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Né Luca, né Ciro sono entrati in aula; la scenata di prima mi ha spezzato il cuore.

Io vorrei soltanto un po' di tranquillità, non mi pare di star chiedendo il mondo o la luna.

Sbuffo continuando a scarabocchiare disegni a caso sul banco, quando all'improvviso la voce della professoressa riecheggia in maniera assolutamente fastidiosa nelle mie orecchie.

-Ferri, la vuoi smettere di fare pasticci su quel diavolo di banco? Ti sembra una cosa di tua proprietà? A casa tua sporchi i muri e il tavolo? Non credo- si ribella la donna, così la guardo indifferente, per poi sbuffare.
-E non fare la schizzinosa, non ci metto niente per sbatterti dalla preside- aggiunge, così stringo la matita tra le mani: sto quasi per spezzarla.
-Quando lei sta storta non mi pare che noi le diciamo qualcosa, tipo quando se la prende con l'intera classe solo perché non le vanno bene i fatti privati. Devo continuare?- sbotto acida.

La donna dai capelli corti e rossastri, mi fulmina con i suoi occhi verdi, credo vorrebbe strazzarmi i capelli da testa.

-Porta rispetto, ragazzina! Sono una docente, come osi parlarmi così, eh? Maleducata- dice.
-Come pretende rispetto lei, deve portare anche lei rispetto alla classe. Non significa niente che siamo molto più giovani di lei, il rispetto e l'educazione non hanno età, quindi si metta con la testa apposto, gentilmente, che fa la strega cattiva dal primo anno. Grazie- sbotto sorridendo falsamente.

La donna si alza dalla sedia e sbatte le mani sulla cattedra.

-Fuori!- esclama la professoressa.

Rita mi guarda preoccupata, le faccio un cenno con la testa e si morde il labbro.

-Cosa c'è, non posso nemmeno più dire la mia? Le ricordo, cara strega cattiva, che siamo un Paese democratico e ognuno ha il diritto di esprimere il proprio parere riguardo qualcosa, no?- sbotto con tono freddo e con calma apparente.
-Sei solamente una scostumata, vai dalla preside, forza. Stai mancando di rispetto a me e alla scuola!- urla la donna infuriata.
-Ho disegnato due scarabocchi sul banco, si pulisce. Non è un guaio. Stamattina sta nervosa e vuole sfogarsi su di me, no? Mi sembra giusto!- esclamo andando verso la porta.

Non tollero più niente e nessuno stamattina.

-Ma sì, prendiamocela tutti quanti con Diana. Sì dai, che fa? Tanto lei è solo una bambina che non capisce niente, è soltanto un incapace, povera illusa... No?- scoppio incrociando le braccia al petto, mi sento molto nervosa.
-Se ti comporti così con tutti professori, mi sa che ti giochi la maturità- continua a provocarmi.
-E adesso fila dalla preside, sei insopportabile- aggiunge, così nervosamente sguscio fuori dall'aula e mi reco furiosa come un uragano dalla preside.

∆∆∆

È successo un caos enorme e indovinate un po'? Una sospensione di una settimana. Quella maledetta professoressa di inglese non mi ha mai digerita più di tanto.

-Diana, mi puoi spiegare come hai preso una sospensione? Hai iniziato a fartela con cattive persone? Ti droghi? In effetti ultimamente sei strana...- espone mia madre guardandomi.
-Mi puoi lasciare da sola?- le chiedo quasi come una supplica sedendomi sul letto.
-Diana, quest'anno hai la maturità, non fare stronzate. Hai superato tanti fossi in questi anni di scuola superiore, questo è l'ultimo step e dopo sei libera, non ti farò più pressioni per quanto riguarda lo studio, ma per favore, non rovinare tutto- mi dice, così sbuffo.
-Sono stanca, te ne vai?- sbotto con calma apparente.

Mi sento come un vulcano che sta per esplodere.

-Posso sapere cosa ti succede ultimamente?- insiste, per poi sedersi sul bordo del letto e appoggiare le sue mani sulle mie.
-Ti sei fidanzata con Luca e ti sta facendo soffrire?- aggiunge e quasi mi strozzo con la mia stessa saliva.
-Mamma, per piacere. Non mi va di parlarne, voglio soltanto essere lasciata in pace e riposare. Diglielo tu a papà il fatto della sospensione, non mi va di parlare con nessuno- le spiego, così mi guarda preoccupata, poi si alza dal letto e si reca verso la porta.

La apre e si mette sulla soglia, mantenendo la maniglia.

-Ora non vuoi parlarmi e lo accetto, anch'io non amo esporre i miei problemi, specialmente quando sono nervosa, l'importante è che mi assicuri che riesci a gestire tutto. Se non riesci in qualcosa, lo sai che io sono qui- mi dice, così annuisco e accedo ad Instagram.

Mia madre dopo avermi rivolto un ultimo sguardo, si reca fuori e chiude la porta. Stranamente. La lascia quasi sempre aperta.

∆∆∆

-Dai, ti prego. Sarà una festa bellissima, te lo giuro. Vieni con me- mi supplica ancora una volta Rita, è già tutta preparata, sembra una Barbie.
-No, non mi va. Sono stanca- le dico, così lei mette il broncio.
-Ma cosa ti importa di quella vecchiaccia della professoressa e di Ciro e Luca, sei giovane, devi divertirti!- esclama raggiante.

Sinceramente non capisco come faccia sempre ad essere così solare.

-Ma non mi va, non me la sento. Vacci tu- ribadisco per l'ennesima volta.
-Okay, allora se non vieni con me, dico a Luca che muori per lui- mi minaccia additandomi.
-Non ti permettere, Rita!- esclamo impanicata.
-Anche perché poi non è vero- aggiungo titubante.
-Perfetto, adesso ti scelgo il vestito- afferma alzandosi dal letto e aprendo le ante dell'armadio.
-Assolutamente questo- ordina posando l'abito sul letto per farmelo vedere.

Questo vestito l'ho messo soltanto una volta ad un diciottesimo, è molto carino, ma forse un po' scollato. È nero, molto semplice, ma elegante.

-Su, forza! Fila a farti la doccia, intanto prendo i trucchi e la piastra, così ti do una ripulita. Andiamo a fare conquiste- dice mettendosi all'opera.

Mi sbatto la mano sulla fronte, mi afferra per i fianchi e mi butta letteralmente fuori dalla mia camera da letto: sì, è una pazza.

Gli errori verranno corretti.

DAMN//CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora