo detesto perché mi ha macchiata.

-Sei completamente fuori di testa, adesso come la tolgo questa roba dalla maglietta?- mi ribello gesticolando, lui se la ride di gusto.
-Toglitela, no?- mi domanda sorridendo, per poi guardarmi dalla testa ai piedi e mordersi il labbro.

Stavo per rispondere, ma la voce della vicepreside mi ha interrotta.

-Cosa diavolo state combinando?- sbraita la donna indignata, fulminandoci con lo sguardo da serpe velenosa.
-D'Orso, ancora tu?- aggiunge.
-Basta, ne combini sempre una delle tue. Fila dalla preside, vedrà lei come punirti per queste oscenità sulle pareti del nostro istituto- alza il tono la vecchia esaurita, sbattendo il tacco a spillo contro il pavimento.

Luca mi guarda e posa il pennello nel barattolo.

-Quindi anche lei deve venire con me per la punizione, anche Diana ha collaborato- mi accusa il ragazzo divertito, così spalanco subito la bocca e scuoto la testa, ma non faccio in tempo a ribattere dato che la vicepreside ci urla contro di filare dalla preside.

Sono sporca di vernice, quindi non crederanno mai alla mia versione.

Mannaggia a me che non mi sono fatta i fatti miei.

DAMN//CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora