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Sbuffo sfogliando il libro di storia, sono circa due ore che sto seduta a questa benedetta scrivania senza apprendere nulla.

È che fisicamente sono qui, ma mentalmente da un'altra parte.

Decido di chiudere il libro, mi sto solo innervosendo, tanto anche se provo ad applicarmi, non combino nulla di buono.

Mi alzo dalla sedia e proprio mentre stavo per sdraiarmi comoda sul letto, qualcuno busso alla porta della mia camera.

-Mamma, entra!- esclamo irritata.

Volevo solo starmene un po' per fatti miei a cazzeggiare su Instagram e TikTok, ma a quanto pare non è possibile.

La porta si apre e quasi mi prende un colpo non appena vedo Luca e non mia madre.

-Che cosa ci fai tu qui?- sbotto alzandomi dal mio letto.

Gli vado incontro e lo fisso arrabbiata. Chi gli ha dato il permesso di presentarsi a casa mia come se niente fosse?

-Ti ricordo che hai il mio giubbino e lo rivoglio indietro- sorride sghembo, quasi quasi gli tirerei le orecchie.

Vado verso la mia sedia, afferro ciò che è di sua proprietà e glielo porgo.

-Tieni, ciao- dico fredda e nel mentre le nostre mani si toccano.

Ovviamente non possono mancare scariche elettriche, miste a brividi.

Faccio per chiudere la porta, ma lui mi ferma.

-Ancora che ti ostini a fare l'acida?- mi domanda.
-Amica?- aggiunge con tono provocatorio, così afferro la maniglia e la stringo.
-Hai finito, D'Orso? Sei solo un pagliaccio- sbotto acida, mentre lui se la ride divertito.
-E tu sei una bambina- ribatte immediatamente.

Non si perde un colpo, incredibile.

-Puoi andartene?- gli dico, ma sembra essere ancora più testardo di sempre.
-Non si facciano gli ospiti- espone infilandosi il suo giubbino di pelle nera, poi lo annusa.
-Hai un buon profumo, comunque- borbotta e il mio cuore fa un balzo.

Abbasso gli occhi e mi schiarisco la gola, mi ha fatto effetto questa frase. Molto.

Anche lui ha un buon profumo, mi piace tanto, ma non lo saprà mai.

Faccio per ribattere, ma la voce di mia madre interrompe la mia sparata acida che stavo per lanciare contro a questo essere irritante.

-Diana, scendi. La pizza è pronta, si raffredda- urla la donna dal piano di sotto.

Butto gli occhi al cielo, sguscio fuori, chiudo la porta e seguita da Luca mi reco al piano di sotto.

Il profumo di pizza invade le mie narici facendomi brontolare lo stomaco, ho tanta fame.

-Diana, se fa piacere al tuo amico può anche rimanere a cena, non mi faccio problemi- mi sorride mia madre, faccio per ribattere, ma il ragazzo mi precede.
-Accetto volentieri, grazie signora- sorride sghembo Luca, così lo guardo male, mentre lui continua a far finta di niente.

Ma davvero? Andiamo bene stasera.

-Vieni, accomodati. Spero ti piaccia la pizza- dice cordialmente mia madre, con un sorriso stampato a trentadue denti sul volto.

Siamo anche seduti vicini, ovviamente l'ha fatto apposta.

-A chi non piace?- chiedo un po' fredda.

Subito dopo Luca mi appoggia una mano sulla coscia e mi sento morire dentro.

Deglutisco a forza mentre mia madre sforna le pizze, vorrei spostargli la mano, ma è come se fossi bloccata.

-Ti chiami Luca, giusto?- domanda la donna al ragazzo di fianco a me.
-Sì, signora. Luca D'Orso- precisa il moretto, che non si decide a togliere la mano dal mio corpo.

Appoggio una mano sulla sua per scostarlo, ma mi tiene ferma e fa incrociare le nostre dita; sento il cuore battere velocissimo, non ho mai avuto questa frequenza cardiaca, mi sembra stia per scoppiarmi il cuore nella cassa toracica.

Sto per avere forse un infarto?

-Come si comporta Diana a scuola?- gli domanda la donna posando le squisitezze al centro del tavolo.

Papà ancora non torna da lavoro e menomale, mi sarei sentita il triplo a disagio.

Il moretto mi rivolge uno sguardo, per poi rispondere.

-Un po' testarda, ma alla fine si riesce a tenere a bada. È un cane che abbaia, ma non morde- dice, mia madre si abbassa per recuperare la forchetta che le è appena caduta, così afferro la mano di Luca e gli do un morso.

Digrigna i denti per il dolore e mi stringe forte la coscia, così mi mordo il labbro per il dolore.

-Finiscila- dico sottovoce, mentre la donna prende un'altra forchetta dal mobile.
-Hai iniziato tu- ribatte il moretto.

Prevedo una serata infinita.

-Prendi, Luca- dice mia madre porgendogli un pezzo di Margherita nel piatto.

Ne afferro uno anche io e inizio a mangiare senza dire nulla, è abbastanza imbarazzante come situazione.

-Hai una ragazza?- gli domanda, così quasi mi strozzo.
-Non ancora, signora- risponde Luca mostrando indifferenza, mentre continua a mangiare.
-Mi sa che mia figlia non lo troverà mai un ragazzo, ha un carattere un po' particolare- dice mia madre.

Grazie genitrice, ora sì che ho più autostima.

Luca si limita a sorriderle, poi mi rivolge uno sguardo che mi fa letteralmente impazzire, ma lo evito e riprendo a mangiare la mia porzione.

Il moretto poco dopo mi appoggia la mano sul ginocchio, tutto questo contatto fisico mi sta facendo annebbiare la testa stasera, ma non posso permettergli ancora di sfiorarmi. Non può e non deve farlo.

D'un tratto mi stringe di nuovo la coscia e mi sento sciogliere come un ghiacciolo lascialo al sole in pieno agosto, ma all'esterno mostro solo tanta indifferenza.

Gli appoggio nuovamente la mia mano sulla sua e lui ripone la sua sulla mia, per poi accarezzarla.

Mi schiarisco la gola, mollo la presa e mi reco in bagno dopo averlo annunciato: devo ritornare lucida, non va bene ciò che mi provoca il moretto. Devo darmi una buona risvegliata.

Gli errori verranno corretti.

DAMN//CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora