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Sento un rumore di auto davanti casa mia, mi catapulto alla finestra in salone e vedo che Ciro è appena rientrato.

Guardo l'ora, sono le sedici passate. Dove sarà stato in tutto questo tempo?

Appena scende dalla macchina, noto che ha del sangue in faccia e cammina nervoso. Ma che gli è successo?

Infilo il cellulare nella tasca dei miei jeans e corro subito fuori, spero non si sia cacciato in qualche guaio come già stava per succedere in passato.

-Ciro!- esclamo andandogli incontro.

Lui si volta e mi fissa con uno sguardo perso.

-Che c'è?- mi domanda tirando su col naso.
-Cos'hai combinato? Cos'è tutto quel sangue?- faccio per avvicinarmi a lui, ma mi scansa.
-È stato quello nuovo- dice con sdegno, deglutisce quasi a fatica per la rabbia e stringe le mani in due pugni stretti.

Le nocche gli diventano bianche e quasi respira a fatica.

-Luca?- gli domando sbalordita, non me l'aspettavo.
-Sì, lui. Stavo al bar poco fa, è arrivato insieme ad altri ragazzi, non so chi siano, non li ho mai visti a Salerno- mi spiega vagando con lo sguardo un po' ovunque.
-Stavo al bancone a bere una granita, mi è venuto vicino e ha iniziato a dire cose sarcastiche su di te, ha iniziato a stuzzicare. Per farla breve, ha rotto le palle, non c'ho visto più dal nervosismo e gli ho tirato un pugno. Lui ha iniziato a riempirmi di pugni insieme ai suoi amici, poi il barista è intervenuto e ci ha divisi- aggiunge, così mi irrito alzando un sopracciglio e sospiro prestamente.
-Voglio solo riposare adesso, ciao Diana- sgattaiola verso casa sua, così mi volto e torno verso casa mia.

Ma si può sapere quel ragazzo che cos'ha in quella diamine di testa? Sbuffo e rientro dentro, oggi sembra non finire più.

∆∆∆

-Qui fanno il gelato più buono di Salerno- afferma Rita, una mia amica molto speciale, gustandosi il suo pistacchio e cioccolato.
-Già- sorrido forzata fissando il mio cono.
-Guarda che se non lo mangi, si scioglierà- mi fa notare, annuisco e riprendo a mangiarlo.
-Ma cosa è successo? Ti vedo strana oggi- aggiunge, così la guardo negli occhi e sospiro.
-Niente, problemi con Ciro, ma non mi va di parlarne- confesso, così lei mi sorride dolcemente.

Rita ha davvero un bel sorriso, ma è proprio lei che è bella: è alta, ha i capelli biondi e ricci, gli occhi azzurri ed ha un carattere davvero da ammirare, non come me che sto quasi sempre nervosa.

-Tranquilla, posso capire- borbotta, alzo lo sguardo e vedo entrare Luca in compagnia di Clarissa nel bar.

Rimango fredda nel vederli ridere insieme e avvicinarsi al bancone, subito dopo scatto in piedi e porgo il cono alla mia amica, che afferra a volo senza capire.

Mi avvicino ai due e l'oca mi guarda subito male, noto la maglia di Luca sporca di rossetto, ma evito tutto ciò e incrocio le braccia al petto.

-D'Orso!- esclamo imbronciata.

Il ragazzo si volta e appena mi nota, sorride divertito.

-Sono impegnato, torna domani- fa per girarsi di nuovo, ma lo afferro per il polso e lo guardo male.
-Tu mi hai rotto le palle oggi, fatti una vita e non dare più fastidio a Ciro- sbraito incazzata, lui alza un sopracciglio e molla la presa.
-Uh, è venuta a piangere da te la femminuccia? Mi fa quasi pena- scuote la testa, poi sorride.
-Scommetto che è subito corso da te con le lacrime agli occhi a dirti: "Luca mi ha picchiato, gne gne!"- esclama e vorrei tanto picchiare io lui in questo momento.
-No. L'ho visto io e gli sono andata a chiedere cosa avesse fatto- gli spiego, ma sembra non importarsene per niente.
-Dai, amore. Ordiniamo- dice l'oca accarezzando il collo del ragazzo.

Lui si morde il labbro, l'afferra per i fianchi e si slancia sulla sua bocca. Iniziano a limonare in maniera focosa, il ragazzo inizia anche a palpare il fondoschiena della ragazza, così stringo le mani in due pugni e me ne vado tornando da Rita, che mi sono resa conto che ha assistito a tutta al scena.

-Ma chi è quello, Diana?- mi domanda incuriosita.

Riprendo il mio gelato e torno a mangiarlo.

-Uno stronzo- rispondo col boccone.

Deglutisco, dopo aver finito i nostri gelati afferro Rita per il braccio e dopo aver pagato le nostre ordinazioni, la trascino via: già è troppo che ci stia in classe con quell'individuo, vederlo anche in giro non mi sta bene.

DAMN//CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora